“Il tempo è una delle poche cose che possono definire la qualità di un oggetto”, ebbe a dire Richard Sapper, progettista tra altre innumerevole icone di alcuni orologi entrati nella storia del design. Orologi senza tempo, dunque: un’espressione curiosa che ci rimanda alla capacità di questi dispositivi di comunicarci puntualmente l’orario, e allo stesso tempo di fermare la successione del tempo in virtù della familiarità, del vincolo affettivo instaurato con noi e con la collettività a cui apparteniamo, che ne sospende l’obsolescenza a cui essi stessi sembrano condannati.
Gli assoluti: 20 orologi da tavolo o da parete
Compagni meticolosi del quotidiano, gli orologi da tavolo e da parete raccontano l’evoluzione del nostro tempo, sintetizzando traguardi e astuzie tecniche, in bilico tra rigore ed eccentricità.
Ottone, smalto e vetro. Dimensioni 8.9 x 30.5 cm
Cassa in acciaio verniciato a polvere, cristallo minerale temperato. Diametro 40 cm.
Alluminio, vetro. Dimensioni 16x 21x29 cm.
Ottone, nickel. Dimensioni 10,5 x 6,3 cm.
Orologio da parete in ABS, bianco e rosso. Diametro 36 cm.
Poliestere, ABS, PVC.
ABS. Diametro 7cm, altezza 9 cm
Plastica, acrilico. Dimensioni 18×10×8 cm.
Dimensioni 6,5x6,5x3,5 cm.
Dimensioni 10.5x5.5 x5.5 cm.
ABS. Diametro 25 cm.
ABS, perspex, vetro. Dimensioni 29x11x14 cm.
Alluminio bianco. Diametro 40 cm.
ABS, Dimensioni 30x30x4 cm.
Alluminio, vetro, plexiglass. Diamentro 30 cm.
Cartoncino, legno di tiglio, lancette d'acciaio, vetro. Dimensioni 50x70 cm
Alluminio spazzolato.
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- Giulia Zappa
- 09 marzo 2020
L’evoluzione degli orologi da scrivania e da parete ben esemplifica l’affrancamento dalle piccole botteghe artigiane specializzate, che dei segreti relativi alla meccanizzazione del tempo erano state guardiane per secoli, e del processo di standardizzazione che una filiera produttiva di tipo industriale ha inevitabilmente portato con sé. Molte innovazioni tecniche – dall’invenzione dei rulli a palette, all’introduzione della batteria e al conseguente adeguamento della scocca, all’avvento della plastica e all’uso esteso dell’ABS - hanno segnato un percorso giocato a doppio filo sul desiderio di offrire un prodotto di massa, perfettamente intelligibile e usabile, e allo stesso tempo di arricchire questi oggetti con note decorative spensierate, quasi in contrasto con la compressione che il tempo – fuggente, per definizione – gioca spesso sul nostro quotidiano.
Oltre il puro impatto decorativo, oltre la rappresentazione arbitraria dei minuti e delle ore, il design ha dato spesso spazio a riletture molteplici della dimensione temporale, incoraggiando la riflessione sul passaggio del tempo come fattore individuale o superando il mero utilizzo di numeri e lancette a favore di esiti formali aperti e molteplici. Aprendo le porte a forme di visualizzazione raffinate, o usando l’ironia per sfuggire alla meticolosità che per antonomasia definisce questa tipologia d’oggetto, gli orologi da tavola e da parete offrono oggi una ragion d’essere alternativa al tempo dettato da computer e smartphone, fungendo come ultimi bastioni alla penetrazione ancora più pervasiva di un tempo dettato da server remoti.
Tra i progetti più popolari prodotti da AEG sotto la direzione artistica di Behrens c’è questo orologio da parete, caratterizzato da un motore sincrono alimentato da corrente alternata, coniuga standardizzazione delle componenti e una pulizia della forma finalmente depurata da tutte le correnti manieristiche ispirate al passato.
Progettato nel 1944 da Hans Hilfiker in collaborazione con la Moser-Baer, azienda produttrice di orologi industriali, questo orologio fu diffusamente impiegato nelle stazioni ferroviarie della Svizzera, trasformandosi in un’icona nazionale. Nel 1952 Hilfiker aggiunse una terza lancetta, quella dei secondi, la cui forma e colore ricordano la paletta del capostazione. L’orologio si distingue anche per il fatto di compiere una breve pausa quando la lancetta raggiunge la cima del minuto: le due lancette sono alimentate da due motori diversi, ma per ripartire la lancetta dei minuti ha bisogno di ricevere il segnale dal motore centrale che regola le ore, perdendo all’incirca un secondo e mezzo. L’orologio è stato adattato anche alla versione domestica a parete.
Guidato dal presupposto che l’ora non si legge, ma piuttosto si percepisce intuitivamente facendo riferimento alla posizione delle lancette sul quadrante, George Nelson avvia nel 1947 un’imponente attività di progettazione di orologi da parete che si tramutano in elementi decorativi eterogenei per forma e materiali impiegati, sebbene tutti accumunati dall’assenza di cifre. Nei 35 anni che seguiranno, Nelson progetterà oltre cento modelli di cui una selezione sarà progressivamente rieditata da Vitra dopo il 1999.
Inizialmente progettato nel 1956 per il municipio di Rødovre, City Hall è stato ridisegnato come orologio da parete e prodotto da Rosendahl a partire dal 2009. Il vetro concavo che protegge il quadrante restituisce l’impressione di mantenersi in bilico, mentre l’estetica asciutta che indica il passaggio del tempo si affida ad una successione di linee e circonferenze.
Nato come pretesto per riutilizzare alcuni componenti per siluri militari risalenti alla Seconda Guerra mondiale, Static nasconde l’ingombro di meccanismo e batteria in un corpo cilindrico metallico che, poggiato su una superficie, ritrova sempre il suo punto di equilibrio grazie ad un taglio nella sua base semisferica. Il carattere tipografico impiegato per la numerazione si ispira invece ad un vecchio orologio di un aereo bombardiere scovato in un mercatino. Per Static, Sapper si aggiudicò il primo dei suoi dieci Compassi d’Oro.
Redesign del classico orologio da parete, Firenze si caratterizza per l’adozione della numerazione romana, una scelta che, pur volendo favorire la facilità di lettura, si trasforma anche in elemento decorativo. Le tecniche produttive sono studiate per mantenere un basso costo di produzione: se l’ABS permette di effettuare la serigrafia in un solo passaggio, la leggerezza delle lancette in plastica permette di utilizzare un movimento al quarzo di normale produzione, mentre l’assenza di schermo per il quadrante snellisce il numero di componenti. L’orologio prende il nome dalla città che ospitò la presentazione del primo prototipo, presentato alla mostra “La casa abitata” a Palazzo Strozzi.
Evoluzione del precedente Cifra 5, l’orologio da tavolo Cifra 3 progettato da Gino Valle introduce il sistema a rulli di palette orizzontali che, brevettato nel 1966 da Remigio Solari, diventerà il fiore all’occhiello della storica azienda friulana Solari. Dalla forma cilindrica, la scocca include i rulli e un motore alimentato a batteria, il quale funge da sostegno per l’intero orologio. L’utilizzo delle palette introdurrà nell’ambiente domestico una specifica componente sonora, inedita fino a quel momento, che trasformerà il Cifra 3 in un rarefatto metronomo del quotidiano.
Composto da tre componenti orientabili e girevoli, che gli permettono di snodarsi assumendo forme diverse, Cronotime è il primo orologio italiano a transistor. Prodotto inizialmente come gadget per la Fiat, ha conosciuto un grande successo commerciale con Ritz-Italora, per poi essere acquisito dal catalogo Alessi.
L’orologio Phase 1 segna l’avvio di una storica collaborazione che impegnerà Dieter Rams e Dietrich Lubs in qualità di art director e product designer per Braun. Nell’arco di vent’anni, i due progetteranno quasi altrettanti orologi da tavolo, da parete e da polso, tutti caratterizzati da un design sobrio, essenziale e intelligibile, che contribuiranno a rendere la Braun l’incarnazione del design modernista. Primo esito di questa collaborazione, Phase 1 si distingue per l’impiego di rulli di palette, che verranno ben presto abbandonati nei modelli successivi. Una versione prevede l’uso di una scocca trasparente, che lascia a vista meccanismi e batteria.
Icona del quotidiano, l’orologio da viaggio AB1 può essere considerato una delle espressioni più alte del lavoro svolto da Rams e Lubs alla Braun. Esempio di good design per la sintesi tra utilità, coerenza formale e rifiuto di qualsiasi vezzo accessorio – “meno design possibile” come ha ripetuto Rams lungo il corso della sua attività professionale - AB1 fa parte dei prodotti del marchio tedesco che più si sono distinti per diffusione e longevità. La sua ultima produzione risale al 2009.
Secondo orologio digitale nato dalla collaborazione di Rams e Lubs alla Braun dopo il Phase 3, DN40 è il primo a utilizzare il display a fluorescenza. La scocca, più smussata e morbida rispetto ai prodotti precedenti, mantiene una grandissima pulizia di linee, e la dimensione contenuta la rende compatibile ad essere usata anche in viaggio. L’allarme della sveglia si spegne afferrando l’orologio ed inclinandolo.
Membri fondatori di Memphis, coppia nella vita, Du Pasquier e Sowden sperimentano l’applicazione dei loro pattern vivaci e ipergrafici per una serie di orologi prodotti dal marchio Neos. Oltre al quadrante, anche la cornice dell’orologio si apre al loro estro decorativo, aprendosi a finiture e persino forme inaspettate, a cavallo tra presenza totemica e fughe felici in un mondo immaginario.
Rivisitazione tipologica dell’orologio da muro, Wayle si libera di tutti i componenti superflui per focalizzarsi sugli unici elementi imprescindibili per la determinazione dell’ora esatta: le due lancette. Sinuosamente levigate, queste si muovono come compassi nello spazio aprendo il varco a fantasie mutevoli, che per alcuni prendono le vesti delle gambe di una donna, per altri di ali di rondine.
Ispirandosi ai vecchi orologi meccanici, Font Clock fa dell’accostamento imprevisto tra caratteri tipografici il suo punto di originalità. Dodici font – tra cui riedizioni di classiche famiglie quali Bodoni, Franklin Gothic e Helvetica – si succedono in maniera casuale, dando luogo a combinazioni sempre diverse, mentre la componente meccanica e i rulli di palette rimandano ad un universo necessariamente rétro.
Guidato dal presupposto che gli oggetti ci aiutino a comunicare, oltre che a compiere azioni, il designer spagnolo Marti Guizé progetta per Alessi un orologio su cui è possibile scrivere con un pennarello. La superficie del quadrante fa spazio a parole e frasi da annotare e cancellare, raccontando le storie del nostro quotidiano e le evoluzioni della nostra vita.
Minimalista e al tempo stesso audace, l’orologio Tempo di Naoto Fukasawa riduce all’essenziale i segni sul quadrante per poi inspessire la tacca che segna la successione dei minuti, regalando l’effetto ironico di un’opera di pop art.
Eclipse si trasforma con lo scorrere del tempo, creando un effetto ottico sul quadrante che si confonde in un pattern di linee in movimento, mentre le lancette bianche rimangono sempre ben visibili, delineando una sequenza di punti bianchi che si allontanano per poi ritrovarsi.
L’orologio a parete Drawing n.14 vuole inserire un livello di complessità nella rappresentazione del tempo, testimoniando così la sua natura multipla e inintelligibile. Orologio di dodici orologi, mostra l’ora esatta esclusivamente con le due lancette collocate sopra le ore 6. Le altre undici lancette si muovono secondo un tempo proprio, scardinato dal presente, mettendo in scena un walzer cinetico che ci rimanda all’inevitabile impossibilità di controllo di questo vortice temporale. La cornice in legno sottende, nelle intenzioni del designer, un dispositivo che vuole sottolineare l’incomprensione dell’eternità.
Lo studio giapponese Nendo ha progettato un orologio cubico bilanciato su un vertice le cui lancette non sono una componente aggiuntiva montata sul corpo dell’orologio, quanto due scaglie del cubo sezionate da uno dei suoi angoli. Le lancette si soprappongono 22 volte nell’arco di una giornata, ma solo a mezzogiorno e a mezzanotte si reintegrano al vertice, ricreando la forma di un cubo. The Cubic Clock è stato prodotto per celebrare il quarantesimo anniversario del marchio di orologi The Hour Glass.
Il designer olandese Maarten Baas è tra quelli che più hanno giocato la carta dell’ironia per rompere la rappresentazione convenzionale del tempo, trasformandolo in una vera e propria performance. Nella serie Real Time, alcuni filmati di 12 ore inquadrano un grande orologio dove il susseguirsi dei minuti non è indicato dallo scorrere di una lancetta, ma dallo spostamento di oggetti veri o icone disegnate. Nel video Schiphol Clock, girato per l’occasione all’aeroporto internazionale di Amsterdam, è un operatore in carne ed ossa a disegnare il passaggio del tempo, mentre in Sweeper’s Clock, due uomini spostano per dodici ore del materiale di scarto con una scopa, mimando l’andamento delle lancette di un orologio.