“Il tempo è una delle poche cose che possono definire la qualità di un oggetto”, ebbe a dire Richard Sapper, progettista tra altre innumerevole icone di alcuni orologi entrati nella storia del design. Orologi senza tempo, dunque: un’espressione curiosa che ci rimanda alla capacità di questi dispositivi di comunicarci puntualmente l’orario, e allo stesso tempo di fermare la successione del tempo in virtù della familiarità, del vincolo affettivo instaurato con noi e con la collettività a cui apparteniamo, che ne sospende l’obsolescenza a cui essi stessi sembrano condannati.
L’evoluzione degli orologi da scrivania e da parete ben esemplifica l’affrancamento dalle piccole botteghe artigiane specializzate, che dei segreti relativi alla meccanizzazione del tempo erano state guardiane per secoli, e del processo di standardizzazione che una filiera produttiva di tipo industriale ha inevitabilmente portato con sé. Molte innovazioni tecniche – dall’invenzione dei rulli a palette, all’introduzione della batteria e al conseguente adeguamento della scocca, all’avvento della plastica e all’uso esteso dell’ABS - hanno segnato un percorso giocato a doppio filo sul desiderio di offrire un prodotto di massa, perfettamente intelligibile e usabile, e allo stesso tempo di arricchire questi oggetti con note decorative spensierate, quasi in contrasto con la compressione che il tempo – fuggente, per definizione – gioca spesso sul nostro quotidiano.
Oltre il puro impatto decorativo, oltre la rappresentazione arbitraria dei minuti e delle ore, il design ha dato spesso spazio a riletture molteplici della dimensione temporale, incoraggiando la riflessione sul passaggio del tempo come fattore individuale o superando il mero utilizzo di numeri e lancette a favore di esiti formali aperti e molteplici. Aprendo le porte a forme di visualizzazione raffinate, o usando l’ironia per sfuggire alla meticolosità che per antonomasia definisce questa tipologia d’oggetto, gli orologi da tavola e da parete offrono oggi una ragion d’essere alternativa al tempo dettato da computer e smartphone, fungendo come ultimi bastioni alla penetrazione ancora più pervasiva di un tempo dettato da server remoti.