Difficile credere che all’origine delle attuali sfilate ci fossero dei banali manichini. Il significativo passaggio che ci ha condotto alle attuali runways si deve all’intuito dell’inglese Frederick Worth, primo stilista della storia e fidatissimo coutier di imperatrici e principesse, che a metà ‘800 iniziò ad adattare le proprie creazioni sul corpo di modelle viventi. Queste prime ‘fashion parade’ divennero presto famose a Parigi, Londra e New York. Dobbiamo pensare a eventi molto esclusivi, in cui gli abiti venivano presentati agli acquirenti in anteprima. I fotografi erano assolutamente banditi dalla sfilata: si aveva la necessità di tutelare le idee degli stilisti.
Dopo la Seconda guerra mondiale il mondo della moda si aprì ad un pubblico più ampio, che includeva invitati di rilievo e giornalisti. Con l’esplosione delle metropoli, nacquero poi le fashion week: New York prese l’iniziativa negli anni ‘40, seguita da Milano nel 1958, Parigi nel 1973 e Londra nel 1988, dando così forma alle “Big Four”. Da allora le sfilate sono state lo specchio dei tempi, riflettendo le mutevoli dinamiche sociali, culturali e tecnologiche in corso.
Negli anni ‘60 a Parigi sfilò Donyale Luna, la prima modella nera della storia; lo stesso decennio fu segnato dall’audace Yves Saint Laurent, che, con una collezione ispirata alle proteste studentesche e alla moda di strada, rese la passerella una platea di dibattito socio-politico. Quarant’anni dopo Versace elevò le sfilate a spettacoli d’intrattenimento puro, facendo sfilare nel ‘91 le top model Evangelista, Campbell e Crawford sulle note di “Freedom” di George Michael. La sfilata “Highland Rape” di McQueen del ‘95, oltre a suscitare polemiche, solidificò la moda come espressione artistica e commento sociale.
A partire dagli anni 2000 le sfilate diventano momenti di spettacolo sempre più coinvolgenti, ricchi di significato e riferimenti, storici, artistici, culturali.
Molto rappresentativo è il pensiero del compianto Alexander McQueen: “Ogni sfilata è una narrazione, un racconto epico che si svela passo dopo passo sulle passerelle” e proprio con l’obiettivo di evidenziare questo “racconto epico”, il legame con l’architettura e i progettisti del Novecento, come quelli del terzo millennio, si è fatto via via più stretto, rendendosi ad oggi un elemento fondamentale al completamento del messaggio che una collezione vuole lasciare.
Questa guida vuole condurvi esattamente qui, nei luoghi dove la visione dei grandi fashion designer ha incontrato quella dei grandi architetti, dove la forma ha accolto nuova forma e l’ha rivestita di significato, seppur racchiusa in pochi centimetri di stoffa.
1. Salk Institute, Jolla, California
Icona dell’architettura moderna Il Salk Institute for Biological Studies si trova a La Jolla, in California. Progettato dall’architetto Louis Kahn nel 1965 su commissionato del Dr. Jonas Salk, l’inventore del vaccino contro la poliomielite per la nascita di un luogo di ricerca.
Il complesso è costituito da due blocchi simmetrici di laboratori, separati da una spettacolare piazza aperta. Questa piazza, un rettangolo di travertino, guida lo sguardo di chi l’attraversa direttamente verso l’oceano Pacifico, creando un legame visivo tra l’artificiale e il naturale. Kahn era noto per il suo uso magistrale della luce, e il Salk Institute non fa eccezione. Le aperture, i lucernari e le ombre create dalle strutture in calcestruzzo sono tutti elementi che giocano con la luce naturale in modi sorprendenti e sempre mutevoli. Nonostante l’apparente minimalismo, l’istituto è ricco di dettagli, dai canali d’acqua che attraversano la piazza ai raffinati lavori in legno teak.
Nel maggio 2023, il direttore creativo Louis Vuitton Nicolas Ghesquière sceglie di svelare la Collezione Cruise proprio in questa location. È il primo evento del suo genere ospitato all’Istituto Salk: le modelle sono ovunque, nei corridoi e sui terrazzi. Attraversano lo spazio, tagliandolo. Il cortile in travertino dell’edificio viene trasformato per l’occasione in una passerella temporanea, dando vita ad un’atmosfera trascendentale e metafisica. “L’Istituto Salk è stato per me un luogo di meraviglia nel corso degli anni e l’incredibile architettura brutalista di Louis Kahn, inserita in questo straordinario contesto dell’Oceano Pacifico e del tramonto californiano, mi offre un’ispirazione senza fine. Celebra anche l’intelligenza, la conoscenza e la fede nel potere della scienza” ha dichiarato successivamente Ghesquière.
2. Palais Bulles, Théoule-sur-Mer, Francia
Il Palais Bulles a Théoule-sur-Mer è un esempio di architettura organica, realizzato secondo la visione dell’architetto ungherese Antti Lovag negli anni ‘70 e acquistato successivamente da Pierre Cardin, primo sarto della Maison Christian Dior.
Sorge in un tratto della costa dell’Esterel di rara bellezza, sulla collina di Théoule-sur-Mer: la sua identità si definisce grazie a questo e ai moduli sferici, “bolle” interconnesse da corridoi che ispirano anche il suo nome, e che caratterizzano anche gli spazi esterni della residenza. Grazie alle sue forme organiche e fluidità, questa sembra quasi emergere dalla terra stessa, affacciandosi sul Mediterraneo sottostante. Gli interni, a causa delle pareti curve e delle cupole, sfuggono alla tradizionale segmentazione degli spazi. Gli ambienti sono aperti e fluidi, con poche pareti interne e grandi aperture che offrono viste spettacolari sul mare. Le grandi aperture permettono un flusso di luce naturale, mentre le superfici curve influenzano l’acustica e la distribuzione della luce.
La sua rilevanza nel panorama architettonico ha reso il Palais Bulles una sede prediletta per eventi legati al mondo della moda e del design. Resta infatti memorabile la sfilata di Dior “Resort 2016”, voluta da Raf Simons, che per la collezione si era ispirato ai colori e al fascino dei paesaggi del sud della Francia. “Per molti versi, questa visione architettonica si discosta da qualunque altra” spiega Raf Simons. “È più umana che razionale, rappresenta l’individualità e la leggerezza. È un luogo che mi affascina da molti anni e sono davvero onorato di potervi presentare questa collezione” raccontò ai tempi.
3. Palazzo della Civiltà Italiana, Roma, Italia
Il Palazzo della Civiltà Italiana, ubicato nel quartiere dell’Eur a Roma, rappresenta un caposaldo dell’architettura razionalista italiana. Progettato dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano, l’edificio manifesta le qualità cardine del razionalismo: geometria rigorosa, funzionalità e un rifiuto dell’ornamentazione superflua che l’ha reso una location di fascino per grandi pellicole del cinema italiano e internazionale, come 8½ di Fellini.
Il contesto storico del “Colosseo Quadrato” è indissolubilmente legato al periodo fascista e alla visione urbanistica di Mussolini per il quartiere dell’Eur. Sebbene l’edificio fosse inteso come una celebrazione della civiltà italiana in vista di una fiera mondiale che non avvenne mai, oggi si erge come testimonianza della ricerca architettonica di quel periodo, offrendo spunti di riflessione sull’interazione tra architettura, politica e società. La struttura cubica dell’edificio si eleva per sei livelli, caratterizzati da una serie di 54 archi per lato che creano un interessante ritmo visivo: pur essendo regolare, non risulta monotono grazie alla profondità e l’ombreggiatura di ciascun elemento.
La scelta del travertino come materiale predominante non solo allaccia l’edificio alle tradizionali romana, ma conferisce anche una qualità tattile e cromatica che varia in base alle condizioni di luce. Gli spazi interni, concepiti per essere versatili, riflettono l’approccio funzionalista dell’epoca. Le ampie sale espositive e gli ambienti aperti sono stati progettati con flessibilità d’uso in mente, permettendo al palazzo di adattarsi a diverse funzioni nel corso degli anni.
Dal 2015 Headquarter di Fendi, nel 2021 il Brand presenta proprio qui la Collezione Uomo Primavera Estate 2022, pensata da Silvia Venturini Fendi. “Il particolare punto di vista di ognuno di noi in questo periodo ha modificato la nostra percezione del mondo: la mia è molto legata a ciò che vedo dagli archi e dal tetto del nostro Palazzo. Da qui, è come osservare Roma a volo d’uccello. I colori e la prospettiva cambiano continuamente. La palette delicata di cui si tinge il cielo romano durante il giorno è così bello: volevo che fosse un punto centrale di questa collezione”.
4. TWA Flight Center, JFK Airport, New York
Simbolo di un’architettura modernista che alla fine degli anni ‘50 si libera dalle catene del razionalismo, con influenze dell’espressionismo organico, il TWA Flight Center, situato presso l’Aeroporto JFK di New York viene progettato da Eero Saarinen e completato nel 1962.
È l’epoca del progresso, dei Jet che sfrecciano nel cielo, e l’edificio che nasce per celebrare tutto questo, emula nella forma un imponente uccello in volo. Caratterizzato da un’audace serie di volte in cemento armato, il TWA Flight Center presenta forme fluenti che suggeriscono movimento e dinamicità. Questi gusci sottili, evocativi delle geometrie paraboloidali, si sollevano dal suolo, rimuovendo la necessità di colonne interne e garantendo spazi interni diafani.
Saarinen sceglie una palette di materiali che riflettono l’avanguardia strutturale e la precisione del periodo: cemento bianco, acciaio e vasti pannelli di vetro. Il vetro, in particolare, permette una permeabilità visiva, collegando gli spazi interni con il paesaggio aeroportuale esterno. Oggi, sebbene la sua funzione operativa come terminal aeroportuale sia cessata, il suo contributo al discorso architettonico rimane rilevante, offrendo una profonda riflessione sulla sintesi tra forma e funzione nel contesto aeroportuale del XX secolo.
Nel 2019, Louis Vuitton presenta proprio qui la sua ultima collezione Cruise. All’interno, tra le linee ondulate della struttura, un fitto verde di piante ed elementi floreali suscitano una nostalgia di viaggio, e lo spirito dei voli transatlantici si manifesta nella recente collezione femminile di Louis Vuitton. Al rombo potente di motori d’aereo in fase di decollo, segue nelle casse dello show “Liberi Fatali” di Nobuo Uematsu, brano originariamente creato per il videogioco ‘Final Fantasy VIII’. Le modelle, con dettagliati tratti di make-up e acconciature che oscillano tra morbide onde e ricci stile Blade Runner, mettono in risalto l’abbigliamento: giacche di seta dai colori brillanti arricchite dallo skyline di New York.
5. Palais d’Iéna, Parigi, Francia
Progettato da Auguste Perret, il Palais d’Iéna a Parigi è una chiara espressione del modernismo architettonico del XX secolo, avvalendosi delle potenzialità del cemento armato, suo materiale prediletto, per creare spazi interni ariosi e luminosi.
L’uso del cemento è infatti evidente in tutto l’edificio. L’architetto lo ha celebrato esponendolo come elemento primario, tanto da diventare un linguaggio estetico in sé. La trama regolare delle casseforme in legno, utilizzate per gettare il cemento, è stata deliberatamente lasciata visibile, conferendo una texture distintiva alle superfici. Sebbene il razionalismo spesso eviti eccessive ornamentazioni, Perret nel Palais d’Iéna, ha curato la dettagliatistica con molta precisione ricorrendo a modanature e bassorilievi, che arricchiscono l’edificio e attenuano l’austerità del cemento armato.
L’opera di Perret, pur marcando una chiara rottura con le preesistenze circostanti, stabilisce un dialogo sottile con il tessuto urbano parigino. L’integrazione paesaggistica, attraverso l’utilizzo di spazi verdi e piazze, mitiga la sua presenza monumentale, inserendolo con equilibrio nel panorama architettonico della città.
Nel 2015, all’interno dell’imponente edificio del Consiglio francese dell’economia e del lavoro, Miuccia Prada ha introdotto la collezione Croisière di Miu Miu. L’atmosfera rigida e un po’ austera del palazzo degli anni ‘30 è stata così temporaneamente rivoluzionata: impalcature metalliche sostenevano una passerella elevata, mentre al di sotto si formavano accoglienti salottini rivestiti in moquette bianca.
6. Dongdaemun Design Plaza (Ddp), Seoul, Corea del Sud
Il Dongdaemun Design Plaza (Ddp) a Seoul, progettato da Zaha Hadid e portato a compimento nel 2014, è divenuto rapidamente un simbolo della metropoli coreana e del suo sguardo rivolto al futuro. La morfologia del Ddp si distingue per la sua geometria organica, una caratteristica distintiva dell’opera di Hadid.
Abbandonando la rigida griglia ortogonale, il complesso si sviluppa attraverso forme sinuose e interconnesse, creando un continuo architettonico, privo di interruzioni. La scelta dei materiali gioca un ruolo fondamentale nella definizione dell’identità del complesso. La superficie esterna in alluminio, con i suoi moduli riflettenti, dona al Ddp un aspetto allo stesso tempo etereo e tangibile. Questa estetica futurista è accentuata di notte, quando il Ddp viene illuminato da una serie di luci Led, creando un paesaggio luminoso dinamico.
Qui nel 2022, durante La Seoul Fashion Week 30 stilisti coreani hanno presentato le loro collezioni primavera-estate 2023. Tra questi, il designer Demi Choonmoo Park con la collezione disegnata per il proprio brand, che ha evidenziato un’estetica coreana ispirata all’abito tradizionale ‘hanbok’.
7. Pirelli HangarBicocca, Milano, Italia
Il Pirelli HangarBicocca, situato a Milano, è uno spazio dedicato all’arte contemporanea, nato dalla riconversione di un complesso industriale. Caratterizzato da un’essenza cruda e autentica, il luogo conserva le tracce del suo passato industriale, offrendo così un contrasto affascinante tra le strutture esistenti e le opere d’arte contemporanea che ospita. Con una superficie totale di circa 9.500 metri quadrati, il Pirelli HangarBicocca è uno degli spazi espositivi più grandi d’Europa. L’architettura è dominata da tre ambienti principali: le Navate, la Shed e il Cubo.
Le “Navate”, un tempo utilizzate per la produzione di treni, conservano le enormi dimensioni e l’architettura industriale, con soffitti alti circa 30 metri, pilastri in cemento armato e grandi capriate in ferro. La Shed è una struttura lineare e flessibile, con un tetto a shed che consente l’ingresso di luce zenitale, tipica delle fabbriche di un tempo. Infine, il “Cubo” rappresenta un volume più raccolto e definito, un contrasto rispetto alle ampie dimensioni delle altre due strutture.
Qui, precisamente nella cornice eterea creata da “I Sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer, installazione permanente collocata nello spazio delle Navate, Tod’s – sotto la direzione creativa di Walter Chiapponi – ha presentato la sua collezione Primavera Estate 2023, resa ancor più trascendente dalla presenza delle due supermodelle Carla Bruni e Naomi Campbell. Un gioco tra austerità e capi intonsi, liquidi, che rimane indelebile.
8. Hospital de Sant Pau, Barcellona, Spagna
Dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 1997, L’Hospital de Sant Pau di Barcellona è uno degli esempi più eclatanti del Modernismo Catalano. Progettato dall’architetto Lluís Domènech i Montaner e costruito tra il 1902 e il 1930, il complesso è stato per molto tempo un centro medico funzionante, e oggi serve come sede di incontri culturali e didattici.
Il complesso nasce seguendo il concetto di città-giardino, fornito di strade, padiglioni, chiesa e convento. Una rete di tunnel sotterranei collega i vari padiglioni ed edifici, una soluzione funzionale volta a ottimizzare il trasferimento dei pazienti. Queste caratteristiche, unite alla disposizione degli edifici attorno a giardini curati, riflette una visione olistica del benessere del paziente, ponendo l’individuo al centro del progetto.
Il design evidenzia un’accurata scelta di materiali e tecniche, combinando elementi gotici e rinascimentali integrati in una visione modernista. La ceramica policroma riveste esternamente gli edifici, creando giochi di luce e ombra, mentre gli interni sono impreziositi da vitrali, piastrelle decorative e dettagli in ferro battuto, esempi della maestria artigianale dell’epoca.
Nel 2022, in occasione de La Barcelona Fashion Week il complesso ha visto la partecipazione di 23 stilisti e marchi, tra cui nomi emblematici come Custo Barcelona, Escorpion, Guillermina Baeza, Lebor Gabala, Lola Casademunt, Menchen Tomas, Simorra, Txell Mirras e il marchio bohémien di Barcellona Yolancris.
9. Palais De Tokyo, Parigi, Francia
Situato nel cuore del 16° arrondissement di Parigi, il Palais de Tokyo è un punto di riferimento dell’architettura modernista francese degli anni ‘30. Progettato dagli architetti Jean-Claude Dondel, André Aubert, Paul Viard e Marcel Dastugue, e inaugurato nel 1937 in occasione dell’Esposizione Internazionale, il palazzo si affaccia sul fiume Senna, a poca distanza dalla Torre Eiffel. Alla fine degli anni ‘90, gli architetti Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal proposero un progetto museale che rispettava l’essenza “grezza” dell’edificio e conservava la sua struttura originaria.
Da quando nel 2002 è stato riaperto come centro dedicato all’arte contemporanea, diventando rapidamente uno dei luoghi più avanguardisti per l’arte contemporanea in Europa. Architettonicamente, il Palais de Tokyo vanta infatti circa 22.000 metri quadrati.
Gli ampi spazi interni sono caratterizzati da soffitti alti e pareti lisce; da un approccio minimalista e funzionale che offre una versatilità ineguagliabile nella configurazione delle sale espositive. Grandi aperture e terrazze permettono una continuità tra gli ambienti interni e esterni, divenendo forse il suo maggior punto di forza di un palazzo concepito non solo come un luogo di esposizione, ma anche come uno spazio di sperimentazione e interazione con la capitale francese.
Nel Giugno 2023, lo stilista americano Rick Owens ha presentato la sua collezione primavera-estate 2024 nel Piazzale del Palais de Tokyo con una sfilata spettacolare, nel senso letterale del termine. I modelli, apparsi in lontananza da un fumo bianco sulle note di musica industriale, hanno attraversato, marciando, il piazzale girando intorno alla fontana centrale. Piccole scatole misteriose erano poste su impalcature piantate sulla fontana. A segnare la conclusione una nuvola di fuochi d’artificio colorati di blu, bianco, rosa o rosso, planata in maniera spettacolare sugli ospiti seduti poco distanti.