Anche quest’anno Zaha Hadid Architects (ZHA) porta a Milano una nuova installazione in occasione del Fuorisalone. Dopo la partecipazione all’edizione 2024 con “Poesis Materiae” in Piazza Mercanti, che indagava i nuovi usi della ceramica, Zha torna a lavorare su un altro specifico materiale: il marmo. Anche l’installazione “Aevum” – che in latino vuol dire “eternità” – non celebra il marmo nel suo utilizzo tradizionale: è un’occasione per riflettere sul futuro di un materiale storico, in particolare sulla sua lavorazione, grazie all’integrazione della stampa 3D e all’impiego degli scarti per le applicazioni nell’architettura su larga scala.

“Aevum” è un esperimento che si sviluppa nell’ambito della ricerca continua dello studio sui nuovi linguaggi dell’architettura, a partire dalla tecnica. Grazie alla collaborazione con gli ingegneri di Eckersley O'Callaghan, infatti, l’opera esplora i limiti della lavorazione del marmo e delle sue potenzialità nella costruzione.

L’installazione è composta da tre archi che variano in altezza, da 4 a 7 metri, ed è progettata per instaurare un dialogo visivo e spaziale con il Cortile d’Onore dell’Università degli studi di Milano, dove si inserisce, con una dimensione di 6x6 metri e un podio in acciaio illuminato da Griven, che enfatizza la matericità dei volumi e la precisione geometrica delle forme. L’arco più basso è scolpito nel marmo Bianco Merano Gold, estratto dalle Alpi, mentre gli altri due archi sono realizzati tramite stampa 3D con una miscela di cemento innovativa, sviluppata in collaborazione con Sika e Vertico. L’uso di questa tecnologia, che include polvere di marmo di scarto, vuole essere un ulteriore passo verso un’architettura più sostenibile, capace di reimmaginare l’uso del marmo in modo originale e più responsabile.