Bjarke Ingels: “La vita moderna è sorretta dal metallo”

Nell'editoriale di aprile, il guest editor di Domus, ripercorre la storia di un materiale che è proprio dappertutto, dal Centre Pompidou a Star Trek.

Tutti i sistemi che costituiscono il nostro mondo sono di metallo. La nostra infrastruttura energetica e industriale, le linee elettriche, gli impianti produttivi, i magazzini e i data center sono leggeri involucri di metallo che racchiudono schiere di macchine metalliche. La catena logistica mondiale si muove su flotte, treni e autocarri d’acciaio.

Gli aerei e i veicoli spaziali sono forgiati e rifiniti in alluminio verniciato a polvere, tranne lo Starship con il suo tipico profilo d’acciaio inossidabile. Gli iconici pannelli bianchi e la ceramica nera dello Space Shuttle hanno ispirato le visioni di Star Trek e Guerre stellari di un futuro dagli infiniti ambienti interni rivestiti da pannelli metallici bianchi verniciati a polvere. 

La vita moderna è sorretta da un retroscena fatto di metallo. Questo numero di aprile lo porta alla ribalta.

Bjarke Ingels

Copertina Domus 1100, aprile 2025

I metalli vengono in genere forniti con colori e finiture, verniciature e leghe incredibili: grezzi, sabbiati, spazzolati, vibrati, galvanizzati, inossidabili, ossidati, cromati, zincati o laminati a caldo, patinati, fusi, estrusi. Per questioni relative a resistenza al fuoco e all’impermeabilità, però, la loro presenza tende a essere ridotta allo strato superficiale.

Storicamente, i metalli si sono affermati nella cultura tettonica sotto forma di gioielli, armi e, infine, come utensili e tecnologia. Gli antichi acquedotti romani erano foderati di piombo, cosa che fece pensare che l’avvelenamento da piombo possa essere stata la causa principale del declino e della caduta dell’Impero romano.

In architettura, i metalli erano utilizzati per decorare le guglie e per le finiture dei tetti: si pensi ai tetti di zinco a Parigi o alle guglie di rame a Copenaghen. L’industrializzazione ha ampliato la disponibilità e l’affidabilità della ghisa mentre la lavorazione dell’acciaio – su impulso del motore a vapore, delle rotaie d’acciaio e dei ponti – portò a ingigantire le proporzioni delle strutture d’acciaio fino alla scala edilizia e oltre. Una delle più significative opere architettoniche di riferimento è una struttura d’acciaio progettata nel 1889 da un ingegnere ferroviario: Gustave Eiffel.

Quattro anni dopo George W.G. Ferris Jr., un ingegnere in competizione con lui, realizzò la ruota panoramica Ferris Wheel, in occasione dell’esposizione mondiale di Chicago del 1893. L’esposizione venne soprannominata White City, “la città bianca”, perché gli architetti si preoccupavano ancora di scegliere arbitrariamente decorazioni e finiture nonostante, sotto il biancore del gesso, l’ossatura degli edifici iniziasse a trasformarsi in scheletri e condutture d’acciaio, con cavi e tubi di rame. 

Tour Eiffel, Parigi, Francia. Foto agaliza da Flickr

Se Corbu fu l’avvocato dell’ascesa del calcestruzzo da grezzo a bello, Mies van der Rohe fu la mente dietro l’apoteosi dell’acciaio. Figlio di uno scalpellino, nelle sue opere ridusse la pietra a ornamento, affidando all’acciaio la funzione strutturale e al vetro quella di facciata. In un percorso riduzionista, da Villa Tugendhat (1930) a Farnsworth House (1951), Mies distillò gradualmente l’abitazione fino allo scheletro essenziale: ossa d’acciaio rivestite da un’epidermide di vetro.

Il capolinea tettonico del viaggio è culminato in opere fondamentali come la Crown Hall (1956) e la Neue Nationalgalerie (1968), dove si potrebbe quasi pensare che l’intera intenzione architettonica fosse racchiusa nei disegni dello strutturista dell’acciaio. Lake Shore Drive (1951) è un prototipo di edificio universale, gemello del Seagram Building (1958), che Mies continuò a clonare per tutto il continente nordamericano, tenendo come un idolo sulla scrivania, fino alla sua morte, una trave a doppia T. 

Nella Los Angeles del Dopoguerra, un gruppo di giovani architetti esplorò, con le Case Study Houses (1945-1966), il catalogo industriale dei prodotti per l’edilizia come ingredienti di un nuovo linguaggio vernacolare postbellico. La Eames House (1949) è sostanzialmente un sistema di telai d’acciaio leggeri con facciate e materiali murari personalizzabili. Il catalogo a domicilio da cui scegliere la casa si trasformava nella casa reale. 

In questo numero abbiamo deciso di passare in rassegna la varietà di manifestazioni materiali dei due più comuni cavalli di battaglia dell’edilizia: l’acciaio e l’alluminio.

Bjarke Ingels

Per me, la scoperta dell’acciaio come materiale edilizio iniziò con il Centre Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers (1977), l’idea di un edificio in cui interno ed esterno erano ribaltati. Tutte le funzioni liberate dai vincoli del poché ed esposte all’esterno come decorazione colorata. La sede dei Lloyd’s di Rogers (1978-1986) prosegue su questo percorso, strappando via il rivestimento finale di vernice e svelando l’innegabile bellezza della lega d’acciaio inossidabile.

L’uso da parte di Herzog & de Meuron del rame come materiale di facciata nella serie di Signal Box (1994-1999) o dell’acciaio grezzo di RCR o delle travi a doppia T saldate e del tondino a vista di Enric Miralles, mi aprirono gli occhi sul metallo come materiale ricco potenzialmente patinato e poetico ben oltre la perfezione verniciata a polvere della fantascienza della mia infanzia. 

Centre Pompidou, Parigi, Francia. Foto poludziber da Flickr

In questo numero abbiamo deciso di passare in rassegna la varietà di manifestazioni materiali dei due più comuni cavalli di battaglia dell’edilizia: l’acciaio e l’alluminio. Junya Ishigami studia il ruolo dell’acciaio nella sua ricerca di una leggerezza immateriale pressoché eterea. Gerard Barron di The Metals Company raccoglie noduli polimetallici dagli abissi oceanici per ottenere materiali in grado di trasformare l’energia del mondo, liberi dai fardelli sociali e ambientali della convenzionale estrazione delle risorse. 

Dominique Perrault, il capostipite del tessuto metallico in architettura, ha creato un monumento di 2.300 pagine in sua lode. La Dynafit di Barozzi Veiga è una sede aziendale trasformata in monumento pubblico che nasce dalla giustapposizione di due triangoli di metallo e vetro. SO – IL ha trasformato l’objet trouvé dei regolamenti urbanistici di Brooklyn in un gruppo di torri traslucide avvolte in alluminio anodizzato perforato. TAOA tratta la facciata dell’edificio come un oggetto monolitico sotto un velo di alluminio anodizzato perforato e ondulato. Gustav Düsing e Max Hacke trasformano la versatilità modulare di un prefabbricato in uno spazio generoso e dinamico. 

Lo studio Carmody Groarke riduce il tetto agli elementi fondamentali sovrapponendo lastre d’alluminio, come in una casa di carte, in cima a un’antica townhouse. Atelier Deshaus dissolve l’edificio in un alveare di lastre d’acciaio, mentre KWK Promes trasforma il contenuto in forma con la sua architettura in acciaio tubolare per un’azienda che distribuisce tubi. Trahan Architects studia l’acciaio Corten nella sua forma grezza e muscolare, mentre DaeWha Kang Design trasforma l’architettura in gioiello abitabile d’acciaio inossidabile. Il Tornado sempre d’acciaio inossidabile di MAD Architects è la manifestazione materiale di un sogno generato al computer. Se si intende l’architettura come musica congelata, si può assimilare il suo lavoro all’attenta materializzazione della grafica d’animazione.

Sam Chermayeff riprende il linguaggio vernacolare dei fornelli a gas, dei piani di cottura e degli utensili da cucina, componendoli in arredi distribuiti con naturalezza e dissolvendo la camicia di forza del complesso monolitico della cucina moderna. Muller Van Severen celebra l’eleganza e la leggerezza quotidiana dei tubi d’alluminio, delle barre d’ottone e dell’acciaio laccato nella sua collezione di oggetti d’uso, che oscillano tra minimalismo ed espressionismo, trasformando l’inevitabile verniciatura in squisita sensibilità. Il generico come forma simbolica. 

Nell’arte, Ben Storms studia l’acciaio come sostanza grezza, mentre Sizhu Li analizza gli attributi meccanici delle lastre d’acciaio a spirale. Ahmed Mater svela invece la forza pressoché divina del magnetismo nelle sue ricreazioni materiali dell’incidenza delle idee religiose sull’organizzazione umana. Infine, per l’ossimoro Antony Gormley ci racconta di come fonde rottami di ferro in rigide geometrie per cogliere la sensualità e la vulnerabilità della forma umana.

Tutti questi progettisti si dedicano a studiare i particolari attributi dell’alluminio e dell’acciaio, una volta rivelati alla luce dall’ubiquità sotterranea degli strati di vernice ignifuga e di cartongesso. La vita moderna è sorretta da un retroscena fatto di metallo. Questo numero di aprile lo porta alla ribalta

Immagine di apertura: Interni di CopenHill, il termovalorizzatore sormontato da una pista da sci progettato da Bjarke Ingels Group a Copenaghen nel 2019. La facciata continua della centrale comprende mattoni in alluminio alti 1,2 m e larghi 3,3 m, sovrapposti tra loro. Foto Seren Aagaard

Speciale Guest Editor

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