Quella che arriva da Los Angeles, aggredita da un incendio domato solo in parte, è l’immagine di un luogo che sta divorando la sua storia, i segni che la rappresentano e che hanno tentato in momenti diversi di cambiarla: le architetture. Pacific Palisades, l’epicentro dell’ormai famigerato Palisades Fire, è un luogo che molta di questa storia la contiene, e che ora la vede minacciata ogni giorno. Le Palisades sono la zona più colpita dall’incendio, con una superficie devastata pari a 81 chilometri quadrati. Più dell’isola di Manhattan.
Se si riesce a superare l’insostenibile eco mediatica per le case bruciate di Paris Hilton o di Adam Brody, Los Angeles appare come una città “equalized in inequality”, con persone che hanno visto bruciare case che non possiedono, e altre che invece le possedevano e non le hanno potute assicurare contro un incendio, a causa di un provvidenziale decollo dei premi assicurativi nei mesi precedenti il disastro. Ci sono notizie sulle squadre di pompieri private, assoldabili da singoli proprietari per cifre che vanno dal grande all’astronomico. C'è la patina rosa uniforme del ritardante, nebulizzato su auto, case e alberi. E tutto questo senza volersi addentrare nei deepfake e nelle teorie complottiste.
Le Palisades sono un punto dove la presenza della città lungo il mare comincia a modificarsi: una serie di speroni rocciosi separati da canyons che si buttano nel Pacifico, tra il piatto tessuto ortogonale di Santa Monica e quella stringa monodimensionale di case costiere che è la Malibu Road. Qui, alle mansions spagnoleggianti e déco degli anni ’20 e’30 si sono rapidamente sovrapposte altre storie: quella della diaspora degli intellettuali europei come Thomas Mann, e poi quella delle Case Study Houses.
Lanciato nel 1945 dalla rivista Arts&Architecture, il programma Case Study Houses puntava a sviluppare prototipi di residenza ad alto tasso di innovazione e basso costo di realizzazione, e in 20 anni e 36 progetti, impegnando nomi come Craig Ellwood, Richard Neutra, gli Eames e Pierre Koenig, ha dato un volto moderno al mid-century americano.
In quello che Cal Fire (l’unità incendi Californiana) indica come area ancora in fiamme ricade la CSH 1950 di Raphael Soriano, la prima nel programma ad avere la struttura completamente in acciaio, pur pesantemente modificata negli anni. Nel pieno della zona di evacuazione alle Palisades troviamo invece la House n.9, progettata da Charles Eames ed Eero Saarinen per John Entenza, direttore di Arts&Architecture e del programma, con la sua struttura in acciaio e l’accostamento puro di legno e vetro; subito accanto un’icona come l’abitazione e studio di Charles e Ray Eames presto minacciata dal fuoco e, ad ora, scampata; non sono distanti le case numero 18 e 20, cioè la West House di Rodney Walker e la Bailey House di Richard Neutra, costruite tra 1947 e 1948.
E non è distante quella Thomas Mann House ugualmente risparmiata dal fuoco nelle strutture ma su cui si attendono informazioni riguardo a danni eventuali al patrimonio di documenti contenuti; quella, però, progettata da Julius Ralph Davidson a inizio ’40, è una perla modernista esterna al programma Case Study. Come lo erano altre due perle, tardo-moderne stavolta, la Robert Bridges House, coi suoi sbalzi brutali in cemento a picco sul Sunset Boulevard, e la Keeler House completata a inizio ’90 dal co-fondatore di Sci-Arc Ray Kappe, totalmente distrutta dall’incendio perchè infelicemente dominata dal legno come materiale costruttivo. Come ancora lo sono le due architetture postmoderne che hanno visto coinvolto Charles Moore, la neo-revival spagnolo Burns House del 1974, e la Saint Matthew’s Episcopal Church, per ora scampate.
A nord, invece, lontano dalle Palisades, l’Eaton Fire si è spinto verso l’abitato denso di sobborghi ormai molto urbanizzati, dove altre Case Study Houses erano nate: la n. 20, Bass House, un dialogo tra tetti leggeri a volta e solidi cilindri in muratura completato nel 1958 da Buff, Straub, e Hensman; e la n.15 Alpha, di nuovo di Davidson, a La Canada. Mentre per queste non si ha notizia di danni, si sa che l’incendio ha completamente distrutto le 28 unità realizzate da Gregory Ain con Garrett Eckbo per il programma Park Planned Houses, abitazioni per lavoratori immerse in un parco continuo che avevano fatto la rivoluzione nell’idea di suburb, diventando un simbolo della via americana al Moderno.
Progetti come Case Study e Park Planned erano nati all’indomani di un conflitto mondiale per convertire dal bellico al civile un’industria in pieno decollo, per inventare modelli di abitare democratici percorsi da un nuovo spirito locale e al contempo moderno, emancipato da influenze eurocentriche, riuniendo nomi giovani e futuri protagonisti della storia contemporanea.
Vere visioni per una diversa società urbana del futuro, le troviamo oggi minacciate di cancellazione, da parte dei prodotti di quella stessa città e società: tra le tante conclusioni che possiamo trarre da questi fatti, aggiungiamo anche l’augurio di non dover aggiornare questo articolo e allungarne gli elenchi.
Immagine di apertura: Foto Los Angeles Fire Department da Flickr
Un premio per l'architettura tra luci e volumi: LFA Award
Un concorso fotografico internazionale che invita fotografi di tutto il mondo a catturare l'essenza dell'architettura contemporanea. Ispirato all'opera del celebre fotografo portoghese Luis Ferreira Alves, il concorso cerca immagini che esplorino il dialogo tra uomo e spazio.