Opera prima, precoce e incredibilmente matura, di un ventitreenne neo-laureato cresciuto alla scuola di Giuseppe Terragni e Alberto Sartoris (e scomparso a soli trentuno anni), l’Asilo Infantile Giuseppe Garbagnati progettato da Cesare Cattaneo con Luigi Origoni e realizzato nel 1937 ad Asnago, Cermenate (Como), condivide con il vicino e coevo, ma ben più illustre, Asilo Sant’Elia (firmato da Terragni) lo stesso destino ingrato: nati sotto i migliori auspici architettonici, entrambi gli edifici nel corso del tempo sono stati depauperati della loro funzione originaria e dopo anni di manomissioni, incuria e abbandono sono oggi in attesa di rinascere a nuova vita.
L’asilo per 50 bambini di Asnago (mentre quello di Como era per 200) si inserisce in un lotto trapezoidale ed è caratterizzato dall’aggregazione di volumi nitidi e rigorosi, funzionalmente definiti e distribuiti secondo un impianto a “T” semplice e chiaro: uno spazio comunitario baricentrico che si collega con le aule e con il refettorio e, in posizione decentrata, con l'alloggio delle suore (che gestivano l’istituto) e l’asilo nido. L'impegno nel far coincidere i valori espressivi con quelli funzionali, l’uso entusiastico della luce che filtra dalle ampie vetrate, l’attenzione scrupolosa e pionieristica per il confort ambientale (dalla presenza di elementi fissi e mobili per assicurare la ventilazione, all’alternanza di parti trasparenti e opache per garantire il controllo termico) inquadrano l’opera nella stagione del più limpido razionalismo italiano.

Inutilizzato per diversi anni del dopoguerra, nel 1986 l’edificio cambiò destinazione d’uso, diventando farmacia comunale e sede della Croce Rossa. Nel 2003 venne programmato un intervento di restauro che non ha dato adito però ad un sensibile cambio di rotta. A riaccendere la speranza è l’Associazione Cesare Cattaneo Onlus, presieduta dal figlio dell’architetto, che nel 2012 ha acquisito la proprietà dell’immobile e sta prodigandosi per farlo sopravvivere: se non più come asilo (per via di un altro vicino e recente istituto e di pratiche pedagogiche inapplicabili nel contesto originario), allora come destinazione culturale.
L’avvio dei lavori di ristrutturazione è previsto entro il 2025 e la loro conclusione nel 2026. Nel frattempo, l’edificio messo in sicurezza e già aperto al pubblico in occasione del weekend di Primavera del Fai nelle prossime settimane ospiterà un ciclo di quattro mostre, sulla storia dell’edificio e del suo autore: un’occasione per assaporare un manifesto di cultura architettonica e, per qualcuno, per ritrovare lo spazio vissuto da bambino, quando forse questo piccolo ma brillante edificio appariva ben più grande della sua dimensione reale.


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