Il progetto dello studio Masquespacio nasce con l’obiettivo di creare un ambiente fuori dagli schemi, un po’ pauperisti, del coworking e che sia in sintonia con chi ha un approccio al lavoro non convenzionale e creativo.
Tra gli elementi usati a questo scopo nella sala principale le cornici e le tende che sono invertite per mettere in discussione il modo convenzionale di usarle e far riflettere chi userà questo spazio su come vediamo ciò che normale nella nostra vita. L’uso di specchi e superfici riflettenti non solo amplia la percezione dello spazio ma ammicca al passato con uno sguardo anni ’70. Ma nel presente il visitatore si trova in una macchina del tempo che lo trasporta in uno spazio che cerca di trasmettere un’energia vibrante, gioiosa e non convenzionale.
Allo stesso tempo si avverte un tocco di ironia nello spazio che si collega perfettamente con i diversi mobili e oggetti di illuminazione, le lampade Wink, le sedie Arco e lo sgabello Déjà-Vu.
Infine, i designer spagnoli hanno fatto riferimento a Playtime, il film di Jacques Tati del 1967, in cui il protagonista a un certo punto del film ha un incontro in un ufficio pieno di “cabinettes” che si presentano come un labirinto in cui si perde.
Cabinette a Valencia: se il coworking non è minimalista
Il progetto di Masquespacio per uno spazio di coworking è scintillante, retrofuturistico e incorpora le nuove regole di spaziatura.
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- Simona Bordone
- 30 luglio 2020
- Coworking
- Masquespacio
- Valencia, Spagna
- 2020
Vista della parete bicolore
I tavoli con le separazioni
Vista generale
Le luci al neon sulla parete
La grande vetrata
Gli sgabelli Déjà Vu disegnati per Houtique
I colori della parete proseguono sul soffitto
La saletta privata
La parete a specchio
La sala riunioni al primo piano
Le luci si riflettono sul soffitto a specchio