Un micro-appartamento monumentale, in un palazzo storico di Genova

Trasformando un grande salone già più volte frazionato, il progetto di llabb mette in dialogo le architetture della città antica con un interno dedicato alla luce, ai libri e alla convivialità.

La storia di questo miniappartamento completato dallo studio llabb è in realtà l’incrocio di una molteplicità di storie: quella del centro storico di Genova in trasformazione, quella dei suoi palazzi monumentali talvolta ampiamente rimaneggiati, quella dell’abitare contemporaneo fatto di case sempre più piccole, e quella di una coppia che chiedeva di poter lavorare da casa, ospitare amici e soprattutto poter raccogliere una gran collezione di libri, cataloghi e opere d’arte.

llabb, Tiny Grandeur, Genova, 2024

Lo scenario di partenza invece era quello del grande salone di uno di questi antichi palazzi, già frazionato in precedenza in due alloggi, con quello di cui stiamo raccontando ulteriormente suddiviso da partizioni e da un solaio di servizio che interrompeva lo slancio di tre enormi finestre, aperte sulle cupole di San Giorgio e San Torpete.

L’approccio al nuovo abitare è stato radicale: rimosse tutte le partizioni e il solaio, tranne verso il centro dell’edificio, dove sono stati necessari per garantire la distribuzione di camera da letto e bagno, di un soppalco dedicato agli ospiti, e soprattutto di un breve ma cruciale ingresso. Questo spazio ribassato diventa il trigger del fuoco d’artificio prospettico attorno a cui ruota il progetto, dilatandosi nella grande, a questo punto doppia, altezza della nuova zona living, inondata dalla luce delle tre finestre, adesso recuperate nella loro completezza.

llabb, Tiny Grandeur, Genova, 2024

A completare la strategia arrivano due grandi dispositivi che sono insieme spazio e arredo: una grande parete a tutta altezza che ospita la cucina al livello d’entrata e poi la libreria in quelli superiori – tutto reso accessibile da una scala scorrevole utile anche alla manutenzione delle finestre – e ancora un sistema che sul muro adiacente integra una scala, un piano di seduta che diventa primo gradino, e il soppalco, completato da una curva che riduce gli sbalzi, e all’intradosso definisce lo spazio d’ingresso.

I materiali contribuiscono all’identità ironica e forte di questa casa, dalle piastrelle del bagno messe in vibrazione da un taglio di luce nella parete curva, alle graniglie dei pavimenti – non pregiate, ma conservate per testimoniare la storia del luogo – fino agli stucchi che già sarebbero un’aggiunta novecentesca, ma sono stati integrati e arricchiti con lo scherzo di un “easter egg”, come lo chiamano i progettisti: un nuovo fregio angolare a soffitto, dove tra i ramages la figura umana rappresentata è singolarmente identica ad un omino del Lego.

Tanti luoghi possono essere evocati da un intervento con tanto carattere, ma qui ci piace concentrarci su una di queste evocazioni: se, per il suo Beistegui, Le Corbusier aveva immaginato e realizzato un caminetto su un tappeto d’erba, col solo sfondo di cielo e Tour Eiffel, è giusto poter pensare che la monumentalità perduta di un palazzo genovese possa rinascere al meglio delle sue possibilità in quelli che solo apparentemente sono un “hopeless place”, cioè i 60 metri quadrati multilivelli di un piccolo appartamento.

Team di progetto:
Federico Robbiano, Luca Scardulla, Alberto Righetti, Riccardo Gelmini
Costruzione:
Arkè srl
Fornitori:
Serramenti: Prd Serramenti Snc; Arredo Bagno: Fratelli Villa Srl
Falegnameria:
Matthias Kunkler

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