La casa di famiglia di Alessandro Baricco si trova sulle dolci colline che abbracciano Torino, una villa della fine del ‘700 arrampicata in cima ad alte mura, dove vive con la compagna Gloria Campaner. Lui, torinese classe 1958, scrittore, saggista, sceneggiatore e critico musicale, Fondatore della Scuola Holden, è uno degli autori italiani più noti della narrativa contemporanea anche a livello internazionale.
Lei, nata a Iesolo, classe 1986, è una pianista conosciuta a livello internazionale come tra le più talentuose, con un curriculum di concerti in alcuni tra i teatri più prestigiosi del mondo, tra cui il Parco della Musica di Roma, la Carnegie Hall di New York, la Kioi Hall di Tokyo e l’Arena di Verona.
Insieme vivono in spazi dal sapore d’altri tempi: l’abitazione – che ospita a fianco la famiglia della sorella di Baricco – è un autentico rifugio dallo stress e dalle luci della ribalta, circondata dalla natura lussureggiante di un grande giardino pensile. “La storia di questa casa è intensa”, ci racconta Gloria. “È stata abitata e vissuta da tante persone, per tanto tempo, si sono succedute diverse vicende, e piano piano queste storie si sono sedimentate nell’architettura, nell’arredamento, nello spirito stesso della casa”. Con il passare delle generazioni, in questa zona dal clima mite, chiamata appunto “riviera torinese”, la casa ha avuto usi e significati diversi: è stata una residenza, una casa di vacanze in campagna, perfino un rifugio dai bombardamenti in epoca di guerra. “Ci si andava perché faceva bene alla salute; le due palme e l’ulivo in giardino testimoniano la dolcezza dell’aria in questa zona alle porte della città”, racconta Gloria.
Arrivati, si è accolti da una sensazione di pace e intensità. Si tratta di un luogo particolare, un posto dell’anima e, visitandolo, lo si respira a ogni angolo. Una casa piena di “cose”, una casa piena di storie da raccontare, da ricordare, da immaginare. La narrazione degli oggetti che popolano questo luogo segue la vita e le passioni dei suoi due abitanti.
“La struttura dell’edificio, lo scheletro, è rimasta la stessa dal Settecento a oggi, ma le persone che vi hanno abitato hanno apportato delle modifiche, adattamenti alle diverse esigenze, in certi casi anche seguendo le mode del tempo. Perciò i bagni che erano all’esterno della pianta centrale sono stati inclusi all’interno; in una stanza c’è ancora la moquette, ricordo degli anni ’70 in cui era di gran moda. Anche gli oggetti che sono entrati a far parte della casa raccontano il loro tempo; le porte sono rimaste originali, molto antiche, dall’impatto imponente”, aggiunge Campaner.
Anche Campaner e Baricco hanno apportatto cambiamenti: per esempio, la pianista ha voluto una grande vasca da bagno in ghisa con piedini in stile inglese, dal peso di due quintali, in una delle stanze da letto al secondo piano. Farla arrivare è stata un’operazione complicatissima (e anche comica), perché avendo solo scale a chiocciola e un giardino pensile all’esterno, si è dovuto ricorrere a una piccola gru montacarichi con passaggio dalla terrazza. Un semplice traslocatore non sarebbe riuscito a risolvere il problema e quindi si è ricorsi a un team specializzato di trasportatori di pianoforti. “Ben lontano dall’essere un vezzo”, sorride dolcemente la pianista, “per me l’immersione in acqua è fondamentale, necessaria soprattutto dopo un concerto per riuscire a rilassarmi”.
Qui è dove la coppia ama ricevere gli amici, passare il tempo, studiare e scrivere, vivere a stretto contatto con la natura, previlegio e grande fonte di benessere e di ispirazione. All’interno le stanze si susseguono una dopo l’altra come legate da un filo rosso. La grande cucina ha una lavagna dove la coppia indica i vari appuntamenti, concerti di lei o conferenze di lui – ogni appuntamento un colore del pennarello. C’è una stanza della musica dove Campaner può fare ricerca, esercitarsi al pianoforte; e qui si trovano anche una chitarra e un basso che appartengono al figlio di Alessandro Baricco, Sebastiano, oltre ad altri strumenti musicali straordinari come la pietra di Pinuccio Sciola che Campaner ha imparato a suonare direttamente dal maestro: la pietra se accarezzata in un certo modo inizia a “cantare” scoprendo note inedite. E naturalmente svetta la presenza di un pianoforte a mezza coda Steinway&Sons. Sorprendentemente questo pianoforte appartiene a lui e non a lei; Baricco ama suonarlo tutti i giorni, anche per soli cinque minuti, mentre per Campaner questo gesto significa ben altro, si traduce in studio, approfondimento: “non riesco a suonare per così poco tempo, per me sedermi al pianoforte è come aprire l’ufficio”, sorride. A volte suonano a quattro mani la Fantasia di Schubert in fa minore, una tradizione inaugurata durante i giorni del lockdown.
Mi piace immaginare l’intensità di questo momento: per Gloria Campaner, ça va sans dire, ma anche per Alessandro Baricco la musica è di vitale importanza ed è presente in tutti i suoi romanzi.
La casa è vissuta anche da qualche migliaia di volumi, ce ne sono ovunque, anche nei bagni. “C’è una libreria di soli testi francesi, una di epica, c’è una colonna di libri di poesie poggiati in modo sfalsato, come una scultura”. I libri sono sparsi dappertutto ma certamente c’è un luogo deputato allo studio dello scrittore dove leggere, scrivere o semplicemente passare il tempo. Questa stanza con tanto di mappamondo e divanetto in velluto rosso, è incorniciata da una frase del Giulio Cesare di Shakespeare che ne percorre il perimetro. È la frase che Pompeo disse prima della battaglia che decide della sua vita contro Cesare; dipinta sulla libreria verde bosco, prosegue Gloria, “è una frase molto amata da Sandro. In Asia, davanti alla piana dove combatteranno, Pompeo dice: 'Ah! Se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe. Ma basta solo che il giorno passi e la sua fine è nota'”.
Alessandro Baricco ama queste parole perché riescono “a dare alle cose la loro dimensione, le trova rassicuranti nei momenti di incertezza; proviamo ansia per il fatto di non sapere cosa stia per accadere, come andrà a finire. E invece Shakespeare ci mette di fronte al fatto che alla fine del giorno quel giorno sarà come un sasso su un tavolo, immodificabile. Sarà un giorno. E questa consapevolezza la avremo subito, domani. Ecco, questa frase riesce a ridare una giusta prospettiva delle cose e ha trovato il suo posto, a rassicurare tutti coloro che la leggono”.
In Asia, davanti alla piana dove combatteranno, Pompeo dice: “Ah! Se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe. Ma basta solo che il giorno passi e la sua fine è nota.
Oltre ai libri la casa è popolata anche da mappe, antiche carte geografiche e cartine nautiche che Baricco ha raccolto nel tempo. “Più che di collezionismo si tratta della fascinazione per il modo in cui l’uomo ha visto il mondo e lo ha raccontato, tracciando i confini della sua conoscenza e ciò che era sconosciuto, hic sunt leones”. Ci sono una moltitudine di oggetti di tutte le età, generi, dimensioni, provenienze, tradizioni, che nel loro mescolarsi prendono vita, raccontano, accolgono. Ci colpisce un vecchio stampo per cappelli da uomo in legno, la patina del tempo è irresistibile. Si tratta di un regalo ricevuto dalla madre. “È un vecchio strumento da lavoro, il feltro veniva calcato e lavorato su questa forma; è piuttosto pesante e ingombrante, ma ha carattere, oltre che una sua originale estetica; anch’esso racconta una storia fatta di manualità, creatività, saper fare.” Una raccolta variegata e complessa come i talenti dei due protagonisti: il luogo dove vivono è uno scrigno dove scoprire passioni personali e riconoscere il valore della cultura, della creatività, dell’arte, della storia e dell’umanità.
Immagine in apertura: la biblioteca nella casa di Alessandro Baricco e Gloria Campaner. Foto Daniele Ratti; Torino, Italia