Dopo la prima edizione sperimentale, torna dal 21 al 29 luglio tra le colline umbre “Universoassisi – A Festival in Secret Places”, con una portata molto più ampia e numerose novità. Chi arriverà nella città umbra potrà seguire un programma ricco di eventi che si svolgeranno in tutto il territorio urbano: dalle conferenze di Bjarke Ingels, Patricia Urquiola, Gianluigi Ricuperati alla musica di Michael Nyman e Ghemon; dagli spettacoli teatrali di Michele Placido e Vinicio Marchioni alla danza della Cie Toula Limnaios. Avrà inoltre l’occasione di visitare la mostra “La partizione del sensibile” negli spazi di Palazzo Monte Frumentario, dove Antonio Ottomanelli dialoga idealmente con le opere di Luigi Ghirri e Gordon Matta-Clark, e l’installazione di Luca Trevisani negli spazi industriali della ex Montedison. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Joseph Grima, partendo dalla sua visione per Assisi, una città in cui ha vissuto per gran parte della sua vita.
Universoassisi, festival itinerante che sgretola i confini disciplinari
Joseph Grima, direttore artistico del festival umbro, racconta gli obiettivi dell’evento: offrire nuova vita a luoghi incredibili di cui gli stessi abitanti si sono dimenticati.
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- Emilia Giorgi
- 23 luglio 2018
- Assisi
Joseph Grima: “Universoassisi” è un progetto fortemente influenzato dalla mia appartenenza alla città, di cui conosco a fondo punti di forza e criticità. Assisi ha un passato agricolo millenario, ma ha visto negli ultimi decenni un’incredibile esplosione economica dovuta al turismo, un’arma a doppio taglio che ha causato il progressivo svuotamento di alcune delle più significative aree storiche. Il fatto è paradigmatico di una condizione italiana che troppo spesso rinuncia alla propria ricchezza culturale, a favore della sua mercificazione. Io credo che il nostro patrimonio artistico sia invece la chiave per una forma d’innovazione che solo l’Italia oggi può offrire al mondo. Seguendo questo pensiero, “Universoassisi” si pone l’obiettivo di offrire nuova vita a dei luoghi incredibili, non pensati specificamente per le arti. Questo è un tema a cui tengo molto perché credo che partire da una tabula rasa favorisca la produzione di contenuti inediti, in piena libertà da aspettative tradizionali. Il festival è l’occasione per rivitalizzare luoghi di cui gli stessi assisani si sono dimenticati, permettendo ai visitatori esterni di scoprire zone ed edifici che non avrebbero mai visto e che sono la grande ricchezza nascosta della città. Io credo che Assisi non possa essere un luogo per il consumo passivo della cultura, in cui si viene solo per vedere Giotto o Lorenzetti. La città e il suo territorio devono tornare a essere vivi per gli abitanti e fonte d’ispirazione per gli artisti.
In che modo Assisi è stata una tua fonte d’ispirazione?
Beh, qui scendiamo sul biografico (ride, ndr). Assisi è la città dove ho trascorso gran parte dei miei primi 18 anni, per una scelta ideologica dei miei genitori che volevano una vita in campagna, a stretto contatto con la terra e i cicli dettati dall’agricoltura. Questa esperienza, che ha avuto picchi di successo e valli di fallimento, mi ha profondamente segnato. Assisi era un luogo dove confluiva un cosmo di individui e comunità, con background culturali e religiosi molto diversi, alla ricerca di una possibilità di esistenza lontana dalla corrente economia di mercato. È stata una destinazione mistica per i più grandi artisti, come Rothko o Sol LeWitt, attratti da una città magnetica come poche altre. Qui ho conosciuto altri mondi possibili, forme inedite di relazione e coabitazione, sistemi economici alternativi che hanno profondamente influenzato la ricerca progettuale di Space Caviar e più in generale il mio percorso curatoriale.
Rispetto ad altri festival, “Universoassisi” ha la peculiarità di mettere in campo architettura, arte, teatro, danza, fotografia e letteratura, in aperto dialogo. Sembra la scelta più naturale per chi, come te, ha sempre coltivato un approccio interdisciplinare e flessibile.
Certo, io credo fermamente nello sgretolamento dei confini disciplinari, anzi lo trovo inevitabile, è l’unico modo in cui so operare. “Universoassisi” non ha una sede istituzionale, ma è un festival itinerante che si disloca attraverso la città e i suoi immediati dintorni. Ciò lo rende una piattaforma ideale di dialogo e scambio tra discipline che normalmente avrebbero scarsa possibilità di interazione. Significa che chi viene ad Assisi per incontrare Bjarke Ingels ha l’occasione di scoprire la ricerca musicale di Kordz e via dicendo.
Questa seconda edizione prevede una residenza d’artista di Ottomanelli con Gian Luca Bianco per promuovere un’indagine sul territorio e offrirne un ritratto inedito, al di là dell’iconografia convenzionale. Quali opportunità offre una residenza?
Questo è un tema cruciale perché spesso, soprattutto nel caso di un festival, il rischio delle committenze è che un autore venga iniettato come un alieno in una realtà che ha tempo di conoscere in maniera sfuggente, per produrre un’opera in tempi molto accelerati. La residenza che stiamo sperimentando permette di creare relazioni più profonde con il luogo, per superare il concetto di entertainment dell’arte e generare invece nuovo pensiero, a partire dalla realtà di Assisi. Anzi vorremmo che in futuro si estenda nel tempo, anche al di là del Festival.
Il sindaco Stefania Proietti ha affermato che “Universo Assisi” è il primo passo verso una grande operazione di recupero del patrimonio archeologico industriale. In questo momento, sono numerose le manifestazioni culturali che puntano sulla valorizzazione di luoghi sconosciuti o dimenticati, penso a Manifesta 12 naturalmente, ma anche al tuo progetto Alcova per l’ultima Milano Design Week. Che peso può avere un festival in queste operazioni
Mi poni una questione importante ma complessa… Il nostro lavoro può avere ogni sorta di effetto, gentrificazione compresa, ovviamente. Parte della nostra responsabilità prevede un impegno nel tempo per far sì che una manifestazione culturale non diventi un mero veicolo per la speculazione edilizia. Penso alla ex Montedison, una struttura incredibile associata a Pier Luigi Nervi, dove Trevisani presenta un grande progetto di visual art. Abbandonata da decenni, è totalmente scissa dalla città e io credo che debba tornare a vivere con uno spazio dedicato alle arti contemporanee in maniera permanente, per restituirla alla comunità. Il sindaco ha preso un impegno in questo senso e credo che questa possa essere una straordinaria risorsa per il futuro di Assisi.
- Universoassisi 2018
- 21 – 29 luglio 2018
- Joseph Grima