Questo articolo è apparso originariamente su Domus 1061, ottobre 2021.
Tadao Ando: “Frontiere dell’arte e dello spazio”
Nell’editoriale di ottobre, il guest editor Tadao Ando riflette sul ruolo dei movimenti rivoluzionari nel plasmare nuove espressioni di creatività artistica e architettonica.
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- Tadao Ando
- 02 ottobre 2021
Se rifletto sulla storia dell’espressione artistica e architettonica, rimango tremendamente affascinato dai movimenti sorti in Europa all’inizio del XX secolo, agli albori del Moderno. L’introduzione del Cubismo da parte di Pablo Picasso catalizzò nuove scuole di pensiero e fu presto seguita, a Milano, dal rivoluzionario e sperimentale Futurismo e, infine, dalla pubblicazione del primo numero di De Stijl in Olanda. Piet Mondrian, figura centrale di De Stijl, fondò il Neoplasticismo a seguito dell’incontro con Picasso, mentre Gerrit Rietveld, artigiano mobiliere vicino al pittore olandese, firmò quel capolavoro che è Casa Schröder.
A est, nel frattempo, l’avanguardia russa erompeva insieme alla rivoluzione comunista. Da ognuno di questi intensi scambi interdisciplinari emersero tante nuove creazioni. Per via della simultanea divergenza e convergenza di molte di queste tendenze ideologiche, l’architettura conobbe una vera rivoluzione: un pensiero radicale che trascendeva il confine di disciplina e professione riassemblò il mondo dalle radici. Negli anni Sessanta ho vissuto il distacco dal Moderno, spinto dal richiamo della controcultura – avevo 27 anni quando nel maggio del 1968, a Parigi, fui testimone del momento cruciale di questo movimento rivoluzionario. Circondato dall’energia esplosiva dei giovani, che tentavano di rovesciare il potere e le strutture esistenti, ero scosso dall’atmosfera turbolenta dei tempi.
Per via della simultanea divergenza e convergenza di molte di queste tendenze ideologiche, l’architettura conobbe una vera rivoluzione: un pensiero radicale che trascendeva il confine di disciplina e professione.
Mentre lo slancio di quella ribellione si consolidava in un movimento progettuale Postmodernista, la nostra generazione iniziava la propria lotta. È passato più di mezzo secolo da allora e, ancora una volta, sento che la marea sta di nuovo cambiando, e molto velocemente. Giorno dopo giorno, il rapido progresso della tecnologia dell’informazione sta alterando il nostro modo di pensare. Le idee a cui eravamo abituati vengono riorganizzate una dopo l’altra, mentre guardiamo al futuro con ansia e trepidazione. Questo Zeitgeist ambivalente è ben rappresentato nel mondo dell’espressione artistica contemporanea.
A causa della condizione critica del nostro ambiente globale, la cultura si sta facendo sempre più varia e complessa, non ha più confini e sta conoscendo una diffusione senza precedenti. L’origine di questa situazione caotica può essere associata a un tema di enorme portata, come quello della sopravvivenza della razza umana. Sia come sia, rimane vero che gli artisti creano lavori che affrontano l’incertezza spostando il limite sempre un po’ più avanti.
Gli architetti devono fare lo stesso, sfidando la paura dell’ignoto. La combinazione di arte e architettura può produrre spazi di profonda originalità e catturare nuovi tipi di libera espressione formale. All’interno di questa soglia, possiamo scoprire ideologie più proprie e rigorose di quanto non siano state le rivoluzioni del passato. In questo modo, le menti creative continueranno ad affrontare domande che non hanno risposta. I loro sforzi coraggiosi e il loro impegno sono la speranza del nostro mondo.
Immagine di apertura: Thomas Heatherwick, padiglione del Regno Unito per Shanghai Expo 2010. Foto Iwan Baan