Poche tipologie di automobile sono così legate a un luogo specifico e a una precisa stagione dell’anno quanto le “spiaggine”. Il luogo lo si capisce fin dal nome, di origine incerta ma che forse allude alle sedie pieghevoli da mare: le spiaggine sono pensate per essere utilizzate innanzitutto sul litorale, o nelle sue vicinanze. La stagione è evidente dalla conformazione delle loro lamiere: in linea di massima, niente portiere e niente padiglione per le auto estive per eccellenza, ben protette da solidi anticicloni d’agosto. In effetti, è proprio nei termini di una “sottrazione” di componenti, di una “riduzione” di superfici e di una generale “semplificazione”, tecnica e concettuale, che può essere descritta al meglio la loro progettazione.
Le spiaggine, icone automobilistiche delle estati anni ‘60
Derivate da modelli di grande serie, le auto da spiaggia interpretarono il desiderio di libertà di tutto un decennio. Un formidabile terreno di sperimentazione per carrozzieri e case automobilistiche.
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- Alessandro Benetti
- 28 maggio 2024
Le spiaggine nacquero in Italia negli anni ’50 come auto per gli happy few. Carrozzieri talentuosi (Boano, Ghia, Michelotti, Pininfarina) rivisitavano le FIAT della motorizzazione nazionale, innanzitutto la 600 e la 500, e realizzavano modelli unici o quasi per clienti d’eccezione. L’usanza si diffuse anche all’estero, ad esempio in Inghilterra, dove servirono da base le utilitarie della BMC, come la Mini. Rapidamente, però, la spiaggina perse la sua connotazione elitaria e diventò l’icona automobilistica della prima epoca realmente di massa del turismo balneare. La quantità di modelli e i numeri di produzione di ciascuno restarono decisamente limitati, ma la spiaggina rappresentò nell’immaginario collettivo una voglia di vacanza e di contatto con la natura condivisa dai più tra gli anni ’60 e ’70, e venata anche di accenti hippie. La Citroën Méhari, lanciata nel 1968, resta l’interpretazione più convincente mai proposta sul tema spiaggina. Innovativa nelle forme e nei materiali, con la carrozzeria realizzata interamente in ABS, fu prodotta per vent’anni in quasi 150 mila esemplari, più di ogni altra concorrente e soprattutto ben più della Renault Rodéo, sua rivale diretta, sul mercato dal 1970.
La chiusura di molti carrozzieri, l’imposizione di norme di sicurezza sempre più stringenti e il generale riorientarsi dei consumatori verso prodotti più “razionali” determinò, già durante gli anni ’70, il progressivo esaurirsi del fenomeno delle spiaggine. Recentemente, però, diverse case automobilistiche hanno presentato modelli che ne proseguono più o meno direttamente la genealogia, rielaborandola in chiave sportiva (la Smart Crossblade del 2002), originale ma pratica (la Citroën C3 Pluriel del 2003), retrò (la FIAT 500 “Spiaggina ’58” del 2018) o elettrica (la Volkwagen ID Buggy del 2019). Alle spiaggine di oggi sono molto spesso proibiti i sentieri, le dune e i bagnasciuga dove spopolarono le loro antenate. L’auto del XXI secolo non può più essere letteralmente “da spiaggia”, ed è certamente un bene, ma la possibilità di trasferire l’atmosfera balneare anche sulla terraferma ha lo stesso appeal di sessant’anni fa.
È la più celebre delle spiaggine disegnate “su misura” per Gianni Agnelli, committente infaticabile di pezzi unici oggi ricercatissimi. La base è la popolarissima FIAT 600 Multipla; la matita è quella di Pininfarina; il risultato è un motoscafo da strada, apertamente ispirato ai lussuosi Riva e completo di dettagli in teak. Ne sono stati realizzati solo due esemplari, di cui il più fortunato, di proprietà del Senatore, ha trascorso lunghe estati nella sua villa di Cap d’Antibes.
La carrozzeria Ghia, alla cui guida era da poco giunto Sergio Sartorelli, rielabora la base collaudata della FIAT Nuova 500. Il trattamento prevede le operazioni tipiche della trasformazione in spiaggina: la rimozione del tetto e delle porte e l’aggiunta di dettagli che impreziosiscono l’insieme. La cornice cromata dei fari si fa più spessa, ad esempio, e i paraurti sono ridisegnati. I sedili in vimini e la tendina parasole, che non è una vera capote, ribadiscono la vocazione balneare dell’auto.
Poco meno di 4.000 Amphicar furono prodotte tra il 1960 e il 1965. Un numero non irrilevante per un modello davvero atipico, invenzione dell’ingegnere tedesco Hans Trippel, il primo a mettere a punto un’automobile che possa circolare sulla terraferma, ma anche navigare in acqua. Se le spiaggine devono fermarsi sulla linea del bagnasciuga, l’Amphicar può avventurarsi in mare aperto: lo fa, ad esempio, nell’agosto del 1965 sulla copertina, più estiva che mai, di Quattroruote 166.
La base della Volkswagen Beetle si prestò alla realizzazione di innumerevoli varianti da spiaggia, spesso frutto di un approccio do-it-yourself all’oggetto automobilistico, tipicamente statunitense. La dune buggy più celebre è forse quella progettata dall’ingegnere californiano Bruce Meyers e prodotta in serie come Meyers Manx tra il 1964 e il 1971. La carrozzeria minima e leggera in vetroresina, le gomme larghissime, i fari esterni e i roll bar cromati sono le caratteristiche più evidenti di un’icona ancora oggi amatissima della vita automobilistica da spiaggia.
La Mini Moke è la spiaggina inglese per eccellenza. Se la Mini Beach Car del 1958 era rimasta un esperimento da pochi esemplari, oggi preziosissimi, decine di migliaia di Moke vengono costruite tra il 1964 e il 1993, inizialmente negli stabilimenti British Motor Company. La base è, naturalmente, la Mini, con cui condivide il progettista, Alec Issigonis. Nata come veicolo militare (anche) paracadutabile, si integra rapidamente nei paesaggi di spiagge e golf club di tutto il mondo.
In molti considerano la Citroën Méhari come la spiaggina per eccellenza. Realizzata su base 2 CV/Dyane, la Méhari ne condivide il caratteristico incedere “dondolante”, dovuto all’ampia escursione delle sospensioni. La carrozzeria in materiale plastico è il suo vero punto di forza: è leggerissima, ma irrigidita dalla zigrinatura dei suoi pannelli; è resistente alla ruggine e, grazie alla colorazione in massa, è virtualmente impossibile da graffiare o scrostare.
Realizzata su base FIAT 850 spider, prosegue la serie delle spiaggine FIAT di lusso. Ne sono costruiti circa 80 esemplari, di cui uno appartenne a Jacqueline Onassis. Giovanni Michelotti collabora con Philip Schell, progettista di yacht, per concepire un’auto dalle evidenti reminiscenze nautiche. Curiosamente, anche se sprovvista di porte e di una vera e propria capote, la FIAT 850 Shellette Michelotti era dotata di un impianto di riscaldamento, presenza non scontata per una spiaggina.
Con il chiaro obiettivo di contrastare il successo della Citroën Mehari, nel 1970 la Rénault lancia la sua spiaggina, la Rodéo, realizzata su base Renault 4 furgonata. Della Méhari, la Rodéo ripropone l’impostazione dell’abitacolo, essenziale ma spazioso e flessibile, e soprattutto la carrozzeria in materiale plastico. Le forme squadrate sono funzionali al contenimento dei costi di produzione. La Rodéo è disponibile in origine in quattro versioni (Quatre-saisons, Coursière, Chantier e Evasion), più o meno adatte all’uso balneare, quotidiano e come mezzo di lavoro.
Nel luglio del 1987 anche la Renault 4 “Frog”, come la Amphicar due decenni prima, conquista un suo spazio sulla copertina di Quattroruote. Nata come erede della Rodéo, rappresenta per molti versi un tentativo troppo tardivo di ravvivare la moda delle spiaggine, ormai in esaurimento. Pur caratterizzata da soluzioni originali, come i sedili posteriori in senso contrario a quello di marcia, riscuote un successo molto limitato.
Nei primi anni 2000 la Smart Fortwo serve da base a quella che è probabilmente la prima spiaggina del nuovo millennio. La Crossblade nasce come auto di nicchia, prevista per una produzione di soli 2.000 esemplari, tutti numerati. Sprovvista come da tradizione di tetto e portiere (ma si nota in questo caso la presenza delle barre antiurto laterali), fornisce un’interpretazione spiccatamente sportiva del tema dell’auto da spiaggia. Di grande effetto è l’assenza di un vero e proprio parabrezza.
La Citroën C3 Pluriel nasce come variante “trasformista” della prima generazione della C3. La possibilità di rimuovere il tetto in tela, i sedili posteriori e persino i montanti del padiglione, oltre che l’apertura a ribaltina del vano di carico, la trasforma da berlina a cabriolet, da cabriolet a spider, e da spider a piccolo pick-up. Auto a tutto tondo e per tutte le stagioni, eredita dalla tradizione delle spiaggine l’approccio ludico all’oggetto-automobile, configurabile a piacere con poche semplici mosse (almeno in teoria).
Anche per le spiaggine è arrivato il tempo delle operazioni nostalgia. Nel 2018, la FIAT celebra i 60 anni della Nuova 500 e della sua prima versione speciale, la Jolly Ghia Spiaggina, con un allestimento dedicato della 500 contemporanea, denominato “Spiaggina ‘58”. Disponibile unicamente per la versione cabriolet, e solo nel colore dedicato “Azzurro Volare”, la FIAT 500 “Spiaggina ‘500” è prodotta in esattamente 1.958 esemplari.
Volkswagen associa esplicitamente l’immaginario evergreen della spiaggina, fatto di libertà a contatto con la natura, con quello tecnologico e sostenibile dell’auto ad alimentazione elettrica. Il design della ID Buggy evoca in molti aspetti quello delle sue antenate californiane degli anni ’60, ma lo rivisita in chiave schiettamente contemporanea, senza particolari concessioni retrò. La carrozzeria è concepita appositamente per poter essere staccata facilmente dal telaio, per permettere a piccoli produttori e start-up di sviluppare varianti potenzialmente infinite.