Quali fili legano Ettore Sottsass all’Olanda? Lo Stedelijk Museum di ’s-Hertogenbosch prova a rispondere alla domanda con “Celebrating Ceramics – 100 jaar Ettore Sottsass”. La mostra fiamminga – che si affianca alle tante iniziative per il centenario di Sottsass – è particolarmente intrigante: non tanto per il numero di opere esposte, quanto piuttosto per il coinvolgimento di un giovane designer italiano, Francesco Zorzi, che ha declinato gli apparati visivi e i contenuti grafici del maestro. Chiamato a dare forma a una visione, a una rappresentazione grafica e spaziale, Zorzi ha puntato a mettere in luce la dimensione umanistica – fra densità d’interrogazioni esistenziali e creativa inquietudine culturale – che ha nutrito l’arte ceramica, e non solo, di Sottsass. Emerge un intreccio di storie e di pensieri che rilascia un ritratto per certi versi inedito e mediato. Abbiamo incontrato Zorzi per approfondire i temi del suo progetto.
Ettore Sottsass e le radici del Dutch design
In coda ai festeggiamenti per i 100 anni di Sottsass, lo Stedelijk Museum di 's-Hertongenbosch propone una mostra intrigante: grazie anche all’allestimento del giovane designer italiano Francesco Zorzi che, tra connessioni e rimandi, restituisce l’immagine di un artista complesso.
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- Marco Petroni
- 02 novembre 2017
- ’s-Hertogenbosch
Marco Petroni: Com’è nata la collaborazione con lo Stedelijk Museum di s-Hertogenbosch?
Francesco Zorzi: Ho conosciuto Fredric Baas, curatore delle collezioni museo, nel periodo in cui lavoravo come design assistant da Studio Formafantasma. Baas era interessato al mio linguaggio espressivo e, pensando si potesse integrare bene con i contenuti della mostra che stava preparando sulle ceramiche di Sottsass, mi ha chiesto di progettarne l’allestimento.
Marco Petroni: Qual è stato il tuo approccio alla produzione ceramica di Sottsass e, più in generale, alla sua figura?
Francesco Zorzi: La mostra si concentra su una piccola parte della produzione di Sottsass, le ceramiche, le terrecotte e le porcellane che fanno parte della collezione del museo. A dare corpo a tutto il percorso di ricerca e, in un certo senso, alla mostra stessa è stato un senso di rispettosa interrogazione. Non si tratta tanto di reverenza nei confronti di un maestro, quanto piuttosto di un certo senso del dovere – da italiano che lavora in Olanda, ad Amsterdam – di cercare di far luce su quei lati di Sottsass ancora poco conosciuti. Sottsass ha esplorato la ceramica in lungo e in largo, con una grande varietà e fecondità. È il segno di un amore speciale per questo materiale e le sue qualità legate più alla misura dell’uomo che all’oggetto in sé: una materia tattile con infinite possibilità di mutare forma, volume, scala, pelle: dal biscotto nudo alle velature, agli smalti industriali, ai graffi, alle incisioni. E, ancora, il fuoriscala e l’azione d’impilare volumi diversi per poi fonderli insieme in un gioco nuovo.
Marco Petroni: La fortuna di Sottsass ha radici profonde in Olanda, dove ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del cosiddetto Dutch design. Qual è la percezione oggi del suo lavoro e quali aspetti avete voluto comunicare al pubblico?
Francesco Zorzi: Ci siamo tenuti lontani dall’ennesimo evento dedicato al Postmoderno e agli stravaganti oggetti colorati disegnati da Sottsass. La mostra è un’occasione importante per raccontare il suo pensiero come uomo: l’artista, la persona, il pittore, l’architetto e l’intellettuale. Ho cercato di comunicare l’immagine di un Sottsass più complesso. Di fare capire che nel design dei suoi oggetti hanno un grande peso la vita e il naturale istinto di percorrere una direzione nuova, senza seguire programmi predeterminati.
Marco Petroni: Sottsass ha scritto tantissimo, riflettendo sul design e sulla vita, e spesso le due cose si sono mescolate. Il tuo è stato un po’ un lavoro di “traduzione” di una produzione enorme. Un compito difficile e stimolante. Come l’hai vissuto?
Francesco Zorzi: Ho divorato ogni scritto, testo, nota, articolo e libro su cui sono riuscito a mettere le mani, iniziando ad annotare pensieri e idee. Mi sono costruito una specie di archivio personale; mettendo insieme tante piccole storie, che aiutano a inquadrare meglio il motivo di scelte, forme, colori, continuità e rotture. Le opere in mostra sono divise secondo alcuni grandi insiemi dai bordi sfocati: non solo tipologia o scansione temporale, ma cercando anche altri fili sottesi al lavoro di Sottsass, come Influenze pittoriche, Galleria Il Sestante, Ceramiche delle tenebre & gratitudine, Evoluzione del linguaggio visivo, USA & Occidente, Strumenti per la vita, India & Oriente, Ceramiche di fumo, Impilare, Rovine. Questa divisione delinea un percorso aperto dove si percepisce una dimensione che lascia la libertà di creare altre connessioni e rimandi.
Marco Petroni: Qual è stato il tuo approccio visivo e grafico al mondo di Sottsass?
Francesco Zorzi: Il progetto è molto colorato. Il tema del colore svolge sempre un ruolo centrale nel mondo delle ceramiche di Sottsass. La comunicazione visiva si basa su un collage di profili di alcune delle sue ceramiche più famose riviste attraverso una gamma cromatica più legata all’India, mentre l’esuberanza dello spazio espositivo viene lasciata ai toni decisi degli smalti industriali che contrastano con il grigio neutro dell’allestimento. Ho realizzato una serie di blocchi e strutture che guidano il pubblico attraverso un percorso che rivela lentamente le opere; tra tutti, un muro divisorio centrale separa le influenze americane da quelle indiane e un lungo blocco accoglie lo sviluppo nel tempo dell’idea di contenitore. Un modo per mettere in luce i tanti Sottsass.
Marco Petroni: Dopo questo intenso lavoro su Ettore Sottsass, cosa hai scoperto che pensi sia importante sottolineare della sua opera?
Francesco Zorzi: Il suo modo d’intendere il progetto, il suo fare i conti con l’inconscio, il rischio, l’incognita della scommessa testimonia il coraggio di andare contro la tradizione rivedendone le logiche in una chiave totalmente nuova. In questo momento storico, credo che esempi di questo tipo siano importanti, perché mostrano quanto spesso sia necessario rimescolare gli ingredienti di una ricetta non più attuale per uscire dagli schemi, rischiando anche di non essere compresi.
© riproduzione riservata
- Celebrating Ceramics: 100 years of Ettore Sottsass
- 14 settembre 2017 – 6 gennaio 2018
- Fredric Baas
- Francesco Zorzi / No – Rocket