Suggestione perfetta, quella di Baudelaire in Invitation au voyage. Racconta, quasi come una preghiera, la bellezza del viaggio. Un luogo qualsiasi, nuovo, da scoprire, dove tutto è calma, lusso e voluttà. Da un tempo passato a oggi, persino in tempi di pandemia il viaggio è e resta ancora questo, soprattutto in Italia: incontro con l’arte, dalle città che la custodiscono alle opere che la offrono. A chiunque voglia farsi sedurre.
Il viaggio, avventura dello sguardo
Dall’Italia del grand tour alla Polinesia di Gauguin, l’Ottocento è il secolo del viaggio, anche nella pittura. Un itinerario che possiamo intraprendere attraverso l'arte anche in tempi di pandemia.
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- Valentina Petrucci
- 03 luglio 2020
Roma, punto di riferimento della vita artistica dall'inizio del XVII secolo, meta prescelta e privilegiata per la formazione di intellettuali ed artisti di tutta Europa, per la ricchezza delle collezioni di antichità e dei grandi maestri del Rinascimento e del Seicento, per il gran teatro delle rovine e per il fascino dei suoi monumenti, viene interpretata da numerosi artisti e descritta da alcuni attraverso punti di vista completamente inediti. Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, Giovanni Battista Piranesi, Bernardo Bellotto, Giovanni Paolo Pannini, noti artisti del grand tour che, con libertà poetica, assemblavano edifici romani per i committenti impegnati nella scoperta. Riproponevano così una Roma antica, rivista e corretta, rappresentando alcuni tra gli edifici più significativi: Castel Sant’Angelo, le Mura aureliane, il maestoso tempio di Vesta, il Colosseo. Le gamme cromatiche degli azzurri del cielo, dei verdi che si stendono sul paesaggio, l'aspetto corposo dello strato pittorico, del quale si può persino seguire il ductus, sono elementi tipici di questi artisti, che raccontavano e regalavano scorci di quei viaggi vacanzieri e colti. Non solo Roma, ma anche Venezia, Firenze, Napoli e l’intera Sicilia, come ci racconta Goethe nel suo Viaggio in Italia.
L’Ottocento, però, si è rivelato, sotto molti punti di vista, l’età del viaggio e dei viaggi, che furono compiuti ancora per completare l’iter formativo e culturale, ma sopratutto per ragioni professionali, politiche, sentimentali,familiari, personali e per altro ancora. A differenza di quelli dei secoli precedenti, la stragrande maggioranza di questi spostamenti fu accompagnata da puntuali e quotidiani resoconti, da parte di letterati o artisti, espressi di volta in volta in forma epistolare, diaristica o pittorica. Una forma più romantica, al contempo più reale e vera, si trasferisce nel pennello di alcuni artisti che, nella seconda metà dell’Ottocento sino ai primi del Novecento, illustrano il paesaggio e la scoperta di nuovi luoghi e vedute. Vittorio Maria Corcos, Silvestro Lega, solo per citarne alcuni, interpretano il paesaggio, e quindi il viaggio, come un elemento decorativo ma necessario. Con Corcos i luoghi diventano avventura dello sguardo: giovani donne borghesi, intente nel dolce far nulla, ammirano vedute marine con un eleganza colma di pathos. Luce diffusa, colori caldi, la spatola e l’uso uso di un impasto denso, sono protagonisti della creazione di queste opere che proprio attraverso il colore argomentano la scena. Nel dipinto Lettura sul mare, Ada Rotigliano, figlia di prime nozze della moglie del pittore, Emma Ciabattini, fissa lo spettatore attraverso occhi azzurri, come il mare alle sue spalle di cui sembra padrona, e le labbra, così sensualmente laccate, la rendono al contempo leziosa e accattivante. Quel mare, piatto, quei luoghi, indecifrabili, raccontano la vita di una elite che al tempo viaggiava quasi per dovere. Diversi sono i luoghi di Silvestro Lega, dove la vita campestre, pervasa da un sentimento soave e tranquillo e da una poetica quotidiana, erano il vero soggetto dell’opera.
Arrivando poi ad una pittura più contemporanea, il paesaggio si trasforma e viene raccontato attraverso il fascino esotico dei personaggi. Paul Gauguin, forse il più noto fra gli artisti narratori di luoghi, superò l’impressionismo per ricercare una pittura più intensa sul piano espressivo. Fornì, dunque, soprattutto attraverso colori forti ed intensi, stesi a campiture piatte, notevoli suggestioni agli espressionisti francesi del gruppo dei Fauves. Gauguin rimase affascinato dalle isole del Pacifico, intraprese quel viaggio per fuggire dalla vita mondana e complicata che conduceva in una Francia della fine del XIX secolo. Profondamente interessato alla cultura di quei luoghi, agli idoli e alle religioni tradizionali dei popoli dell’oceano, il pittore francese girovagò nell’arcipelago alla ricerca d’ispirazione. Rimase prigioniero del fascino del tiki e della religione polinesiana, inserì, in molte delle sue tele, culti locali mescolati ad elementi del cristianesimo. Le sue madonne divennero terrene, colorate, tra giardini, che nell’immaginazione di una pittura passata ricordavano il giardino dell’Eden, e che invece lui aveva trovato e vissuto nella realtà.
Guarda su quei canali/ dormir quei bastimenti/dall’estro vagabondo:/solo per saziare/ogni tuo desiderio/vengono dai confini del mondo. E allora continuiamo ad incamminarci, non per fuggire ma per accrescere e conoscere il senso della nostra vita.
Immagine di apertua: Vittorio Maria Corcos, Lettura sul mare, 1910 circa