Tra tutti gli animali che possono venire in mente quando si parla di zooterapia, gli uccelli sono probabilmente gli ultimi della lista: cavalli, cani e perfino delfini sono le specie più usate perché più adatte a fungere da mediatori tra la persona in difficoltà e gli altri, tra un mondo interiore molto complesso e uno esterno che può apparire molto complicato.
C’è però un uomo che non la vede così: il suo nome, che sembra tratto da un romanzo metaletterario, è Tristan Plot, e di professione fa l’educatore di uccelli. Ma se preparare i volatili per spettacoli teatrali, balletti e documentari — la sua attività principale — è tutto sommato cosa non inconsueta, introdurli nella terapia di detenuti o, per esempio, soggetti autistici, è tutta un’altra storia, e costituisce infatti una disciplina a sé stante, l’ornitoterapia, di cui Plot è un pioniere.
Non si tratta della versione mindfulness del bird watching, e non prevede l’ascolto del canto degli uccelli come tecnica di rilassamento ma, come tutte le sessioni di pet therapy, si fonda proprio sull’interazione tra esseri umani e animali. Un’interazione che Tristan ha ricercato, con successo, fin da bambino, e che dopo gli studi universitari di ecologia, etologia e biologia lo ha portato a codificare un sistema che triangola imprinting, allenamento e “positive training”. Frutto di un’osservazione minuziosa di comportamenti ed espressioni poco assimilabili a quelli dei mammiferi, e basata su una profonda empatia, la tecnica educativa sviluppata da Tristan considera gli uccelli come individui a sé stanti ma contemporaneamente come espressione di un’intera specie, e in questo, curiosamente, non si discosta molto dall’approccio che ogni terapeuta dovrebbe avere nei confronti dei propri pazienti.
Del nuovo libro della fotografa Francesca Todde, A Sensitive Education (edito dalla indipendente e interessante Départ Pour l’Image), Tristan Plot è dunque solo uno dei protagonisti, presentato nelle pagine finali come Homo Sapiens tra le altre varie specie elencate “in ordine di apparizione”, veri e propri membri di un cast di personaggi caratterizzati ognuno da personalità ricche e a tratti divertenti: la cicogna Mildred, che considera Tristan il suo compagno ed è gelosa di tutte le altre femmine, a prescindere dalla specie; Bayo, la cornacchia che nei suoi 15 anni di vita ha sviluppato con Tristan una sorta di telepatia; UB, la taccola educata e restituita alla libertà di cui resta solo una foto d’archivio (con una sigaretta nel becco); Elypse, il nibbio con cui Tristan ha intrapreso, come pilota di paramotore, un progetto di volo condiviso; o Boubo, il barbagianni che col suo aspetto elegante e spettrale domina la scena dei palchi calcati. E ancora cigni, piccioni, un parrocchetto e uno storno.
E se sfogliando il libro viene il dubbio che l’ornitoterapia sia servita anche a Plot, che a causa di una crisi professionale personale seguita agli attentati terroristici del novembre 2015 a Parigi ha dovuto praticamente reinventarsi, nel racconto lento ed ellittico di Todde, da sempre interessata al rapporto tra uomini e animali, emerge un metodo molto simile a quello che Tristan stesso usa con i suoi uccelli. Il suo è un avvicinarsi silenzioso, che parte dall’osservazione e dall’ascolto per farsi partecipazione, comprensione, e nel tempo che soggetto e oggetto del narrare si sono concessi a vicenda c’è il tentativo, anche questo riuscito, di dialogare attraverso codici a volte perduti a favore di un’evoluzione razionalizzante, ma che il rapporto tra individui — non necessariamente della stessa specie — può ancora insegnare a recuperare.