Sono secoli che Zurigo prospera e cresce attorno alla sua posizione di crocevia di storia e cultura, per l’Europa prima e per il mondo poi: nell’ultimo secolo o poco più, in particolare, è sempre rimasta nelle mappe dell’arte, dalle avanguardie del primo ‘900, alla Nuova Oggettività con la sua radicalità politica tradotta in forme, sempre con un dialogo e un’attenzione al progetto che non per niente hanno lasciato in città tracce rilevanti come il Museum für Gestaltung, uno dei più importanti musei di design al mondo. Un fermento di ricerca artistica che ha quindi detto tanto sul progetto dell’abitare, a punto che è facile vederle il segno anche in quell’housing quotidiano che non è stato celebrato dai libri di storia.
Questa casa anni ’30, ristrutturata negli ’80, è alla sua terza vita
A Zurigo, il progetto dello studio Ductus valorizza un’architettura razionale abbracciando anche un primo restauro anni ’80 e facendo incontrare metalli satinati, piastrelle bianche e camini scultorei.
Foto Ladina Bischof
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Prospetto
Pianta livello giardino
Sezione
View Article details
- Giovanni Comoglio
- 05 marzo 2025
- Zurigo
- Ductus
- 250 mq
- residenza
- 2024

La casa bifamiliare dove è intervenuto lo studio svizzero-svedese Ductus è un esempio perfetto di tutto questo, e aggiunge al discorso anche una quarta dimensione, quella di una profondità temporale: perché la casa è sì degli anni ’30 – nelle sue forme pulite e razionali, nei tetti piani, nei dettagli leggeri come i parapetti metallici a griglia – ma è anche degli anni ’80 di quando una coppia di architetti ha aggiunto livelli di progetto come un primo camino scultoreo dalle forme quasi neoplastiche, una vaga eco di avanguardia, e un suolo in piastrelle bianche capaci di collocare l’intervento nel periodo e nel luogo.
È questo il punto da cui Ductus ha iniziato, abbracciando le due vite della casa che raccontano due epoche, attraverso i materiali e la presenza di nuove soluzioni allo stesso tempo scultoree e minimali. Le piastrelle bianche vengono mantenute e, integrate dove necessario, creano una continuità ancora più forte tra gli spazi interni. A loro si relaziona poi tutto un lavoro di dettagli e materiali in dialogo: il metallo satinato semiriflettente di porte e infissi si parla con gli intonaci a grana grossa di 40 anni fa, o colla nota modernista dei radiatori bassi davanti alle vetrate affacciate sulla Zurigo di oggi, sulla Europaallee con le sue architetture contemporanee di Gigon+Guyer e Max Dudler.
Gli angoli smussati di aperture e specchi dialogano con le forme degli anni ’30, così come un altro caminetto, di nuova realizzazione, rilancia i temi di quello anni ’80. Ci sono i bagni, poi, dove tutte queste linee di progetto si incontrano, dove viene radicalizzata l’astrazione delle piastrelle una combinazione di giochi geometrici, il metallo si fa molto presente, e fa la sua comparsa il marmo perlino rosa. Alla sua terza vita, la casa non sembra essere arrivata ad un qualche capolinea estetico: la sensazione è quella di una tela sempre più stratificata su cui possono ancora scriversi nuovi capitoli, lo stesso carattere della città che la ospita.