Il compositore ribelle John Cage aveva detto negli anni Settanta: “l’arte diventa la modalità con cui sperimentiamo il nostro ambiente”. E aveva insegnato che persino una passeggiata nel bosco è arte (o musica) – perché l’arte non è legata a degli oggetti o a dei contesti specifici, ma è una forma di attenzione alle cose, ai suoni, agli spazi e ai tempi, all’ambiente che ci circonda, nella sua complessità e infinita varietà. Non c’è bisogno di aggiungere nulla: tutto è già intorno a noi. Immerso in una sterminata foresta americana, con il suo stravagante e meraviglioso figlio, il protagonista di Smarrimento di Richard Powers ha un’intuizione preziosa: “la vita è una cosa che dobbiamo smettere di correggere. Tutti noi siamo un esperimento, e non sappiamo nemmeno cosa l’esperimento stia esaminando…”
10 libri da leggere quest’estate
Vacanze, tempo di letture, ma quali libri mi porto? Emanuele Quinz ne sceglie dieci per i lettori di Domus. Tutti in qualche modo legati con il design, inteso come “modalità con cui sperimentiamo il nostro ambiente”. Dal primo libro di Beka e Lemoine al testo sull’antropocene di Rahm, dalla botanica a un fondamentale romanzo di Richard Powers.
View Article details
- Emanuele Quinz
- 21 luglio 2023
Mi piace pensare anche al design come “una modalità con cui sperimentiamo il nostro ambiente” – attraverso il nostro rapporto con le cose, gli spazi e i tempi che compongono l’orizzonte che ci circonda. Orizzonte che è allo stesso tempo natura e società. E sempre di più questi termini si sovrappongono, anche grazie agli sviluppi del design: la società diventa sempre più inclusiva, si estende al di là dell’umano, fino a combaciare con la natura. È forse ancora un’utopia? Un’intuizione, che ci assale come un desiderio, quando passeggiamo nel bosco o nuotiamo nelle acque calde del mare? Oppure può diventare anche un progetto? Ecco allora, come ormai di consuetudine, una lista di 10 proposte di letture, per l’estate 2023. Per prendere tempo, o meglio ancora, prendersi il tempo: l’estate non è solo un momento di pausa e di ricarica fondamentale, è anche il contesto ideale per leggere (anche di design), approfondire, viaggiare con il corpo e con la mente, scoprire orizzonti nuovi, lasciare spazio ai pensieri, ai dubbi, alle intuizioni e ai progetti.
Metamorphosis Signals – dice il titolo: segnali di metamorfosi, indizi di una mutazione profonda. Non solo del design ma anche della società, che, dopo aver scoperto l’inconscio, si apre all’ibrido. Partendo dalle inquiete eppure gioiose forme prodotte dalla giovane designer francese Audrey Large, in sospeso tra arte e design, tra digitale e materiale, i due architetti Barbara Brondi e Marco Rainò, fondatori del programma di ricerca internazionale IN Residence, hanno composto un volume sontuoso nella forma e nei contenuti, che pone al centro del dibattito non tanto i nuovi modi di produzione, legati alle tecnologie 3D ma “i modi in cui l’umano si interfaccia con le presenze artificiali che abitano il suo ambiente”. Inebriante.
Da anni aspettavamo un libro che raccontasse non solo i progetti ma la visione del duo composto da Ila Beka e Louise Lemoine, infaticabili esploratori delle zone di frontiera tra cinema e architettura. Finalmente è arrivato. Una partitura polifonica, composta da 12 conversazioni con architetti del calibro di Kazuyo Sejima, Álvaro Siza, Anne Holtrop o Jacques Herzog, che affronta il nostro rapporto con lo spazio, aiutandoci a dipanare le trame complesse della percezione in cui dimensioni sensibili e simboliche si sovrappongono. Il titolo del libro suona come uno statement (e come una perfetta definizione dell’architettura): The Emotional Power of Space, il potere emozionale dello spazio. Allora, lasciamo spazio a questo potere!
Un’opera gigantesca: quella di Antonio Citterio, designer e architetto. E, finalmente, per la prima volta sono riuniti in un volume, cinquant’anni di progetti che hanno fatto la storia del design Made in Italy. Composto in sette capitoli, con due brillanti introduzioni di Andrea Branzi e Francesco Bonami, il libro, pubblicato da Silvana Editoriale, racconta le produzioni di Citterio dagli anni Settanta con il divano Baia, disegnato con Paolo Nava, che segna l’inizio di una collaborazione decennale con B&B Italia, fino alle collaborazioni più recenti con Cassina, Knoll e Illy. Più di 600 progetti che illustrano lo stile inconfondibile del designer, una sofisticata modernità, fatta di sapienti dettagli tecnici e di un’eleganza senza tempo.
Un piccolo libro pensato come un manifesto, per ripensare le pratiche dell’Interior Design all’epoca della crisi climatica. Come spiega Philippe Rahm, iconico e irriverente architetto svizzero, “prima del XX secolo, la decorazione delle abitazioni nel mondo occidentale aveva diverse funzioni pratiche: allontanare il freddo in inverno, valorizzare la luce che filtrava dalle piccole finestre incastonate in pareti spesse e pesanti e bloccare gli spifferi che soffiavano intorno a tutte le finestre e porte…”Ma poi il design moderno ha tolto alla decorazione la sua funzione utilitaria, rendendo dipendente “il clima temperato” degli interni dall’energia fossile, che ha prodotto inquinamento a scala mondiale. È il momento di rivalutare le antiche forme della decorazione, arredare la casa con materiali sostenibili, ma anche secondo i principi di una nuova estetica, che, nel suo manifesto, Rahm chiama “Lo stile Antropocene”.
La storia del design come la conosciamo esclude secoli di produzione creativa e altamente qualificata da parte degli africani e della diaspora africana. Questo libro, curato da Terresa Moses, dell’Università di Toronto e Omari Souza, dell’Università del North Texas, vuole invertire la rotta. Partendo dall’attenzione mediatica suscitata dal movimento del Black Lives Matter del 2020, indaga sulle proteste delle comunità afroamericane degli anni Venti e Sessanta, e analizzano le tattiche creative che esse hanno messo in opera. Partendo da queste radici storiche, il libro ci conduce a interrogarci sulle capacità del design di sfidare i pregiudizi razziali, le forme di oppressione e imporsi come una pratica sociale realmente inclusiva.
Una festa per gli occhi e per la mente. Un libro pensato come “un viaggio sensoriale” attraverso le immagini di boschi, foreste, prati e campi, ma anche opere d’arte storiche e attuali e documenti scientifici. Il contrappunto dei testi, brevi ma intensi, scritti da storici dell’arte come Alice Thomine-Berrada ed Estelle Zhong Mengual o filosofi come Filipa Ramos e Emanuele Coccia, aggiunge ulteriori suggestioni. Completato da un leporello originale, realizzato dall’artista Etel Adnan, il libro si presenta come un prezioso erbario contemporaneo, da sfogliare e consultare senza limiti. Un’ode alla bellezza inesauribile del mondo vegetale.
Cosa c’entra Henry Howard Holmes, primo serial killer americano, reo confesso nel 1896, con il design? Tutto, risponde la storica del design Alexandra Midal. Perché, l’assassino, per commettere i suoi crimini progetta una casa, piena di moderni macchinari e di sofisticate trappole: grazie a tali meccanismi, Holmes fa dell’uccisione un’arte – anzi un’arte industriale. Ci aveva già pensato Sigfried Giedion, quando, nel suo celebre Mecanization takes command (1948) aveva comparato la meccanica funzionalista e seriale del design industriale con il sistema perfettamente ordinato e implacabile dei macelli, in cui gli animali sono uccisi “in una catena di montaggio”. Midal segue la stessa strada, raccontandoci, con deliziosa dovizia di dettagli macabri, come il designer e il serial killer nascono non solo allo stesso momento storico, ma dalla stessa cultura. Humour noir, orrore e ironia, ma soprattutto una visione originale e pungente sul ruolo che il design assume nel mondo moderno.
Nato come catalogo di una mostra attualmente presentata al Mudac di Losanna, questo libro, curato da Marco Costantini, è molto di più: presenta per la prima volta la scena libanese del design, dagli anni Venti a oggi. Intrecciata con la storia di questo complesso paese, chiamato popolarmente la “Svizzera del medio-oriente”, dalla guerra civile iniziata negli anni Settanta fino all’esplosione nel porto di Beirut del 2020, la storia del design libanese rivela delle forti risonanze con la modernità occidentale ma anche molte contaminazioni e singolarità.
Un volume importante, con un’iconografia sontuosa, che ci ricorda la necessità e l’urgenza di riscrivere la storia (e l’attualità) del design in un modo plurale, esplorando altre scene, altri orizzonti, altri destini.
La casa editrice berlinese K Verlag, all’occasione del conferimento del Leone d’Oro al padiglione brasiliano, curato da Paulo Tavares e Gabriela de Matos, alla Biennale di Architettura di Venezia del 2023, ripubblica il volume Des-Habitat di Tavares. L’architetto, curatore e attivista brasiliano riprende e commenta Habitat, la celebre rivista di arte e design, diretta da Lina Bo Bardi negli anni Cinquanta. Analizzando le contaminazioni tra cultura vernacolare locale e il lessico del modernismo, Tavares redige un piccolo ma affascinante trattato, in parole e immagini, sulle trame complesse che si tessono tra storia e tradizione, tra oppressione coloniale ed emancipazione creativa. Imperdibile.
Oltre ai dieci titoli sul design, aggiungo un romanzo. Per chi non l’ha ancora letto: Smarrimento (il titolo inglese è Bewilderment), pubblicato nel 2021 dal premio Pulitzer Richard Powers. La storia di un padre, il cui lavoro è di cercare la vita sui pianeti delle galassie più lontane, e di un figlio, dotato di incredibili intuizioni, di improvvisi furori, e incapace di adattarsi alla mediocre vita di una cittadina americana. Un libro che esplora la posizione dell’individuo tra l’infinitamente grande del cosmo e l’infinitamente piccolo degli atomi, fra l’epica lotta per la sopravvivenza delle specie e le derive del potere. Un libro pieno di domande, che non può non scuoterci, fino in profondità. Ma, anche se minato dal dolore e da un sentimento di drammatica incombenza, è un inno alla vita, alla diversità, alla libertà.