L’architettura è quasi onnipresente nei giochi da tavolo. Costruire città e innalzare fortezze, terraformare Marte con avveniristiche strutture ed erigere dighe sono solo alcuni degli esempi in cui l’arte di organizzare un ambiente umano fa parte del divertimento. Dopotutto nel gioco, come nella realtà, si devono seguire regole ben precise (spesso anche più precise della realtà stessa) da cui è impossibile fuggire.
Proprio per questo motivo il gioco privilegia più l’aspetto tecnico-costruttivo dell’architettura che quello artistico e manca, a tutt’oggi, un titolo che sia prettamente architettonico. Molti prodotti che hanno tentato di ammaliare gli architetti hanno poi scontentato il loro lato da giocatori, offrendo i soliti quiz a domande e risposte o altri generi molto didattici magari ma poco divertenti.
10 giochi da tavolo in cui l’architettura ha un ruolo fondamentale
Difficile trovare un gioco da tavolo in cui l’architettura non abbia una presenza. Ne abbiamo selezionati 10 in cui ha però un ruolo fondamentale, e in modo tutt’altro che scontato (infatti no, non troverete Hotel in questa lista).
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- Alessio Lana
- 10 novembre 2020
Non tutto però è perduto. Seshat ha avuto dei figli devoti anche nel mondo ludico, autori in grado di portare su plancia la costruzioni di edifici o la pianificazione urbanistica, l’interior design e le grandi opere idrauliche divertendo chi siede intorno al tavolo (e magari non è architetto). Abbiamo così scelto dieci giochi da tavolo in cui l’architettura è la protagonista, titoli di vario genere, differente lunghezza e complessità, in grado di divertire giocatori occasionali così come chi ama le sfide più impegnative. Per non parlare di chi, un gioco, non lo vede da anni.
Cento per cento italiano, in Florenza (Placentia Games) da 2 a 5 giocatori competono per erigere la Firenze rinascimentale. Nei panni di nobili famiglie raccolgono denaro e risorse per costruire chiese e monumenti, assoldano artisti realmente esistiti (Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Leonardo...) per le decorazioni e, alla fine, confrontano chi, tra loro, ha costruito le opere più pregevoli. Gioco avvincente da circa due ore, dopo due edizioni andate esaurite a breve uscirà quella celebrativa per il decimo anno dalla nascita. Quasi un unicum per il mondo ludico italiano.
Decisamente più ingegneristico Barrage (Cranio Creations) che vede protagoniste delle dighe. Di fronte ai giocatori c’è una grande plancia con diversi fiumi che scorrono e la sfida è accaparrarsi l’acqua cercando di ostacolare gli avversari. Creare bacini a monte è più redditizio ma anche più costoso e anche il livello di ogni diga ha la sua importanza. I colpi bassi sono sempre dietro l’angolo e ciò mette molto pepe a un titolo che vuole tanto ragionamento e dà in cambio molta soddisfazione.
Tra i giochi più citati dagli architetti (ma poco dai gamer), in Blueprints fino a 4 giocatori si sfidano per creare “meraviglie” architettoniche. Usiamo le virgolette perché i materiali a disposizione in realtà sono dei dadi. Ognuno compone la propria opera al riparo di uno schermo e poi, a seconda del valore, del colore e del piazzamento di ogni dado si conteggiano i punti. Un gioco leggero e scanzonato, con una leggera componente tattica e strategica ma con un forte spunto tattile e visivo. È divertente vedere questi piccoli edifici squadrati che emergono un dado dopo l’altro e poi c’è sempre la sfida a farli migliori degli avversari.
Roma non è stata certo costruita in un giorno. C’è voluto molto meno. In Rome & Roll (Giochix) ricostruiamo la città eterna del passato disegnando gli edifici su una plancia comune. Le risorse necessarie ci vengono date dai dadi ma anche dalle carte e poi c’è sempre qualche funzionario compiacente a darci una mano. Ammesso però di ungerlo come si deve. Il manuale è molto chiaro e le regole di costruzioni stringenti; il Tevere è ovviamente off limits e anche disegnare a cavallo delle mure serviane o di due colli è proibito. Alla fine quindi un gioco che sembra più leggero di quanto non sia in realtà con tante possibilità che vanno combinate tra loro per far tornare la gloria in una delle città più belle del mondo.
Diventiamo esperti di lavori pubblici (o miglioriamo le nostre abilità nel settore) con Tramways (AVStudioGames) un gestionale in cui sviluppiamo una rete tramviaria. Le fasi del gioco sono due: nella prima, tramite un’asta, acquisiamo carte azione che useremo poi nella seconda fase per agire. Quest’ultima è il cuore del gioco, in cui creiamo e miglioriamo edifici, li colleghiamo tra loro e poi spostiamo i vari passeggeri cercando di non stressarli troppo. In apparenza sembra un titolo leggero ma in realtà ha una profondità inaspettata che richiede molta strategia e capacità di pianificare le proprie mosse con largo anticipo.
Decisamente più leggero, Tiny Towns (Raven) è un gioco in cui poter coinvolgere anche i più piccoli. Di fronte a noi c’è una plancetta di cartone 4x4 e lo scopo è farne una città erigendo i vari edifici. Ognuno di questi è formato da una serie di risorse colorate che devono essere piazzate sulla plancia con un determinato ordine e una certa forma stile tetramini di Tetris. E qui è il gioco perché a ogni turno un giocatore “chiama” la risorsa che sarà piazzata da tutti e ragionare in modo strategico, cercando di rifilare agli altri risorse inutili aggiunge un po’ di sana (e cattiva) competizione.
Dedicato agli interior designer, La casa dei sogni (Asmodee) è stato vessato da ha una grafica fanciullesca che fa pensare alle Barbie ma in realtà cela un gustoso lato strategico. La plancia a forma di casa davanti a noi va ristrutturata creando da zero le stanze come il soggiorno, il bagno o la cucina. Si fa tutto con l’aiuto delle carte, che ci dotano anche dei necessari arredi, ma meglio non esagerare con la creatività. Avere almeno una cucina permette di fare più punti così come un bagno in ogni piano o una camera da letto. Meglio poi evitare il pianoforte in bagno o il guardaroba in salone. Adatto ai bambini da sette anni in su, quel pizzico di strategia diverte anche gli adulti (a patto di digerire la grafica, ovviamente).
E a proposito di interni, trasferiamoci in un castello del passato con Castles of Mad King Ludwig (Bézier Games). Non proprio “un castello” visto che si parla di Neuschwanstein, la splendida bizzarria commissionata da Ludovico II di Baviera e trasformata dagli statunitensi in Disneyland. Partendo da un umile cortile aggiungiamo le stanze da ballo e l’osservatorio, il salone della musica e i giardini cercando di rispettare le limitazioni (sensate) poste dalle stanze stesse. Avere un oscuro dungeon al piano terra non ha senso così come porre la sala da biliardo vicino a quella da notte. Una tesserina dopo l’altra, la partita dura un po’ più di un’ora e volendo può essere giocata anche in solitario.
Big City (Goldsieber Spiele) non è certo un giovinetto tanto che nel 2019 è stata creata una versione celebrativa per i suoi vent’anni. Nella nuova come nella vecchia edizione spiccano soprattutto gli edifici tridimensionali che vanno eretti per creare la città ideale. Più o meno. Il meccanismo di base infatti è collezionare carte che poi vanno combinate tra loro per permetterci di avere i lotti più ampi possibili. Con costruzioni da un lotto non si va molto lontani, meglio quelli da tre. Ma non ci si limita a pescare e piazzare perché il valore degli edifici è determinato anche dalla posizione, dalla presenza di edifici commerciali e parchi, dalla vicinanza dei trasporti pubblici e la lontananza da una fabbrica. Semplice da giocare e facilissimo da spiegare, la nuova edizione l’ha reso ancora più opulento. Una vera gioia per gli occhi.
Chi fa da sé fa per tre ma non in Between two cities (Ghenos Games). Qui la collaborazione è fondamentale. Lo scopo è costruire una città piazzando tesserine secondo regole di piazzamento classiche (case lontane dalle fabbriche, uffici vicini tra loro...). Ciò che non è classico è come farlo. Costruiamo infatti una città con il giocatore alla nostra destra e un’altra con uno alla sinistra. Il problema però è che sono nostri avversari. Alla fine della partita infatti vincerà chi ha le due città che, sommate, valgono di più. Un meccanismo insidioso che stimola a fare subito un’altra partita tanto più che la durata è intorno alla mezz’ora.