Non si può morire senza aver mai varcato l’ingresso del Teatro alla Scala e provato la sensazione di trovarsi al centro del mondo dell’Opera. Il periodo storico non è l’ideale per tentare l’esperienza perché come tutti i luoghi dell’intrattenimento anche il teatro milanese è chiuso al pubblico, per questo l’accordo con Google Arts & Culture, che consente di visitare e scoprire bellezze e segreti di uno dei palcoscenici più ambiti in assoluto, rappresenta una svolta storica.
Il viaggio virtuale (si accede da g.go/teatroallascala) parte con le immagini a 360 gradi della facciata principale dell’edificio, la parte più fedele al progetto originario di Giuseppe Piermarini (inagurato nel 1778, fu eretto sul sito dell’ex chiesa di Santa Maria alla Scala, cui il teatro deve il nome) dopo la ristrutturazione, avvenuta tra il 2002 e il 2004, firmata da Mario Botta, con l’aggiunta della torre scenica e della torre ellittica.
La Scala “riapre” su Google Arts & Culture
La visita virtuale, ora online, permette di visitare sezioni anche solitamente difficilmente accessibili dell’edificio, consultare documenti, ammirare nel dettaglio i costumi e ripercorrere la collaborazione tra il teatro e grandi dell’arte e dell’architettura come De Chirico e Gae Aulenti.
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- Alessio Caprodossi
- 07 maggio 2020
Concepito per archiviare in chiave digitale l’enorme ricchezza architettonica, storica e scenografica del luogo, il lavoro dei fotografi di Big G consente di passeggiare per il teatro, scoprire i quattro ordini di palchi e le due gallerie, salire sul palco e immaginare la gloria (o i fischi) riservati ai maestri, infilarsi nella buca del suggeritore, assistere a un balletto dal Palco Reale.
Il vantaggio della navigazione online, però, è arrivare laddove la presenza fisica non permette, non solo guardando il dietro le quinte, ma fino al laboratorio industriale, come l’antica fabbrica Ansaldo, dove 150 artigiani creano gli allestimenti scenici e gli abiti – poco meno di mille quelli realizzati ogni anno – incluse creazioni ideate da Gianni Versace e Yves Saint Laurent. Non si tratta di una semplice, per quanto amplia, rassegna di capi unici perché, grazie agli scatti di Art Camera – con risoluzione inclusa tra 6-12 miliardi di pixel e immagini ottenute in relazione alle condizioni di luce e alle vibrazioni della sala – con due tap si può attivare lo zoom per carpire i dettagli e la cura con cui sono confezionate le vesti di scena (e passare da cabochon dorati al velluto nero alle pietre a specchio rubino).
Il percorso è lungo e, oltre a mostre e quiz per conoscere la storia del teatro, offre più di 259.000 immagini digitali pescate dall’archivio del teatro, incluso un rarissimo autografo di Giuseppe Verdi e le scenografie e i costumi che Giorgio De Chirico ha disegnato per alcuni balletti. “Il passaggio al digitale è una mossa preziosa perché offre un prodotto bello e facile da utilizzare, che permette a tutti di conoscere la storia del teatro proiettando La Scala anche nel futuro”, spiega Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, secondo cui “aprire le porte del teatro al mondo per ammirare la qualità architettonica e scoprire i processi produttivi è indice di un progetto dal valore enorme”.