Una piccola architettura per il fritto alla genovese

Nel borgo di Boccadasse, enclave sopravvissuta all’espansione della città moderna, proprio all’imbocco della crêuza che si arrampica fino al capo di Santa Chiara, Il Genovese propone cucina ligure da asporto, nella tradizione dei farinotti e delle sciamadde. Il locale, che si trova a pochi passi dalla piccola piaggia di sassi, è tutto contenuto in un ambiente dal pavimento in forte pendenza che ci rivela una sua originale funzione di servizio, forse qualcosa di simile a quell’attiguo magazzino di carbone che ha ospitato, negli anni 60, una delle più significative gallerie di arte contemporanea italiane, Il Deposito, capace di ospitare personali di Vasarely, Carmi, Dorazio, Fontana.

Progettato nei primi mesi del 2020, quando il manifestarsi della pandemia ha richiesto soluzioni a nuove e specifiche esigenze, Il Genovese ha accettato come punto di ripartenza la propria condizione costiera. Assumere la tipica auto-similarità delle coste è stata la scelta progettuale di fondo. L’insenatura, approdo e luogo di scambio del pescato, ha condotto, per via di una specie di principio di invarianza di scala, alla forma interna del locale. Il borgo e la spiaggia diventano, nei termini di una continua contrattazione degli spazi di relazione, luoghi dello scambio e del consumo dei prodotti gastronomici. In questo modo, cogliendo dal presente, scopriamo come anche dentro formule legate al commercio e alla cultura del cibo si possa sempre riassume una riflessione, un punto di vista sulla società. L’idea di poter produrre architetture incluse, mini-edifici che vivono al riparo contenitori più grandi, è alla base del disegno degli arredi. L’adattività del mattone consente di risolvere i problemi per approssimazione. In generale, il ricorso alla categoria dell’entry level commerciale dei materiali esprime la convinzione che le forniture di base posseggano, per via della loro semplicità, la capacità di naturalizzarsi con il tempo.