Le 10 icone dell’arredamento che ogni GenZ vorrebbe a casa sua

Ammesso che ce l’abbia, una casa: ma la generazione nata tra fine ’90 e inizio 2000 ha un gusto precisissimo in fatto di design, molto radical e coloratissimo, che vi raccontiamo.

1. Giancarlo Mattioli, Nesso, Artemide, 1967 Uno dei modi più iconici per fare luce, perfetto per la generazione che ha dato una seconda chanche alla plastica.

Courtesy Artemide

2. Ettore Sottsass, Ultrafragola, Poltronova, 1970 Non c’è cornice migliore per un mirror selfie che mostra l’outfit dalla testa ai piedi.

Courtesy Poltronova

3. Mario Bellini, Camaleonda, B&B Italia, 1970 Dal relax al lavoro, da soli o in gruppo: il divano che cambia forma per la generazione che cambia ogni giorno.

Courtesy B&B Italia

4. Anna Castelli Ferrieri, Componibili, Kartell, 1967 Raccogliere e conservare, tutto, ma in verticale. 

Courtesy Kartell

5. Ettore Sottsass, Shiva, BD Barcelona Design, 1970 Per chi sa quanto conta comunicare in modo efficace ed immediato e per ogni volta che dirlo solo con un fiore non basta.

Courtesy BD Barcelona Design

6. Franco Mello e Guido Drocco, Cactus, Gufram, 1972 Il maggiordomo ai tempi dello smartphone. Progettato per sentirsi altrove, disegna uno scenario tropicale anche in mezzo al cemento.

Courtesy Gufram

7. Anna Sörensson, Stockholm, Ikea, 2004 Icona di design democratico divenuto desideratissimo, o comunque l’importanza di rendere lo spazio foto-grafico.

Courtesy Ikea

8. Piero Fornasetti, Piatto Tema e Variazioni n.178, Fornasetti, 1968 Un grande classico in attesa che qualcuno produca un piatto con la faccia di Charli XCX.

Courtesy Fornasetti

9. Isamu Noguchi, Akari, Vitra, 1951 Capolavoro di un designer-scultore, rassicurante per chi ha temeva che l’inquinamento luminoso potesse rubare anche la luna.

Courtesy Vitra

10. Gaetano Pesce, Amazzonia, Corsi Design, 1990 Se è vero che la GenZ ha sposato la fluidità è anche vero che qualcuno prima l’ha inventata (e gli ha dato una forma). 

Courtesy Corsi Design

La GenZ è la prima nata digitale ed è la generazione che ha ripensato attraverso i nuovi strumenti  virtuali il modo di vivere, di lavorare, di informarsi, di innamorarsi e anche di fare sesso, e di fare politica.


Descrivere la casa-tipo di uno zoomer, cioè di uno nato tra il 1997 e il 2012, è un esercizio possibile, ma attraverso lo specchio del virtuale. Perché pare che la Generazione Z abbia ben chiaro come vuole abitare, anche se una casa non ce l’ha e forse non ce l’avrà. Perché non può permettersela. E perché ha imparato che lavorare, socializzare, creare e difendere una propria identità non dipende più così tanto dall’essere radicati a un luogo specifico e unico.

Per  una generazione che così rapidamente ha imparato a cambiare, a inventare e a leggere infinite immagini e informazioni, ad ascoltare più musica e viaggiare di più rispetto al passato riscoprendo il valore della narrazione, il design ha ovviamente il valore di una grande risorsa.

Tutto il design. Non solo quello contemporaneo, anzi. 

A Milano la Defhouse è una casa abitata da otto giovanissimi tiktoker. Courtesy Defhouse

La  nostalgia per il passato ha probabilmente a che fare con una nostalgia per il futuro, la cui attesa si consuma in una dimensione disillusa e spesso amara. Così guardare indietro consola. Alla GenZ piacciono gli anni ’70 e il postmoderno, in attesa di una rivoluzione che, come spiegava Andrea Branzi nella sua Introduzione al design italiano, nel nostro paese è sempre stata più teorica che pratica, più desiderata che effettivamente attuata e probabilmente in un tempo che sembra non saperci dare certezze, evadere serve ancora. Ma quello che vale per l’Italia, come spesso accade, forse semplicemente anticipa il resto del mondo.

1. Giancarlo Mattioli, Nesso, Artemide, 1967 Courtesy Artemide

Uno dei modi più iconici per fare luce, perfetto per la generazione che ha dato una seconda chanche alla plastica.

2. Ettore Sottsass, Ultrafragola, Poltronova, 1970 Courtesy Poltronova

Non c’è cornice migliore per un mirror selfie che mostra l’outfit dalla testa ai piedi.

3. Mario Bellini, Camaleonda, B&B Italia, 1970 Courtesy B&B Italia

Dal relax al lavoro, da soli o in gruppo: il divano che cambia forma per la generazione che cambia ogni giorno.

4. Anna Castelli Ferrieri, Componibili, Kartell, 1967 Courtesy Kartell

Raccogliere e conservare, tutto, ma in verticale. 

5. Ettore Sottsass, Shiva, BD Barcelona Design, 1970 Courtesy BD Barcelona Design

Per chi sa quanto conta comunicare in modo efficace ed immediato e per ogni volta che dirlo solo con un fiore non basta.

6. Franco Mello e Guido Drocco, Cactus, Gufram, 1972 Courtesy Gufram

Il maggiordomo ai tempi dello smartphone. Progettato per sentirsi altrove, disegna uno scenario tropicale anche in mezzo al cemento.

7. Anna Sörensson, Stockholm, Ikea, 2004 Courtesy Ikea

Icona di design democratico divenuto desideratissimo, o comunque l’importanza di rendere lo spazio foto-grafico.

8. Piero Fornasetti, Piatto Tema e Variazioni n.178, Fornasetti, 1968 Courtesy Fornasetti

Un grande classico in attesa che qualcuno produca un piatto con la faccia di Charli XCX.

9. Isamu Noguchi, Akari, Vitra, 1951 Courtesy Vitra

Capolavoro di un designer-scultore, rassicurante per chi ha temeva che l’inquinamento luminoso potesse rubare anche la luna.

10. Gaetano Pesce, Amazzonia, Corsi Design, 1990 Courtesy Corsi Design

Se è vero che la GenZ ha sposato la fluidità è anche vero che qualcuno prima l’ha inventata (e gli ha dato una forma).