Fatti un regalo! 10 capolavori del design sopra i 5000 euro

Dalla Carlton di Sottsass alla poltrona degli Eames passando per il Boa dei Campana: una selezione di oggetti del desiderio che trascendono l'uso quotidiano.

Tobia Scarpa, Biagio, 1968, Flos

Oggetto scultoreo, astratto e futuribile figlio dei’60 e profeta dei ’70, di giorno, Biagio è una scultura di marmo, al buio una scultura di luce modulata e plasmata dalle curve traslucide. È una lampada da tavolo ricavata da un unico blocco scavato di marmo bianco di Carrara statuario del peso di circa 7 kg. Quanto alla sua forza di icona, bastanole parole del suo designer sul suo modo di creare: “…le cose sono venute per conto loro. Io non c’entro. Questo è il bello degli oggetti. Quando non si paludano, quando emergono per la loro forza interna”.
(immagine via flos.com)   6.200 €

Gaetano Pesce, Feltri, Cassina, 1987

Ricerca figurativa e tecnologica hanno fatto da subito di questa poltrona una storia unica, che Cassina ha voluto brevettare dopo lo sviluppo nel suo centro studi. È realizzata completamente in tessuto, anche nella parte strutturale. Il corpo è infatti fatto di feltro di lana, irrigidito mediante resina termoindurente nella parete inferiore, e modellabile invece in quella superiore, per modulare a piacimento quell’effetto di coperta avvolgente raggiunto con la combinazione di struttura e trapunta interna. Le due componenti sono disponibili in una gamma ampia di colori e finiture, creando una grande molteplicità di possibili variazioni (la collezione di quilt vintage di Raf Simons rifiniva le trapunte di una serie limitata di 100 pezzi)
  da 7.000 €

Ingo Maurer, Birds Birds Birds, 1992

Questo lampadario a sospensione rappresenta al meglio l’approccio di Ingo Maurer, che combinava il lavoro artigianale realizzato in prima persona e il controllo dell’intero ciclo produttivo dell’oggetto, la materia semplice (qui lampadina e piume d’oca) e la ricerca di un risultato fuori d’ogni dubbio massimalista, teso a forzare i limiti della bellezza e dell’acettabilità convenzionali. D’altronde, diceva, “Qualche volta less taste is more taste”. Per quanto prodotto in serie, ognuna di queste lampade ottiene dal suo assemblaggio e dalla possibilità di regolazione nello spazio lo status di pezzo unico.
(immagine via ingo-maurer.com)   6.900 €

Studio 65, Bocca, Gufram, 1970

Bocca è un’opera di Pop Art: nasce da quella stagione, parla quella lingua e, in quanto pop, è arte perché prodotta industrialmente, in serie ampie ma comunque limitate. Ormai più che celebre, con la sua forma che nasce dal ritratto della diva Mae West fatto da Salvador Dalì, per poi affiancarsi a quelle ri-create da Roy Lichtenstein o Claes Oldenburg, è un divano leggermente asimmetrico agli estremi, perché tutte le bocche umane lo sono. È realizzato in poliuretano rivestito in tessuto, ed è disponibile dal 2008 anche nelle versioni Pink Lady (fucsia), Dark Lady con rivestimento ispirato al latex e megapiercing metallico, e dal 2016 come Boccadoro, una serie limitata a 50 pezzi.
  7.000 €

Driade Lab, Ziqqurat, 2020

Il brand famoso per le sue collaborazioni provocatorie con alcuni dei nomi più influenti del design industriale ha anche una sua unità di progettazione, Driade Lab, che in questo oggetto ha lavorato sulla messa in discussione la funzione e i caratteri tradizionali del buffet, applicando su questo impilamento di scatole in mdf laminato pattern floreali o geometrici, vicini alle composizioni di strisce di Daniel Buren, dalla disposizione apparentemente  randomica che va però a integrare gli elementi fondamentali come spigoli o maniglie secondo una precisa logica compositiva.
(immagine via madeindesign.it)   7.500 €

Charles e Ray Eames, Lounge chair and ottoman, Vitra (in origine Herman Miller), 1956

Ormai vuole la leggenda che un giorno Charles Eames abbia chiesto “Ma perché non facciamo una versione aggiornata di quelle vecchie poltrone da club inglesi?”, e che dopo qualche anno di tentativi ne sia derivato questo dirompente manifesto di una nuova domesticità, dove si combinano il moderno funzionale delle sedie metalliche da ufficio, la struttura monoscocca in legno curvato, i cuscini removibili in cuoio. Già dagli anni ’40 gli Eames sperimentavano le potenzialità del compensato curvato, trasferendole all’arredo con le sedie del 1946: questo spirito evolutivo è mantenuto  anche oggi da Vitra, che ha creato una nuova versione, più grande, della Lounge Chair per rispondere all’aumento dell’altezza media negli ultimi decenni.
  12.600 €

Carlo Mollino, Cavour CM, Zanotta (dal 2020), 1949

Fin dagli anni ‘30 Mollino lavora a una sua ricerca sulla performance strutturale della leggerezza, con elementi in legno sottili e dalle forme organiche, biomorfe, in contrasto con le ortogonalità del razionalismo, enfatizzate dalla trasparenza di piani in cristallo. Nella collezione che nel 2020 Zanotta ha rieditato come omaggio al maestro del Teatro Regio, troviamo il basamento reticolare del tavolo Reale, e il contrasto tra curve dinamiche e volumi astratti dello scrittoio Cavour, tutto giocato tra sbalzi audaci e appoggi puntiformi. (immagine courtesy Zanotta) da 13.980 €

Ettore Sottsass, Carlton, Memphis, 1981

È chiaro che se in una casa arriva Carlton, arriva un manifesto: il manifesto di Memphis, del postmoderno e della sua internazionalità a partire da un’intuizione italiana. Si tratta di una libreria che spesso si vede senza libri, tale è la sua forza di monumento, oggetto architettonico o totem da casa, che ironizza sulla stessa monumentalità come sui materiali pregiati che la dovrebbero determinare: è realizzata infatti in mdf rivestito coi laminati Abet-print, nome già fondamentale nella ridiscussione del valore dei materiali che era il fondammento della stagione radicale italiana di Superstudio e Archizoom.
  15.770 €

Fernando e Humberto Campana, Boa, Edra, 2002

Per ragioni commerciali è definito divano, ma Boa è più propriamente un oggetto generato dal più completo edonismo, dove trovare e sperimentare le posizioni che si vogliono, tra gli intrecci dei quattro tubolari da 30 m, riempiti di poliuretano e piume d’oca, e rivestiti di velluto dagli effetti cangianti, che richiedono quattro persone per il loro assemblaggio e composizione. Un concept che sta a al crocevia tra l’industria, l’artigianato e il pezzo unico, nella linea di ricerca dei Campana tesa a decostruire tipologie come sedia, divano, struttura, rivestimento,  materiale interno od esterno, come si può vedere dalle loro sedute Favela e Vermelha.
(immagine via edra.com)   25.000 €

Franco Albini, Veliero, Cassina (in origine Poggi), 1938

Un’altra libreria, un altro manifesto: oltre 80 anni fa, Franco Albini fa realizzare da Poggi un unico prototipo di libreria per il suo appartamento milanese di via De Togni, che peraltro dopo 20 anni viene distrutto, diventando così icona nel massimo senso dell’espressione: conosciuto e ripreso da tutti, senza che ne esista fisicamente un solo esemplare. Questo fino all’ultimo decennio, in cui Cassina  ha rimesso in produzione alcuni dei pezzi fondamentali di Albini, tra cui questa libreria, razionale nella concezione come nel disegno, costituita da due puntoni in frassino ai quali è appesa, con un sistema di cavi metallici e staffe di legno, una cascata di ripiani sdoppiati in vetro.
(immagine via cassina.com)   36.000 €

Fernando e Humberto Campana, Boa, Edra, 2002 (immagine via edra.com)

Oggetti il cui valore (e prezzo) si è costruito mentre si costruiva la storia stessa dell’architettura e del design, oppure veri instant classics dal valore dirompente, o ancora oggetti che nascono dall’arte — pura o plastica che sia — per incontrare la via dell’industria.  Gli esperimenti degli Eames che partono dalle protesi in legno compensato per arrivare alla decostruzione delle poltrone inglesi tradizionali, o i mucchi disordinati di lampadine e piume d’oca di Ingo Maurer. Considerati come pezzi da investimento, connettono il valore economico ad un corrispettivo parzialmente materiale (il pezzo, la qualità, la materia), discorso che potrebbe essere prossimo all’obsolescenza: ma nell’attesa di traslocare definitivamente in un mondo digitale, abbandonarsi sulle spire di velluto del Boa guardando un Veliero carico di libri e oggetti potrebbe ancora avere il suo senso.  

Tobia Scarpa, Biagio, 1968, Flos Oggetto scultoreo, astratto e futuribile figlio dei’60 e profeta dei ’70, di giorno, Biagio è una scultura di marmo, al buio una scultura di luce modulata e plasmata dalle curve traslucide. È una lampada da tavolo ricavata da un unico blocco scavato di marmo bianco di Carrara statuario del peso di circa 7 kg. Quanto alla sua forza di icona, bastanole parole del suo designer sul suo modo di creare: “…le cose sono venute per conto loro. Io non c’entro. Questo è il bello degli oggetti. Quando non si paludano, quando emergono per la loro forza interna”.
(immagine via flos.com)   6.200 €

Gaetano Pesce, Feltri, Cassina, 1987 Ricerca figurativa e tecnologica hanno fatto da subito di questa poltrona una storia unica, che Cassina ha voluto brevettare dopo lo sviluppo nel suo centro studi. È realizzata completamente in tessuto, anche nella parte strutturale. Il corpo è infatti fatto di feltro di lana, irrigidito mediante resina termoindurente nella parete inferiore, e modellabile invece in quella superiore, per modulare a piacimento quell’effetto di coperta avvolgente raggiunto con la combinazione di struttura e trapunta interna. Le due componenti sono disponibili in una gamma ampia di colori e finiture, creando una grande molteplicità di possibili variazioni (la collezione di quilt vintage di Raf Simons rifiniva le trapunte di una serie limitata di 100 pezzi)
  da 7.000 €

Ingo Maurer, Birds Birds Birds, 1992 Questo lampadario a sospensione rappresenta al meglio l’approccio di Ingo Maurer, che combinava il lavoro artigianale realizzato in prima persona e il controllo dell’intero ciclo produttivo dell’oggetto, la materia semplice (qui lampadina e piume d’oca) e la ricerca di un risultato fuori d’ogni dubbio massimalista, teso a forzare i limiti della bellezza e dell’acettabilità convenzionali. D’altronde, diceva, “Qualche volta less taste is more taste”. Per quanto prodotto in serie, ognuna di queste lampade ottiene dal suo assemblaggio e dalla possibilità di regolazione nello spazio lo status di pezzo unico.
(immagine via ingo-maurer.com)   6.900 €

Studio 65, Bocca, Gufram, 1970 Bocca è un’opera di Pop Art: nasce da quella stagione, parla quella lingua e, in quanto pop, è arte perché prodotta industrialmente, in serie ampie ma comunque limitate. Ormai più che celebre, con la sua forma che nasce dal ritratto della diva Mae West fatto da Salvador Dalì, per poi affiancarsi a quelle ri-create da Roy Lichtenstein o Claes Oldenburg, è un divano leggermente asimmetrico agli estremi, perché tutte le bocche umane lo sono. È realizzato in poliuretano rivestito in tessuto, ed è disponibile dal 2008 anche nelle versioni Pink Lady (fucsia), Dark Lady con rivestimento ispirato al latex e megapiercing metallico, e dal 2016 come Boccadoro, una serie limitata a 50 pezzi.
  7.000 €

Driade Lab, Ziqqurat, 2020 Il brand famoso per le sue collaborazioni provocatorie con alcuni dei nomi più influenti del design industriale ha anche una sua unità di progettazione, Driade Lab, che in questo oggetto ha lavorato sulla messa in discussione la funzione e i caratteri tradizionali del buffet, applicando su questo impilamento di scatole in mdf laminato pattern floreali o geometrici, vicini alle composizioni di strisce di Daniel Buren, dalla disposizione apparentemente  randomica che va però a integrare gli elementi fondamentali come spigoli o maniglie secondo una precisa logica compositiva.
(immagine via madeindesign.it)   7.500 €

Charles e Ray Eames, Lounge chair and ottoman, Vitra (in origine Herman Miller), 1956 Ormai vuole la leggenda che un giorno Charles Eames abbia chiesto “Ma perché non facciamo una versione aggiornata di quelle vecchie poltrone da club inglesi?”, e che dopo qualche anno di tentativi ne sia derivato questo dirompente manifesto di una nuova domesticità, dove si combinano il moderno funzionale delle sedie metalliche da ufficio, la struttura monoscocca in legno curvato, i cuscini removibili in cuoio. Già dagli anni ’40 gli Eames sperimentavano le potenzialità del compensato curvato, trasferendole all’arredo con le sedie del 1946: questo spirito evolutivo è mantenuto  anche oggi da Vitra, che ha creato una nuova versione, più grande, della Lounge Chair per rispondere all’aumento dell’altezza media negli ultimi decenni.
  12.600 €

Carlo Mollino, Cavour CM, Zanotta (dal 2020), 1949 Fin dagli anni ‘30 Mollino lavora a una sua ricerca sulla performance strutturale della leggerezza, con elementi in legno sottili e dalle forme organiche, biomorfe, in contrasto con le ortogonalità del razionalismo, enfatizzate dalla trasparenza di piani in cristallo. Nella collezione che nel 2020 Zanotta ha rieditato come omaggio al maestro del Teatro Regio, troviamo il basamento reticolare del tavolo Reale, e il contrasto tra curve dinamiche e volumi astratti dello scrittoio Cavour, tutto giocato tra sbalzi audaci e appoggi puntiformi. (immagine courtesy Zanotta) da 13.980 €

Ettore Sottsass, Carlton, Memphis, 1981 È chiaro che se in una casa arriva Carlton, arriva un manifesto: il manifesto di Memphis, del postmoderno e della sua internazionalità a partire da un’intuizione italiana. Si tratta di una libreria che spesso si vede senza libri, tale è la sua forza di monumento, oggetto architettonico o totem da casa, che ironizza sulla stessa monumentalità come sui materiali pregiati che la dovrebbero determinare: è realizzata infatti in mdf rivestito coi laminati Abet-print, nome già fondamentale nella ridiscussione del valore dei materiali che era il fondammento della stagione radicale italiana di Superstudio e Archizoom.
  15.770 €

Fernando e Humberto Campana, Boa, Edra, 2002 Per ragioni commerciali è definito divano, ma Boa è più propriamente un oggetto generato dal più completo edonismo, dove trovare e sperimentare le posizioni che si vogliono, tra gli intrecci dei quattro tubolari da 30 m, riempiti di poliuretano e piume d’oca, e rivestiti di velluto dagli effetti cangianti, che richiedono quattro persone per il loro assemblaggio e composizione. Un concept che sta a al crocevia tra l’industria, l’artigianato e il pezzo unico, nella linea di ricerca dei Campana tesa a decostruire tipologie come sedia, divano, struttura, rivestimento,  materiale interno od esterno, come si può vedere dalle loro sedute Favela e Vermelha.
(immagine via edra.com)   25.000 €

Franco Albini, Veliero, Cassina (in origine Poggi), 1938 Un’altra libreria, un altro manifesto: oltre 80 anni fa, Franco Albini fa realizzare da Poggi un unico prototipo di libreria per il suo appartamento milanese di via De Togni, che peraltro dopo 20 anni viene distrutto, diventando così icona nel massimo senso dell’espressione: conosciuto e ripreso da tutti, senza che ne esista fisicamente un solo esemplare. Questo fino all’ultimo decennio, in cui Cassina  ha rimesso in produzione alcuni dei pezzi fondamentali di Albini, tra cui questa libreria, razionale nella concezione come nel disegno, costituita da due puntoni in frassino ai quali è appesa, con un sistema di cavi metallici e staffe di legno, una cascata di ripiani sdoppiati in vetro.
(immagine via cassina.com)   36.000 €