“Se sei troppo dogmatico con i tuoi criteri, non sarai in grado di lavorare con le nuove categorie di design che emergono. Se sei flessibile, come tendiamo ad essere al MoMA, allora puoi accogliere nuove categorie. Quello che vogliamo è che i nostri criteri si pieghino, non si spezzino”, spiega Paola Antonelli, Senior Curator del Dipartimento di Architettura e Design e di Ricerca e Sviluppo del MoMA. Quando è stata intervistata presso Triennale Milano, nel giugno del 2018, la Collezione Design del museo newyorkese contava circa 5.500 oggetti. Guardando la sezione del sito web dedicata alla collezione, oggi troviamo invece 8.062 lavori (tra quelli documentati e pubblicati). Navigare l’archivio online del museo ci fa capire quanto l’idea contemporanea di design sia ampia, in espansione e radicata nelle nostre vite. Non troviamo solo i grandi nomi della storia della disciplina – da Marcel Breuer a Neri Oxman, passando per i vari Sottsass e Castiglioni – ma anche oggetti anonimi, strumenti tecnici o elementi che mai assoceremmo al design, ma che si sono rivelati importanti nell’evoluzione della nostra cultura materiale.
11 oggetti sorprendenti della collezione design del MoMA
Negli archivi del museo di New York non ci sono solo gli “ovvi” prodotti disegnati da maestri come Achille Castiglioni, Charlotte Perriand o Alvar Aalto.
Il 30 marzo 1858, Hymen Lipman ottenne il brevetto per aver creato la prima matita con un involucro di legno e una gomma attaccata, rivoluzionando la didattica nelle scuole e negli istituti d’arte. Metteva a un’estremità dell’involucro in legno la grafite o il piombo, sistemandolo in una scanalatura interna. All’altra estremità scavava una scanalatura più ampia per posare e incollare un bastoncino. In questo modo, entrambe le estremità potevano essere affilate. Sfortunatamente, il brevetto fu poi revocato dalla Corte Suprema quando fu contestato da una ditta tedesca, la Faber-Castell, che attaccava la gomma usando una ghiera di metallo. Lipman non inventò né la matita né la gomma, semplicemente combinò le due cose e l'invenzione fu considerata non valida. Tuttavia, Hyman Lipman ha contribuito enormemente al design predominante delle nostre amate matite.
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- Salvatore Peluso
- 18 dicembre 2021
- New York City
Quelli che Jasper Morrison e Naoto Fukasawa definirono oggetti “super normali” sono senza dubbio una delle categorie più interessanti: rappresentano tutti quei prodotti che ci circondano silenziosamente, nascondendo storie e successi incredibili. Altro insieme di elementi della collezione sono quelli legati alla transizione digitale che stiamo vivendo: se è normale identificare come “di design” una sedia, un tavolo o una maniglia, è molto meno facile considerare gli strumenti che definiscono il web come icone, puntatori e altri. Il dietro le quinte di ogni acquisizione lo ha rivelato Paola Antonelli: “curiosamente, il segno ‘@’ che abbiamo acquisito nel 2010 è passato attraverso il comitato di acquisizione senza problemi. Abbiamo solo dovuto convincere alcuni colleghi che non riuscivano a comprendere il significato dell’acquisizione. Per i videogiochi è stato molto più difficile. Erano percepiti come una minaccia alla purezza del design e dell’arte dell’intera collezione del MoMA.
La piccozza è uno strumento utilizzato per l’alpinismo, che nasce dalla necessità di integrare i due attrezzi: bastone e accetta. Il MoMA ha nella sua collezione un esemplare di quella utilizzata per la celebre scalata del K2, datata 31 luglio 1954. A realizzarla è stata la Grivel, storica fabbrica italiana di piccozze e ramponi e oggi di altre attrezzature per l’alpinismo, che nel 2018 ha compiuto 200 anni di età.
Quella di scambiarsi regali e messaggi di auguri per le festività è una tradizione antica e diffusa (per lo meno nel mondo occidentale). I bigliettini di auguri sono uno strumento apparentemente banale, ma che può essere considerato un oggetto di design. Fanno parte della collezione del MoMA quelli disegnati dal grafico statunitense Robert Brownjohn per diverse aziende.
L'IBM 305 RAMAC (Random Access Method of Accounting and Control) è stato il primo computer commerciale (1956) dotato di una memoria a disco magnetico a testine mobili. Il computer occupava una stanza di 9x15 m, ed è stato uno degli ultimi computer a valvole costruito da IBM. Il suo pannello di controllo è conservato al MoMA come testimonianza della nascente “era dei computer”.
Uno dei progetti di information design più ambiziosi ed efficaci mai eseguiti in Gran Bretagna, e nel mondo, è il sistema di segnaletica stradale e autostradale progettato da Jock Kinneir e Margaret Calvert dal 1957 al 1967. Rigoroso dal punto di vista teorico, ma inclusivo e coinvolgente, il loro sistema è diventato il modello di riferimento per la segnaletica stradale moderna di mezzo mondo.
Un semplice ventilatore da tavolo al MoMA? Sì. Ovviamente non è più in produzione ma è possibile acquistarlo in vari mercatini online per poche decine di euro.
Un prodotto che interpreta in modo unico un oggetto quotidiano e che è diventato iconico nel suo settore. Un best seller, ancora oggi sul mercato. Fa parte della collezione permanente di design del MoMA dal 1977.
The Max Headroom Show è una serie TV di culto, trasmessa per la prima volta nel 1985 e considerata pioniera dell’intrattenimento digitale in computer grafica: simbolo del futuro e di quello che il computer poteva creare se programmato bene. Tutto questo nonostante il protagonista fosse in realtà un attore molto ben truccato. Max Headroom era uno sguardo preveggente sulla gratificazione immediata dell’era di internet. Girato negli anni Ottanta, era ambientato in un futuro che poi si è rivelato vicinissimo.
Il design a goccia rovesciata del Pin di Google Maps è stato creato per essere sia riconoscibile sia funzionale, indicando precisamente una posizione senza oscurare l'area vicina. Questa icona digitale ubiqua sfocia nella vita reale nel lavoro di artisti come Aram Bartholl, che crea spille fisiche di Google Maps per contrassegnare i luoghi nel mondo materiale.
Spiegare come i sistemi AI si connettono e l'effetto che hanno sul mondo non è un compito facile. Ma è quello che i professori Kate Crawford e Vladan Joler hanno tentato di fare in questa opera e con un saggio.
Le forbici “con il manico arancione”. A produrle è Fiskars, un marchio finlandese che prende il nome dal villaggio in cui l’azienda nasce nell’Ottocento (inizialmente era una fabbrica di posate). Di queste forbici – progettate da Olof Backstrom e considerate ormai una vera e propria icona del design nordico – ne sono state vendute oltre un miliardo in tutto il mondo. Oltre al colore, la caratteristica fondamentale del prodotto è la sua ergonomia. L’azienda ha infatti introdotto per la prima volta al mondo la plastica per la realizzazione dei manici.