“Développement désirable”, ovvero “sviluppo desiderabile”, è il tema che la Paris Design Week si è data per la ricca edizione 2021. Un fil rouge azzeccato, quello offerto dalla crasi tra sviluppo sostenibile, “développement durable” in francese, e l’etichetta un po’ voluttuosa del desiderio. Tra i due mondi non corre sempre buon sangue, soprattutto in una città come Parigi che dello scontro tra ricca aristocrazia e plebe rivoluzionaria fa ancora un tratto identitario vivo e sentito. Eppure, questa Paris Design Week vuole ironicamente mostrarci una possibile via di contatto tra questi due visioni, conciliando l’estetica un po’ opulenta orientata al lusso e alla piccola serie con un ecologismo sempre più capillare ma esteticamente ricercato e non punitivo.
5 spazi della Paris Design Week dove la sostenibilità diventa voluttuosa
Rianimatasi con una edizione tornata alla normalità, la Paris Design Week ha presentato progetti sempre più attenti a soluzioni eco-responsabili che conciliano estetica e potenziali applicativi.
foto Louis Courcier
foto Matthieu Barani
foto Matthieu Barani
foto Matthieu Barani
foto Vincent Leroux
photo Vincent Leroux
foto Vincent Leroux
foto Vincent Leroux
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- Giulia Zappa
- 23 settembre 2021
Tra le oltre 370 proposte – non certamente tutte delle vere e proprie anteprime internazionali e nazionali – vi presentiamo una carrellata delle scoperte più interessanti.
La ricerca dovrebbe manifestarsi più spesso alle design week: è il veicolo di una intensità che fa da antidoto alla superficialità degli eventi diffusi, e permette di scoprire progetti nascosti, magari perché lungamente meditati o incubati. Tra i progetti di Agorà du Design, borse di studio attribuite dalla Fondation Agora a designer, curatori e ricercatori, troviamo lo studio su una mostra dimenticata su Jean Prouvé di Laure Garreau, ma anche hack domestici per ottimizzare l’impatto del riscaldamento climatico dell’architettura pavillionaire (Le Pavillon des rêves, Pablo Bras), o la ricerca etnografica sull’offerta di fiori di Christopher Dessus. Una menzione speciale al lavoro del designer bretone Samuel Tomatis, che mette a punto soluzioni scalabili per l’applicazione delle alghe – diffusissime, e persino infestanti, nella sua regione di origine – con cui realizzare soluzioni architettoniche ma anche produzioni di pelle, tessuti, carta.
Samuel Tomatis
Samuel Tomatis
Samuel Tomatis
Pablo Bras
Christopher Dessus
Christopher Dessus
In uno degli storici punti nevralgici della design week, le nuove proposte mostrano i muscoli. Tra i progetti più originali, la proposta di un pollaio “di design” che mette insieme estetica e benessere animale, abbracciando felicemente l’estetica multispecista. Ancora, la sedia di Dunia Designs, realizzata attraverso la riconversione di rifiuti in plastica trasformati in arredi flackpack a basso impatto: un modello virtuoso per arredi low tech che contribuiscono a ripulire l’ambiente dando vita a oggetti dalla forma schietta, ispirata a modelli tipologici tanto locali che universali.
Ispirata al piccolo villaggio del deserto texano che accolse Donal Judd e che ancora oggi ospita la sua fondazione, Marfa di Sandra Benhamou è una collezione di arredi in legno massello che interpreta la lezione minimalista del maestro americano attraverso una combinazione sapiente tra linee epurate e materiali naturali. Mai severo, il tratto minimalista si nobilita dall’accostamento tra specie legnose, sughero e juta, e dall’alta falegnameria che distingue la lavorazione dei pezzi, tutti realizzati in Francia in piccola serie. Menzione d’onore al comodino bar, un cubo insospettabile che, come uno scrigno segreto, si apre all’uso offrendo con i suoi cassetti degli spazi contenitori realmente funzionali.
Tra le nuove proposte dedicate alla ricerca (ancora una volta) low tech a basso impatto ambientale, c’è anche il nuovo spazio dedicato al design circolare che lo storico collettivo francese 5.5 ha aperto accanto al proprio studio a rue Popincourt. Tra i primi a sperimentare in Francia, già a partire dal 2003, un upcycling espressivo che non nasconde il proprio intervento di hacking ma anzi lo valorizza come un innesto scioccante e creativo, i 5.5 si affiancano ad altri progettisti che lavorano i materiali di scarto per produrre nuovi bio materiali o sperimentare tecniche che permettono processi di rivalorizzazione efficiente e se possibile economicamente sostenibile. Nei prossimi mesi, la galleria continuerà le proprie attività di animazione intorno al tema del circolare, proponendosi tanto come vetrina che come atelier per una sperimentazione hands on.
Il successo degli eventi di una design week ha spesso a che fare con la qualità atmosferica generata da un luogo emblematico. Per la collettiva di Bienvenue Design, a fare la differenza è il carico di storia de l’Hotel La Louisiane, indirizzo mitico per artisti e filosofi dell’esistenzialismo che di queste stanze fecero il loro quartier generale e la loro casa. Gli spazi, modesti e tentacolari con corridoi che possono persino raggiungere i sessanta centimetri di larghezza, si aprono su piccole stanze che ogni galleria o designer ha arredato a tema, o usato come ambientazione per i propri lavori. Un’opportunità per risentire il fremito di una rive gauche oramai completamente perduta, e per ritrovare i lavori di Koen Van Guijze, Marc Barud, It’s Great Design, Spazio Effimero, Atelier Jespers.
Una lampada di Koen Van Guijze