Non si può cominciare una storia dei fuoristrada senza partire dal Willys MB, universalmente riconosciuto come il “nonno” di questo genere. Nato nel 1941, insieme a esso arriva anche quel termine, jeep, che sta per GP, ovvero General Purpose, multiuso. L'idea di questo veicolo era di essere un tuttofare leggero da ricognizione in grado di affrontare numerosi terreni, praticamente quello che il cavallo era stato nella prima guerra mondiale. Il suo ruolo fu così fondamentale che il presidente Eisenhower lo definì «una delle tre armi decisive degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale» mentre l'esercito statunitense lo rese famoso in tutto il mondo cedendo parte dei 650mila veicoli prodotti anche agli alleati. Non c'era latitudine che non ne avesse visto almeno uno. La versione civile della Willys Mb arrivò nel 1945 con la Jeep CJ, prima consacrazione di un marchio tuttora in vita con un primato non da poco: fu la prima auto di massa con trazione integrale.
10 fuoristrada che hanno fatto la storia del car design
Nati come mezzi militari, duri e puri, durante la Seconda Guerra Mondiale, i fuoristrada nel tempo sono evoluti, fino a toccare un incredibile equilibrio tra versatilità ed eleganza.
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- Alessio Lana
- 31 maggio 2021
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Come visto con la Jeep CJ, solo nel secondo dopoguerra i fuoristrada si diffusero a livello privato. Dall'altra parte del Pacifico, nel 1941, l'armata imperiale giapponese aveva visto in funzione le Jeep nelle Filippine. Impossibile non rimanerne colpiti e così un mezzo era stato prontamente spedito in patria. I giapponesi avevano lavorato alacremente di reverse engineering per carpirgli tutti i segreti ma poi, nel 1951, erano stati gli Usa stessi a ordinare cento veicoli con le specifiche delle Willys a Toyota. I cosiddetti Toyota Jeep BJ erano infatti fondamentali per la Guerra di Corea. È da qui che nasce una nuova icona che batterà Jeep sul suo campo: il Toyota Land Cruiser. Lungo la sua storia il fuoristrada diventerà sempre più “civile”, perdendo la durezza degli inizi e abbracciando le morbide curve di oggi ma l'anima più o meno la stessa. Ancora oggi è impossibile non incontrarlo in ogni contesto, dagli umidi tropici ai deserti africani passando per l'Outback australiano, in mano a turisti, eserciti regolari e milizie.
Saltiamo fino agli '70 per incontrare il Range Rover, altro modello diventato poi simbolo dell'intero comparto. Lanciato nel 1970 come figlio più stradale e lussuoso del Land Rover (ne parleremo più avanti) poco dopo l'uscita incassa subito l'apprezzamento generale per il suo design. È stata infatti la prima vettura di sempre ad essere esposta al Louvre come “opera esemplare di design industriale”. Oltre l'estetica, Range Rover venne messa alla prova anche sul campo, partecipando, nel 1979, alla prima Parigi-Dakar e vincendola (impresa ripetuta poi due anni dopo). Superati i 50 anni di vita e tuttora in produzione, l'icona inglese finora è comparsa in quasi 1.500 film e serie Tv (di cui quattro James Bond) e tra i suoi possessori annovera la regina Elisabetta, Paul McCartney e Tom Cruise.
Il carattere utilitaristico dei fuoristrada non poteva certo passare inosservato in Unione Sovietica. Nel 1976 ecco che al XXV Congresso del Partito comunista sovietico viene presentata una vettura, la Lada Niva. Non spicca certo per la sua estetica, che possiamo definire quantomeno essenziale ma per due aspetti. Può essere vista infatti come un proto-Suv, un veicolo “tuttoterreno” piuttosto piccolo e versatile utilizzabile sia su asfalto che su terra o neve. In più era (ed è) totalmente manuale e riparabile con pochissimi attrezzi. La produzione prende avvio nel 1977 a Togliatti, quella città, conosciuta in Italia come Togliattigrad, dove il regime comunista e la Fiat negli anni '60 avevano costruito Vaz, enorme impianto di cinque milioni di metri quadri con 270 chilometri di linea di montaggio e capacità produttiva di quasi un milione di automobili all'anno. Lo scopo dopotutto era mastodontico: motorizzare le repubbliche sovietiche.
Tanti fuoristrada sono sopravvissuti allo scorrere del tempo ma pochissimi sono rimasti fedeli a loro stessi come il Classe G di Mercedes-Benz. Facciamo un gioco: guardate il primo modello, quello del 1979. Ora date un'occhiata alla versione attuale e trovate le differenze. Sono pochissime. Per il Classe G (la lettera sta per Geländewagen, fuoristrada) possiamo parlare davvero di design senza tempo. Anche qui la nascita miscela uso civile e militare, lusso e prestazioni. La stella a tre punte voleva dimostrare di saper fare un'auto che potesse essere usata da un polo all'altro passando per tutti le zone climatiche di mezzo. E riuscì. Una generazione dopo l'altra, il Classe G è diventato anche uno dei fuoristrada più amati dagli elaboratori che si sono sbizzarriti con trasformazioni estreme. Un esempio? Il G63 AMG con sei ruote motrici e ben 700 cavalli.
A 38 anni di distanza ancora se ne vedono in giro. Non c'è pubblicità migliore per la prima Panda 4x4, modello nato nel 1983 che ha avuto il merito di offrire a chi abitava in campagna e in montagna un'alternativa low cost ai costosi fuoristrada. Meccanica al cento per cento, spartana ed essenziale, era una vettura affidabile come un orologio svizzero e poteva essere riparata letteralmente da chiunque. La sua aria rude era stata addolcita da allestimenti successivi come il Sisley ma il suo picco massimo l'ha raggiunto con Gianni Agnelli che faceva sfoggio della sua Panda 4x4 Trekking color argento metallizzato nei dintorni di St. Moritz e Cortina. Quello stesso modello è stato recentemente restaurato dalla Garage Italia di Lapo Elkann (nipote dell'Avvocato) e battuto all'asta per 37mila euro.
“Se siete indecisi tra un'auto e un fuoristrada, compratele tutte e due”. Gli anni '80 sarebbero stati meno colorati senza il Suzuki Vitara, un fuoristrada formato mignon figlio del popolare SJ. Chiamato anche Sidekick o Escudo, giocava tutto sulle dimensioni. Con i suoi 3.650 mm di lunghezza, portava in Europa un segmento poco battuto dai marchi continentali, una vettura con la seduta alta ma utilizzabile in città, un veicolo spazioso ma senza problemi di parcheggio, un vero e proprio fuoristrada con la trazione integrale inseribile manualmente e il cambio con le ridotte che si comportava bene anche sull'asfalto (anche se lentissimo, ammettiamolo). E poi c'era la versione cabrio, un vero must, magari con il surf d'ordinanza.
Muscoloso, enorme, allergico alle strade europee, l'Hummer H1 è un fuoristrada che è riuscito a fare uno scarto culturale non da poco. Le origini, come di consueto, sono militari ma la versione stradale ha avuto uno sponsor d'eccellenza, Arnold Schwarzenegger. Era il 1992 e l'operazione Desert Storm nel Golfo aveva diffuso nel mondo le immagini di quegli enormi Humvee dell'esercito Usa che superavano rocce come fossero marciapiedi, sfrecciavano nel deserto, lanciavano missili. “Avevo bisogno di un veicolo che riflettesse la mia personalità”, dirà poi il futuro governatore della California che divenne il primo possessore del proto H1, praticamente un Humvee con la targa e senza vernice mimetica. Lungo 4.686 mm (Quasi come due Smart) e largo 2197mm (Poco meno di una Smart. In lunghezza.), Hummer H1 è riuscito a incarnare il sogno di Terminator prima e della cultura hip-hop poi. Tra i suoi più grandi sostenitori c'era il rapper Tupac Shakur mentre Schwarzy, recentemente, se n'è fatto elettrificare uno. Eminem, Coolio e Dr. Dree invece avevano preferito il “piccolo” di casa, l'H2.
Se Terminator guidava l'H1, Rambo preferiva la Lamborghini. Sylvester Stallone è stato uno dei più noti possessori della LM 002, il fuoristrada di Sant'Agata Bolognese che partiva da lontano, da quel Cheetah nato negli anni '70 come proposta da sottoporre all'esercito americano per un nuovo veicolo tuttoterreno. La commessa fu vinta da Am general e dal suo Humvee ma LM 002 ebbe il merito di proporre una vera e propria supercar formato famiglia, con una velocità massima di 210 km/h e uno 0-100 km/h in 7,8 secondi. La Rambo-Lambo, com'è stata soprannominata, è stata prodotta tra il 1986 e il 1993 e ha avuto tra i suoi acquirenti anche Uday Hussein, figlio di Saddam, e tantissimi rampolli sauditi che la usavano per sfrecciare nel deserto, là dove le altre Lambo non osavano neppure. In più è la nonna della Urus, l'attuale Suv Lamborghini da 650 cavalli e 305 km/h di velocità massima.
Dicevamo che saremmo tornati al Land Rover ed eccoci qui. Tra i fuoristrada iconici non poteva mancare il Defender che il 17 aprile ha accompagnato le spoglie terrene del principe Filippo ai Frogmore Gardens di Windsor. Commissionato nel 2006, il Land Rover Defender 130 Gun Bus è una versione speciale creata seguendo proprio le direttive del principe consorte. Di colore “Deep Bronze Green”, è stato generosamente allungato per alloggiare una una nuova cabina passeggeri con grandi finestre, illuminazione Led e interni in pelle verde con finiture in rovere francese. Un tocco di stile ed eleganza all'interno di un veicolo muscoloso e decisamente British.