Nei giorni in cui si sta ragionando sulla ripartenza dei musei e delle istituzioni culturali, che avverrà dal 18 maggio – gradualmente, se ci saranno le condizioni sanitarie sufficienti e comunque in una veste ben diversa da quella a cui eravamo abituati – la Fondazione Franco Albini mette in campo, con gradualità e metodo, un programma di nuovi video: “I racconti di…”. Lo scopo è naturalmente quello di tenere vivi e accessibili, in questa fase di chiusura al pubblico, l’opera e il “metodo Albini” e di trasmetterli in tutte le declinazioni che i suoi eredi hanno saputo dargli dal 2007, a 30 anni dalla morte di Franco Albini, quando è nata la Fondazione, negli stessi spazi di via Telesio dove il maestro ha lavorato molti anni. La base dei 17 video è ovviamente il materiale dell’Archivio Albini – dichiarato Patrimonio Storico Nazionale – mentre la tecnica scelta da tutti gli “attori” dei video è il racconto: personale, aneddotico, sempre appassionato, fatto da chi quotidianamente lavora per tenere viva la memoria di Albini.
Se è indubbio che l’anima intensa di luoghi come questo si scopre alla vecchia maniera, con un “faccia a faccia” con le cose e le persone, lentamente, è anche vero che il format di questi video è una sua buona traduzione virtuale. Una bella occasione che aiuta a immergersi nel mondo carico di rigore e passione del maestro dell’architettura e del design italiano e nei tanti progetti per Milano, per entrare virtualmente nelle stanze dello studio, dove ancora si respirano quella dedizione e quella visione, sfiorando alcuni dei capolavori del design che hanno decretato l’affermazione del made in Italy e sbriciando tra i documenti e i disegni che vi vengono conservati. In definitiva, quello che si offre è un surrogato di visita allo studio utile a colmare l’interruzione di quelle reali, che si potevano fare prima del lockdown e che certo le nuove regole di accesso ai luoghi della cultura non potranno consentire ancora per molto, perché rispettare misure rigorose in ambienti piccoli e delicati come questi non sarà certo semplice né economicamente sostenibile.
Nell’incertezza del quadro generale, già da marzo, Marco e Paola Albini – presidente e vicepresidente della Fondazione, figlio e nipote di Franco – hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona e hanno messo nella rete produttiva dei video tutti i loro collaboratori più stretti. La programmazione parte il 13 maggio e prosegue fino al 14 ottobre, completata da 6 video meno strettamente legati ad architettura e design e centrati sul metodo Albini utilizzato con un approccio interdisciplinare.
Si parte con Marco che racconta la vita e l’affiancamento al padre nel lavoro mentre Paola parla di come le storie nascoste negli oltre 22.000 disegni dell’archivio abbiano preso vita negli spettacoli teatrali da lei allestiti. Alla responsabile dell’archivio, Elena Albricci, il compito di parlare delle scoperte fatte durante lo studio dei documenti conservati in sede oltre he degli insegnamenti che si celano dietro le opere di Albini, un intervento nell’ambito della ricerca completato da due video di Giampiero Bosoni che ha studiato la grande mole dei progetti di design, per la maggior parte inediti o poco divulgati, e uno di Chiara Lecce, che racconta l’impatto delle innovazioni del maestro nel mondo e l’evoluzione del suo metodo tra allestimenti e design. Come condividere opere, metodo e pensiero di un progettista di questo calibro lo racconta Laura Dondi, responsabile delle attività relative alle guide organizzate dalla Fondazione alle quali collabora anche Giovanni Luca Minici, che nel suo video ci porta a scoprire la storia della Metropolitana di Milano e il suo impatto sulle metropolitane del mondo. Gli ultimi due video in programma prima dell’estate si concentrano sull’architettura: parla di continuità del metodo il nipote Francesco, che con il padre Marco dirige la Albini Associati, mentre Anqi Zhan, responsabile delle relazioni Italia e Cina per la Fondazione, ci trasmette la necessità di portare anche in Cina l’esempio di un architetto il cui metodo ricerca l’essenza e la trasforma in oggetti e architettura.
Dal 13 maggio al 14 ottobre