Gli assoluti: 20 sedie di design imperdibili

Dalle sedie di legno tradizionali agli avveniristici modelli in fibra di carbonio: 20 progetti iconici selezionati da Domusweb.

Giuseppe Gaetano Descalzi (detto “Campanino”), sedia “Chiavarina ”, 1807, oggi F.lli Levaggi o Podestà Sedie – Chiavari Si racconta che “nel 1807 il marchese Rivarola… portò con sé da Parigi una sedia leggera con sedile in vimini… che aveva avuto buon successo… al tempo del Direttorio” (E. Bacceschi, 1986). Da quel modello nacque la “chiavarina classica” che, dopo aver arredato per un secolo e mezzo le residenze nobiliari,  fu protagonista della grande stagione dell’architettura milanese degli anni ‘50, utilizzata da Gardella, da Caccia Dominioni, da Albini e studiata da Ponti.

Nella cittadina ligure di Chiavari ancora oggi vengono prodotte, come un tempo, le “chiavarine”. Diversi sono i  modelli: dalla “Campanino classica” alla “900”, alla “Tre archi”. La struttura è in legno di faggio, ciliegio o acero oppure finita laccato lucido. Sedile usualmente incanicciato in salice oppure leggermente imbottito e poi rivestito. Dimensioni:cm  l.41 x p.45 x h.86

Michael Thonet, sedia “14”, Thonet GmbH, 1859 Probabilmente la sedia più celebre al mondo: nel 1930 ne erano state prodotte già 50 milioni e difatti due giganti dell’architettura, quali Adolf Loos e Le Corbusier, la usarono regolarmente. Il modello “14” può essere considerato, per l’innovativo metodo produttivo, il primo oggetto di design moderno e l’inizio del processo di democratizzazione dell’arredamento.

Struttura in faggio curvato, seduta e schienale in canna d’India intrecciata o leggermente imbottito e rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.43 x p.52 x h. 84

Mart Stam, sedia “Cantiliver S32”, Thonet GmbH, 1927 È considerata una delle icone della modernità proprio per l’invenzione dello “sbalzo” che consentiva l’eliminazione delle gambe posteriori e conferiva alla sedia una notevole elasticità. Ancora oggi si discute sulla paternità di questo progetto, elaborato, praticamente in contemporanea, sia da Stam che da Marcel Breuer.

Sedia a sbalzo con struttura in tubolare di acciaio, seduta e schienale intrecciati in paglia di Vienna su cornice di legno curvato. Dimensioni: l. 46; p. 60; h. 82

Charles e Ray Eames, “DSW” (Plastic Side Chair Wood Base), Herman Miller, 1952, poi Vitra La forma organica del guscio “a conchiglia”, controbilanciata dal basamento in legno, dà luogo a una delle sedie più conosciute, e copiate al mondo. La straordinaria qualità del disegno la rende, da sempre, adatta sia a spazi informali che molto controllati.

Gambe in legno di acero con tiranti in acciaio nero. Scocca in polipropilene tinto in massa, attrezzabile con un cuscino oppure leggermente imbottita e rivestita sul fronte. Sono disponibili versioni alternative di gambe, a traliccio o in tubolare. Dimensioni: cm l.46,5 x p.55 x h.83

Hans J. Wegner, sedia “CH24 Wishbone” (detta anche “Y Chair”), Carl Hansen & Son, 1950 Difficile crederci, ma Wegner in realtà era semplicemente un falegname, non un architetto-designer. Proprio la profonda conoscenza del legno gli consentirà di disegnare una sedia ove ciascun elemento è lavorato con grande sapienza e passione. La prima ispirazione della “Y” muove, evidentemente, dalle sedie cinesi del XVII secolo.

Franco Albini, sedia “Luisa”, Poggi, 1951, oggi Cassina Come per la “Superleggera” di Ponti, anche la sedia con braccioli “Luisa” ha richiesto un lunghissimo tempo di gestazione (approssimativamente dal 1939). Albini continuò ad affinare la forma per raggiungere un’essenzialità cui nulla fosse più possibile togliere. Assolutamente da notare il dettaglio dell’incastro a pettine sui braccioli.
 

Struttura in noce Canaletto o rovere, naturale o tinto nero. Sedile e schienale in compensato, imbottito e rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.54 x p.56 x h.76

Harry Bertoia, “Bertoia Chair”, Knoll International, 1952 La storia di questa sedia in realtà va in parallelo con quella di una poltrona, la “Diamond”, in cui Bertoia sperimenta l’utilizzo del tondino d’acciaio curvato per le sedute: “lo spazio le attraversa, guardandole bene si noterà che sono fatte soprattutto d’aria…”.

Base in acciaio tubolare, struttura in tondino di acciaio saldato con finiture cromate lucide o satinate. Cuscino amovibile, rivestito in tessuto o pelle. Dimensioni: cm l.58 x p.54 x h.73

Arne Jacobsen, sedia “serie 7”, 1955, Fritz Hansen Preceduta, nel 1952, dalla cosiddetta “Formica”, a tre gambe e con sedile sagomato, alla “Serie 7” è dovuto il successo dello stile danese nel mondo. Sedile e schienale risolti in continuità sono il segreto formale di questo capolavoro. 

Scocca realizzata in legno multistrati curvato a pressione, naturale o laccato. Gambe in tubolare d’acciaio. Impilabile. Dimensioni: cm l.50 x p.52 x h.78

Gio Ponti, sedia “Superleggera” o modello “699”, Cassina, 1957 Uno dei grandi capolavori di Gio Ponti, la “Superleggera”, è in realtà frutto di un lungo e complesso iter progettuale che inizia nel 1949, continua nel 1952 con la cosiddetta “Leggera” e finalmente culmina nell’esile struttura a sezione triangolare della “Superleggera”, ancora oggi una delle sedie più leggere (e belle) al mondo.

Struttura portante in legno di frassino naturale oppure laccato bianco o nero. Sedile intrecciato in canna d’India oppure leggermente imbottito e quindi rivestito. Esiste inoltre una versione con struttura laccata bicolore bianco/nero.   Dimensioni: cm l.41 x p.47 x h.83; peso kg 1,7

Eero Saarinen, sedia “Tulip”, Knoll International, 1957 Una sedia “fitomorfa” (forse una calla?), con la scocca a forma di calice, valorizzata dalla presenza di un unico sostegno centrale, quasi lo stelo di un fiore. Nata per affiancare il celebre tavolo “Pedestal”, la sedia “Tulip”, nella versione con o senza braccioli, è rapidamente diventa un’icona del design moderno.

La base, fissa o girevole, è in alluminio pressofuso con rivestimento in Rilsan di colore bianco. La scocca è in fibra di vetro sagomata rinforzata con rivestimento plastico bianco. Il cuscino è in poliestere pressato con rivestimento in tessuto. Esiste anche la versione completamente rivestita sul fronte. Dimensioni: cm l.49 x p.53 x h.81

Luigi Caccia Dominioni, sedia “Catilina”, Azucena, 1958, oggi B&B Italia Una sedia che è quasi un piccolo trono: con la perfetta eleganza del piatto di ferro sagomato brunito (che, nei tempi del predominio dell’ottone lucido o delle cromature, scioccava i compratori). Utilizzabile intorno a un tavolo pranzo, come davanti a una scrivania o isolata in un salone. 

Struttura in ferro forgiato grigio metallizzato, sedile in legno laccato lucido con sovrapposto cuscino in poliuretano espanso rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.56 x p.46 x h.70

Verner Panton, sedia “Panton”, 1959/60, Vitra dal 1967 Sebbene disegnata all’inizio degli anni ’60, la “Panton chair” è considerata uno dei simboli più potenti di quella rivoluzione estetica che, attorno al 1968, voleva portare la fantasia al potere. Fu la prima sedia al mondo realizzata con un’unica stampata.

Sedia di design realizzata alternativamente in poliuretano rigido finito lucido (“Panton Classic Chair”) o in polipropilene colorato. Dimensioni: cm l.50 x p.61 x h.83

Joe Colombo, sedia “Universale - 4867”, Kartell, 1965-68 Fu, al mondo, la prima sedia da adulti realizzata in plastica ad iniezione: una vera rivoluzione. Come chiaramente ci fa intendere il suo nome era immaginata quale prodotto altamente democratico, destinato alla produzione in grandissima serie. Rappresenta, al miglior livello, le utopie del design alla fine degli anni ‘60.

Sedia interamente in plastica stampata ad iniezione (poliammide e polipropilene). Impilabile Dimensioni: cm l.42 x p.50 x h.71

Vico Magistretti, sedia “Selene”, Artemide, 1968, poi “New Selene”, Heller Si racconta che Magistretti realizzò i primi modellini di questa sedia in carta e che da lì nacque l’idea di “irrigidire” la gamba grazie ad una forte piega longitudinale. Proprio la gamba costituisce l’elemento di maggiore riconoscibilità nel progetto, con un movimento per cui è stato citato persino il liberty.

Sedia in poliestere rinforzato con fibra di vetro (Reglar). Stampaggio a compressione in un'unica operazione da un foglio di preimpregnato. Dimensioni: cm l.47 x p.50 x h.75

Mario Bellini, sedia “Cab”, Cassina, 1977 La metafora che dà il via al progetto di questa sedia è quella dello scheletro umano sui è appoggiata la pelle: ecco l’invenzione di una struttura interna vestita da un abito in cuoio. L’immagine della sedia archetipica, con 4 gambe e schienale, trova così una nuova straordinaria declinazione.

Struttura in tubolare d’acciaio verniciato rivestito in cuoio cucito e fermato con cerniere lampo. Dimensioni: cm l.52 x p.47 x h. 82

Vico Magistretti, sedia “Silver”, è De Padova, 1989 Volutamente disegnata come elemento jolly tra la casa e l’ufficio, la sedia “Silver” riprende e modernizza un modello storico di Marcel Breuer per Thonet. Magistretti ricorda che l’ispirazione per la foratura del tessuto in polipropilene utilizzato per seduta e schienale gli venne da certi cestini giapponesi porta-uova.

Struttura in tubolare d’alluminio, telaio della seduta in alluminio pressofuso lucidato e verniciato. Sedile e schienale in polipropilene o in alluminio anodizzato lucido. Dimensioni: cm l.61 x p.51 x h.80

Alberto Meda, sedia “Frame”, Alias, 1990 “Frame” appartiene a una più ampia famiglia di sedute e chaise longue il cui intento è quello di rileggere in chiave contemporanea, mediante le principali tecnologie dell’alluminio, il lavoro degli Eames. “Frame” è estremamente versatile nell’uso, dagli ambienti domestici a quelli lavorativi, all’outdoor.

Poltroncina impilabile con e senza braccioli. Struttura composta da profili in alluminio estruso e pressofusioni, seduta in rete di poliestere rivestito PVC o tessuto. Dimensioni: cm l.56,5 x p.66,5 x h.83

Maarten van Severen, sedia “03”, Vitra, 1998 Indimenticato maestro del minimalismo, Maarten van Severen, con la sedia “03”, dà luogo all’unisono a un “oggetto manifesto” e a una delle sedie più comode oggi sul mercato. Ridottissima dimensionalmente e molto sottile, si dimostra tuttavia in grado di accogliere il corpo e adattarsi elasticamente ad esso.

Sedia con struttura in acciaio tubulare e speciale seduta continua in schiumato integrale poliuretanico. Dimensioni: cm l.38 x p.45 x h.79

Konstantin Grcic, sedia “Chair One”, Magis, 2003 Una sedia moderna che ha segnato la svolta decisiva nella carriera di Grcic, oggi uno dei più importanti designer contemporanei, inaugurando una nuova estetica, coraggiosa e completamente autonoma. “Chair One” è quindi una sedia realmente inedita, capace di rompere con l’immagine stereotipata del comfort. 

Sedia impilabile, gambe in profilato di alluminio anodizzato o verniciato. Sedile in pressofusione di alluminio verniciato al poliestere. È adatta anche per esterni. Può essere accessoriata con uno speciale cuscinetto. Dimensioni: cm l.55 x p.59 x h.82

Jasper Morrison, sedia pieghevole “Folding Air Chair”, Magis, 2003 Nella sua ricerca di una bellezza “quotidiana”, priva di ogni eccessivo semantico e destinata a durare nel tempo, Morrison raggiunge, con la collezione “Air Chair”, un culmine. In particolare la versione “Folding” recupera l’eleganza di un oggetto archetipico quale la seggiolina in legno pieghevole, da campeggio.

Sedia pieghevole in polipropilene caricato fibra di vetro. Adatta anche per esterni. Dimensioni: cm l.46,5 x p.49 x h.77

Progettare una sedia è considerato da sempre la sfida più ardua, e interessante, per un designer. Infatti è proprio la sedia l’oggetto che meglio rappresenta la nostra civiltà occidentale (se ci pensiamo non tutti i popoli della terra usano sedie per sedersi!). La sedia è in realtà un sistema, difatti solitamente il nome si usa al plurale: “le sedie”, e questo dà immediatamente conto dell’importanza di ottimizzare progetto ed esecuzione per un bene che verrà acquistato non singolarmente, ma in diversi esemplari: le sedie si contano in gruppi, da 4-6-8-12 (e, per di più, devono spesso “fare sistema” attorno a un tavolo). Oltre a ciò la complessità del progetto della sedia sta nelle funzioni che essa deve espletare: destinata a sorreggere il corpo di un individuo che potrebbe pesare anche 120 chilogrammi e che comunque “non sta fermo mai”, anzi: si stira, si appoggia, si alza, si dondola. La struttura della sedia è, di conseguenza, sottoposta a sforzi incredibili, che il “non-designer” veramente fatica a immaginare.

Inoltre la sedia è una tipologia complessa che si arricchisce di numerose sotto-tipologie: le sedie impilabili, le sedie pieghevoli, le sedie imbottite, le sedie con braccioli, per non parlare delle sedie da ufficio. La sedia è quindi un oggetto “riassuntivo”, un perfetto story-teller: tra la tradizionale sedia in legno, che ancora oggi troviamo nelle osterie fuori porta, e gli avveniristici modelli in fibra di carbonio scorre l’intera storia dell’umanità. Ecco perché, se dovessimo scegliere un unico oggetto mediante il quale raccontare quella storia, senza dubbio alcuno sarebbe la sedia!

Giuseppe Gaetano Descalzi (detto “Campanino”), sedia “Chiavarina ”, 1807, oggi F.lli Levaggi o Podestà Sedie – Chiavari Nella cittadina ligure di Chiavari ancora oggi vengono prodotte, come un tempo, le “chiavarine”. Diversi sono i  modelli: dalla “Campanino classica” alla “900”, alla “Tre archi”. La struttura è in legno di faggio, ciliegio o acero oppure finita laccato lucido. Sedile usualmente incanicciato in salice oppure leggermente imbottito e poi rivestito. Dimensioni:cm  l.41 x p.45 x h.86

Si racconta che “nel 1807 il marchese Rivarola… portò con sé da Parigi una sedia leggera con sedile in vimini… che aveva avuto buon successo… al tempo del Direttorio” (E. Bacceschi, 1986). Da quel modello nacque la “chiavarina classica” che, dopo aver arredato per un secolo e mezzo le residenze nobiliari,  fu protagonista della grande stagione dell’architettura milanese degli anni ‘50, utilizzata da Gardella, da Caccia Dominioni, da Albini e studiata da Ponti.

Michael Thonet, sedia “14”, Thonet GmbH, 1859 Struttura in faggio curvato, seduta e schienale in canna d’India intrecciata o leggermente imbottito e rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.43 x p.52 x h. 84

Probabilmente la sedia più celebre al mondo: nel 1930 ne erano state prodotte già 50 milioni e difatti due giganti dell’architettura, quali Adolf Loos e Le Corbusier, la usarono regolarmente. Il modello “14” può essere considerato, per l’innovativo metodo produttivo, il primo oggetto di design moderno e l’inizio del processo di democratizzazione dell’arredamento.

Mart Stam, sedia “Cantiliver S32”, Thonet GmbH, 1927 Sedia a sbalzo con struttura in tubolare di acciaio, seduta e schienale intrecciati in paglia di Vienna su cornice di legno curvato. Dimensioni: l. 46; p. 60; h. 82

È considerata una delle icone della modernità proprio per l’invenzione dello “sbalzo” che consentiva l’eliminazione delle gambe posteriori e conferiva alla sedia una notevole elasticità. Ancora oggi si discute sulla paternità di questo progetto, elaborato, praticamente in contemporanea, sia da Stam che da Marcel Breuer.

Charles e Ray Eames, “DSW” (Plastic Side Chair Wood Base), Herman Miller, 1952, poi Vitra Gambe in legno di acero con tiranti in acciaio nero. Scocca in polipropilene tinto in massa, attrezzabile con un cuscino oppure leggermente imbottita e rivestita sul fronte. Sono disponibili versioni alternative di gambe, a traliccio o in tubolare. Dimensioni: cm l.46,5 x p.55 x h.83

La forma organica del guscio “a conchiglia”, controbilanciata dal basamento in legno, dà luogo a una delle sedie più conosciute, e copiate al mondo. La straordinaria qualità del disegno la rende, da sempre, adatta sia a spazi informali che molto controllati.

Hans J. Wegner, sedia “CH24 Wishbone” (detta anche “Y Chair”), Carl Hansen & Son, 1950

Difficile crederci, ma Wegner in realtà era semplicemente un falegname, non un architetto-designer. Proprio la profonda conoscenza del legno gli consentirà di disegnare una sedia ove ciascun elemento è lavorato con grande sapienza e passione. La prima ispirazione della “Y” muove, evidentemente, dalle sedie cinesi del XVII secolo.

Franco Albini, sedia “Luisa”, Poggi, 1951, oggi Cassina Struttura in noce Canaletto o rovere, naturale o tinto nero. Sedile e schienale in compensato, imbottito e rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.54 x p.56 x h.76

Come per la “Superleggera” di Ponti, anche la sedia con braccioli “Luisa” ha richiesto un lunghissimo tempo di gestazione (approssimativamente dal 1939). Albini continuò ad affinare la forma per raggiungere un’essenzialità cui nulla fosse più possibile togliere. Assolutamente da notare il dettaglio dell’incastro a pettine sui braccioli.
 

Harry Bertoia, “Bertoia Chair”, Knoll International, 1952 Base in acciaio tubolare, struttura in tondino di acciaio saldato con finiture cromate lucide o satinate. Cuscino amovibile, rivestito in tessuto o pelle. Dimensioni: cm l.58 x p.54 x h.73

La storia di questa sedia in realtà va in parallelo con quella di una poltrona, la “Diamond”, in cui Bertoia sperimenta l’utilizzo del tondino d’acciaio curvato per le sedute: “lo spazio le attraversa, guardandole bene si noterà che sono fatte soprattutto d’aria…”.

Arne Jacobsen, sedia “serie 7”, 1955, Fritz Hansen Scocca realizzata in legno multistrati curvato a pressione, naturale o laccato. Gambe in tubolare d’acciaio. Impilabile. Dimensioni: cm l.50 x p.52 x h.78

Preceduta, nel 1952, dalla cosiddetta “Formica”, a tre gambe e con sedile sagomato, alla “Serie 7” è dovuto il successo dello stile danese nel mondo. Sedile e schienale risolti in continuità sono il segreto formale di questo capolavoro. 

Gio Ponti, sedia “Superleggera” o modello “699”, Cassina, 1957 Struttura portante in legno di frassino naturale oppure laccato bianco o nero. Sedile intrecciato in canna d’India oppure leggermente imbottito e quindi rivestito. Esiste inoltre una versione con struttura laccata bicolore bianco/nero.   Dimensioni: cm l.41 x p.47 x h.83; peso kg 1,7

Uno dei grandi capolavori di Gio Ponti, la “Superleggera”, è in realtà frutto di un lungo e complesso iter progettuale che inizia nel 1949, continua nel 1952 con la cosiddetta “Leggera” e finalmente culmina nell’esile struttura a sezione triangolare della “Superleggera”, ancora oggi una delle sedie più leggere (e belle) al mondo.

Eero Saarinen, sedia “Tulip”, Knoll International, 1957 La base, fissa o girevole, è in alluminio pressofuso con rivestimento in Rilsan di colore bianco. La scocca è in fibra di vetro sagomata rinforzata con rivestimento plastico bianco. Il cuscino è in poliestere pressato con rivestimento in tessuto. Esiste anche la versione completamente rivestita sul fronte. Dimensioni: cm l.49 x p.53 x h.81

Una sedia “fitomorfa” (forse una calla?), con la scocca a forma di calice, valorizzata dalla presenza di un unico sostegno centrale, quasi lo stelo di un fiore. Nata per affiancare il celebre tavolo “Pedestal”, la sedia “Tulip”, nella versione con o senza braccioli, è rapidamente diventa un’icona del design moderno.

Luigi Caccia Dominioni, sedia “Catilina”, Azucena, 1958, oggi B&B Italia Struttura in ferro forgiato grigio metallizzato, sedile in legno laccato lucido con sovrapposto cuscino in poliuretano espanso rivestito in pelle o tessuto. Dimensioni: cm l.56 x p.46 x h.70

Una sedia che è quasi un piccolo trono: con la perfetta eleganza del piatto di ferro sagomato brunito (che, nei tempi del predominio dell’ottone lucido o delle cromature, scioccava i compratori). Utilizzabile intorno a un tavolo pranzo, come davanti a una scrivania o isolata in un salone. 

Verner Panton, sedia “Panton”, 1959/60, Vitra dal 1967 Sedia di design realizzata alternativamente in poliuretano rigido finito lucido (“Panton Classic Chair”) o in polipropilene colorato. Dimensioni: cm l.50 x p.61 x h.83

Sebbene disegnata all’inizio degli anni ’60, la “Panton chair” è considerata uno dei simboli più potenti di quella rivoluzione estetica che, attorno al 1968, voleva portare la fantasia al potere. Fu la prima sedia al mondo realizzata con un’unica stampata.

Joe Colombo, sedia “Universale - 4867”, Kartell, 1965-68 Sedia interamente in plastica stampata ad iniezione (poliammide e polipropilene). Impilabile Dimensioni: cm l.42 x p.50 x h.71

Fu, al mondo, la prima sedia da adulti realizzata in plastica ad iniezione: una vera rivoluzione. Come chiaramente ci fa intendere il suo nome era immaginata quale prodotto altamente democratico, destinato alla produzione in grandissima serie. Rappresenta, al miglior livello, le utopie del design alla fine degli anni ‘60.

Vico Magistretti, sedia “Selene”, Artemide, 1968, poi “New Selene”, Heller Sedia in poliestere rinforzato con fibra di vetro (Reglar). Stampaggio a compressione in un'unica operazione da un foglio di preimpregnato. Dimensioni: cm l.47 x p.50 x h.75

Si racconta che Magistretti realizzò i primi modellini di questa sedia in carta e che da lì nacque l’idea di “irrigidire” la gamba grazie ad una forte piega longitudinale. Proprio la gamba costituisce l’elemento di maggiore riconoscibilità nel progetto, con un movimento per cui è stato citato persino il liberty.

Mario Bellini, sedia “Cab”, Cassina, 1977 Struttura in tubolare d’acciaio verniciato rivestito in cuoio cucito e fermato con cerniere lampo. Dimensioni: cm l.52 x p.47 x h. 82

La metafora che dà il via al progetto di questa sedia è quella dello scheletro umano sui è appoggiata la pelle: ecco l’invenzione di una struttura interna vestita da un abito in cuoio. L’immagine della sedia archetipica, con 4 gambe e schienale, trova così una nuova straordinaria declinazione.

Vico Magistretti, sedia “Silver”, è De Padova, 1989 Struttura in tubolare d’alluminio, telaio della seduta in alluminio pressofuso lucidato e verniciato. Sedile e schienale in polipropilene o in alluminio anodizzato lucido. Dimensioni: cm l.61 x p.51 x h.80

Volutamente disegnata come elemento jolly tra la casa e l’ufficio, la sedia “Silver” riprende e modernizza un modello storico di Marcel Breuer per Thonet. Magistretti ricorda che l’ispirazione per la foratura del tessuto in polipropilene utilizzato per seduta e schienale gli venne da certi cestini giapponesi porta-uova.

Alberto Meda, sedia “Frame”, Alias, 1990 Poltroncina impilabile con e senza braccioli. Struttura composta da profili in alluminio estruso e pressofusioni, seduta in rete di poliestere rivestito PVC o tessuto. Dimensioni: cm l.56,5 x p.66,5 x h.83

“Frame” appartiene a una più ampia famiglia di sedute e chaise longue il cui intento è quello di rileggere in chiave contemporanea, mediante le principali tecnologie dell’alluminio, il lavoro degli Eames. “Frame” è estremamente versatile nell’uso, dagli ambienti domestici a quelli lavorativi, all’outdoor.

Maarten van Severen, sedia “03”, Vitra, 1998 Sedia con struttura in acciaio tubulare e speciale seduta continua in schiumato integrale poliuretanico. Dimensioni: cm l.38 x p.45 x h.79

Indimenticato maestro del minimalismo, Maarten van Severen, con la sedia “03”, dà luogo all’unisono a un “oggetto manifesto” e a una delle sedie più comode oggi sul mercato. Ridottissima dimensionalmente e molto sottile, si dimostra tuttavia in grado di accogliere il corpo e adattarsi elasticamente ad esso.

Konstantin Grcic, sedia “Chair One”, Magis, 2003 Sedia impilabile, gambe in profilato di alluminio anodizzato o verniciato. Sedile in pressofusione di alluminio verniciato al poliestere. È adatta anche per esterni. Può essere accessoriata con uno speciale cuscinetto. Dimensioni: cm l.55 x p.59 x h.82

Una sedia moderna che ha segnato la svolta decisiva nella carriera di Grcic, oggi uno dei più importanti designer contemporanei, inaugurando una nuova estetica, coraggiosa e completamente autonoma. “Chair One” è quindi una sedia realmente inedita, capace di rompere con l’immagine stereotipata del comfort. 

Jasper Morrison, sedia pieghevole “Folding Air Chair”, Magis, 2003 Sedia pieghevole in polipropilene caricato fibra di vetro. Adatta anche per esterni. Dimensioni: cm l.46,5 x p.49 x h.77

Nella sua ricerca di una bellezza “quotidiana”, priva di ogni eccessivo semantico e destinata a durare nel tempo, Morrison raggiunge, con la collezione “Air Chair”, un culmine. In particolare la versione “Folding” recupera l’eleganza di un oggetto archetipico quale la seggiolina in legno pieghevole, da campeggio.