Un paesaggio messicano nel cuore di Londra. La grande installazione Sisal Sanctum, realizzata dal Fernando Laposse in collaborazione con l’hotel citizenM di Shoreditch per il London Design Festival 2018, è disegnata per proteggere i visitatori, “coccolarli e schermarli dal caos cittadino”, spiega il designer nato in Messico. “Il progetto è sorvegliato da due giganti custodi in fibra di agave, che proteggono lo spazio. Un posto dove prendersi una pausa, rilassarsi e ricaricare i propri sensi”. Ne abbiamo parlato con lui.
Sisal Sanctum: il Messico di Fernando Laposse a Londra
Due giganti in fibra di agave a protezione dell’hotel citizenM, a Shoreditch. In anteprima, il progetto del designer messicano per il prossimo London Design Festival 2018.
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- Annalisa Rosso
- 01 agosto 2018
- Londra
Hai scelto di lavorare con il sisal grezzo, fibra estratta dalle foglie dell'agave sisalana. Più in generale, la tua ricerca è strettamente connessa ai materiali naturali, come la luffa e il granoturco. Perché?
Credo che il sisal sia un fantastico materiale sostenibile. È fatto con le fibre delle foglie dell’agave, una pianta grassa che viene usata per produrre il mezcal e la tequila. Storicamente il sisal è stato il principale materiale per la fabbricazione di cordami e reti, dato che le sue lunghe fibre sono estremamente forti e resistenti all’acqua salata. Fino al XX secolo la produzione del sisal ha rappresentato una delle principali fonti di reddito del Messico, in particolare per le comunità maya che si occupavano del raccolto: il nome infatti deriva dal porto di Sisal, nello Yucatan. Con la diffusione della plastica la produzione del sisal subì un drammatico crollo, che ebbe un enorme impatto socioeconomico sulla parte meridionale del paese.
La mia ricerca si concentra costantemente sui materiali naturali che si rinnovano in un periodo di tempo brevissimo: non mi troverete mai a lavorare il marmo o legni rari, per esempio. Credo che sia essenziale ritornare il più possibile a metodi di lavorazione precedenti l’epoca del petrolio, e cercare di inventare per essi nuove tecniche. Purtroppo nell’ultimo secolo il sapere indigeno sullo sfruttamento dei materiali naturali è stato messo da parte. Credo che dobbiamo di nuovo dedicare attenzione a quei metodi e creare una situazione in cui gli indigeni possano condurre una vita dignitosa e integrarsi nel mondo economico, conservando comunque le loro tradizioni. Credo che sia un punto cruciale, perché il loro sapere, la loro filosofia del rispetto della natura possono essere la chiave per risolvere i gravi problemi ambientali che dobbiamo affrontare.
Dal Messico a Londra. Ho sempre l’impressione che il tuo lavoro abbia a che fare con le tue radici.
Hai ragione, è vero. Ho lasciato il Messico per trasferirmi in Europa quindici anni fa, ma non ho mai scordato le mie radici, anzi: più sto lontano dal Messico più il paese mi ossessiona.
Credo che la cultura messicana sia una delle identità peggio rappresentate e imbastardite del panorama di oggi. È profondamente deludente vedere che all’estero la messicana viene associata ai fast food tex-mex, alle feste in sombrero, ai poncho pacchiani e ai bicchierini di tequila da due soldi, per non parlare del crimine, della violenza e dell’immigrazione illegale. Credo che il design abbia un ruolo di grande potere come strumento di comunicazione. Perciò mi sono assunto il compito di delineare una raffigurazione più accurata del mio paese.
Credo che il design abbia un ruolo di grande potere come strumento di comunicazione. Perciò mi sono assunto il compito di delineare una raffigurazione più accurata del mio paese.
Il Messico è un luogo di cultura vivissimo e una miniera di materiali e ingredienti che sono stati messi a disposizione del mondo grazie alla via di scambio aperta da Colombo. Non a caso il Messico veniva chiamato dai primi conquistadores “Nuova Spagna” e diventò il gioiello della corona imperiale spagnola: il paese era ovunque ricchissimo di materiali e di saperi. Mi sento fortunato ad avere origini messicane perché, nonostante il complicatissimo passato coloniale del paese, siamo riusciti a conservare l’identità e le tradizioni indigene fino a oggi. Purtroppo in Messico c’è la tendenza a disprezzare questa identità e a prediligere qualunque cosa venga dall’estero. C’è anche una parola per definire questa tendenza: la chiamiamo malinchismo. Quel che cerco di fare con i miei progetti di design è mettere in luce queste tradizioni antiche di secoli, realizzando oggetti di design che raccontano le loro origini storiche. Così facendo spero di ri–caratterizzare l’immagine del Messico all’estero e ricordare a chi sta in patria che ha molto di cui essere orgoglioso.
Che cosa pensi della scena attuale di Londra?
Credo che il mondo del design londinese sia molto interessante per ragioni di mercato: qui ci sono moltissime occasioni di lavoro, più che in altri luoghi. Ciò detto credo che i ritmi londinesi soffochino l’elaborazione di certi progetti. Per esempio è stato difficile conciliare Totomoxtle, il mio progetto sul granoturco locale, con il calendario e le scadenze di progetto. Galleristi e committenti vogliono i pezzi pronti in poche settimane ed difficile spiegar loro che il materiale a crescere ci mette otto mesi, se il tempo è favorevole!
Credo che lavorare con materiali naturali mi abbia fatto capire quanto siano fuori controllo i tempi di produzione degli oggetti. Se vogliamo praticare davvero la sostenibilità dobbiamo rallentare e rispettare i cicli naturali, ma è molto difficile farlo se teniamo il passo dell’economia moderna.
Qual è la reazione più interessante che hai suscitato?
Sono ritornato da poco dalle montagne messicane, dopo aver passato qualche settimana con i miei soci agricoltori a lavorare sulla produzione dell’impiallacciatura di foglie di granoturco locale. È stato un momento profondamente catartico, perché finalmente siamo arrivati a vedere i frutti degli sforzi degli ultimi tre anni, da quando abbiamo iniziato a reintrodurre i granoturco locale nella zona.
Non posso descriverlo alla lettera ma, quando gli ho fatto vedere le immagini del tavolo Totomoxtle che ho realizzato per Schloss Hollenegg, in Austria, è stato molto commovente. Erano molto orgogliosi di vedere che il loro granoturco arriva tanto lontano per essere trasformato in un oggetto di lusso, e questo ha fatto crescere di molto la loro fiducia nel progetto. Questo genere di reazione mi è molto caro, perché credo che un progetto che riesca a trascendere le classi sociali e a raggiungerne una fascia più vasta sia un progetto di successo.
- Sisal Sanctum
- 15 – 23 settembre 2018
- citizenM Shoreditch
- 6 Holywell Ln, Londra
- London Design Festival 2018