All’inizio di Sleeping Beauties, il libro scritto da Stephen King con il figlio Owen, una detenuta chiede alla sua compagna di cella se ha mai notato il rettangolo di luce che comincia sulla parete davanti alla finestra, scivola sul ripiano della scrivania e alla fine raggiunge il pavimento. Non so se King sia un esperto di design, ma l’episodio comune che ha descritto rappresenta uno dei temi d’indagine più saccheggiati degli ultimi anni: lo studio di oggetti in grado di trattenere la transitorietà di un fenomeno atmosferico. E la grazia divina che spesso ne sprigiona. Una ricerca che dal semplice rettangolo di luce è passata di recente alla lampada Komorebidi Leslie Noteboom, un sistema in grado di proiettare la sagoma luminosa di una finestra inframmezzata dall’ombra di infissi e fogliame. Per attivare un monologo interiore, Komorebiè ovviamente l’ideale. Ma perché mai una finestra falsa al posto di una vera? Per ragioni di cattiva esposizione e perché la stessa società che usa filtri per incentivare la seduzione delle foto, chiusa la porta di casa è più introversa di un adolescente. E distratta com’è da ansie, dati e informazioni, persa l’epifania di una buona giornata ne cerca la calma miracolosa a comando. Insomma, dal video che in American Beautymostrava la bellezza di una borsa di plastica intrappolata in un vortice di vento, non è cambiato poi molto.
Il conforto miracoloso del design immateriale
Arcobaleni di Pollyanna, vetri smerigliati e finestre con vento incorporato. Il minimalismo cambia pelle e diventa generatore di esperienze sentimentali.
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- Cristiano Vitali
- 15 giugno 2018
In questo senso, il successo di questi anni della lampada Aelladi Leucos ne è un esempio eclatante. Il vortice che la caratterizzata dal 1968 ha lo stesso effetto ipnotico di quello nel film premio Oscar. Assieme al boom del vetro smerigliato e cannettato, a cui Glas Italia ha appena aggiunto gli screenRayuresdi Ronan and Erwan Bouroullec, Aellae le superfici divisorie che frazionano in pixel l’ambiente rappresentano gli atti magici con cui il design mette in pratica la lezione di Marcel Mauss, autore di La teoria generale della magia: produrre cioè “qualcosa di diverso dalle convenzioni”. Lontano da ragioni meramente utilitaristiche, s’intende, e più in corrispondenza con l’interiorità, di cui vuole essere il riflesso e allo stesso tempo il meccanismo che ne scatena l’esplorazione, alla stregua di una settimana chiusi in un ritiro spirituale. Paragone non casuale. Perché come se le case fossero la cella di Stephen King, lo stratagemma sentimentale proposto dallo studio giapponese Yoyconsiste come la Komorebiin una finestra, ma stavolta da centro stanza: Wind. Untelaiomunito di tenda mossa ritmicamente da micro ventilatori nascosti all’interno della struttura, da attivare ogni qual volta si necessiti del piacere meteorologico di una brezza. La popolarità di questo soggetto è ovunque: da Bad Landdi Alex da Corte, una finestra con tenda al neon, al tappeto Ombredi Mogg dove ne spicca una in prospettiva. E in campo architettonico con Liquidkristal di Ross Lovegrove per Lasvit, un vetro con texture “agitata dal vento”.
Mentre le tende classiche? Neanche loro sono più le stesse. Alla maniera di un’installazione immersiva, il tessuto impunturato Drops on lineche Inga Sempé ha disegnato per Almedahls, altera e smussa la percezione dello spazio trasformando termosifoni, piante e persone in fantasmi nella nebbia. Un po’ come fa il fusto in metacrilato che sospende a mezz’aria la lampada Tetatet Flûtedi Davide Groppi, e il vetro “nebbioso” usato da Giacomo Moor per i contenitoriPalafitte. Persino nella pubblicità è tempo di “incidenti” atmosferici. In Reflections, le architetture milanesi di Gio Ponti sono sovrapposte ai suoi pezzi Heritage Collectiondi Molteni&C attraverso un sistema di riflessi tipico dell’affastellamento urbano, una trovata che dona nuova freschezza all’idea di “viaggiare seduti”. D’altronde, come scrive Franco Brevini in Così vicini, così lontani, tra i danni della geolocalizzazione digitale c’è anche“la fine della geografia”: un pianeta percepito come piatto e stereotipato ma in cui resta vivo il simulacro dell’avventura. Se questa sia più autentica quando ha a che fare con il tramonto che a ottobre trasformò il cielo di Milano in uno scorcio marziano facendo esplodere i social, oppure con la luce del Mediterraneo e dei Tropici costruita ad arte dai lucernari di Coelux, resta da chiarire. Sta di fatto che, se tra i desideri ci fosse quello di un arcobaleno, la lampada Blushdei Formafantasma per Flos sarebbe l’accessorio che oggi Pollyanna non perderebbe un minuto a comprare.
Con la differenza che essendo una persona estroversa più che consultarla come un oracolo, come i suoi cristalli ne diffonderebbe il messaggio positivo di porta in porta. Mentre l’impressione di Blushe degli altri progetti elencati è quella di essere nati principalmente per assecondare le ragioni dell’isolamento. Che se dobbiamo dare retta a Philippe Starck, è qualcosa in pericolosa ascesa. Gym trainer, personal coache diet consultant, coloro che secondo lui presto sostituiranno il designer come lo intendiamo da sempre, potrebbero cronicizzare l’attenzione su di sé. Oppure no, la costruzione di un corpo più efficiente in accordo con lo spirito rimetterà al centro del dibattito il suo rapporto dinamico con gli altri. Intanto, si moltiplicano i corsi per laurearsi in felicità. Quello di Yale ha fatto il tutto esaurito. In altri atenei probabilmente è lo stesso. Eppure, e senza tornare all’università, progetti di design che insegnano l’importanza degli affetti nella costruzione di una buona stabilità emotiva, esistono. La cornice da tavolo TangibleMemorydello studio Yuueè uno di questi, e lo fa annebbiando progressivamente la foto dei cari, che torna nitida solo quando la si tocca, amorevolmente, di nuovo. Una lezione umiliante sull’indifferenza, ma non così tragica come l’atto di scrivere un post-it per ricordare di chiamare un amico. Caso raro in cui il digitale contiene più tatto che microchip.