New York. L’Akari di Isamu Noguchi: spazio e luce come materia di progetto

Due mostre indagano storia, presente e futuro della lampada Akari, poetica icona di carta, bambù e metallo disegnata nel 1951 e oggi reinterpretata da 5 designer contemporanei.

L’intera opera di Noguchi, dai progetti di paesaggio agli interni, dal design alle scenografie è un’estensione della sua ricerca sulla scultura. Allo stesso modo, le lampade Akari, per la prima volta oggetto di due mostre al Noguchi Museum di New York – “Akari. Sculpture by Other Means” e “Akari Unfolded: A Collection by Ymer&Malta” – non sono oggetti di design, ma il risultato della ricerca dell’artista su un più ampio concetto di spazio e di luce come materia di progetto. Quello delle Akari è uno spazio quasi immateriale, costruito con pochi elementi – washi, bambù, metallo – assemblati da sempre con la stessa tecnica artigianale, ma con infinite e impercettibili variazioni; estremamente semplificato in modo da poter entrare nel quotidiano, ma sofisticato al punto da sintetizzare “la tradizione estetica ereditata dal Giappone, che non crea distinzione tra oggetti pratici e opera d’arte”. “Per me, la funzione è solo una prima considerazione; il mio scopo principale è sempre stato l'arte in relazione alla vita. Io lavoro con la gamma di possibilità. La leggerezza e la fragilità sono intrinseche nell’Akari. Sembrano rivelare un mondo magico lontano da quello materiale”.

Fig.1 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.2 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.3 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.4 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.5 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.6 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.7 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.8 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.9 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.10 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.11 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.12 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.13 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.14 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.15 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.16 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.17 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.18 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”
Fig.19 Vista della mostra “Akari. Sculpture by Other Means”

Gli “ambienti” ricostruiti nel museo-giardino voluto da Noguchi prima della sua morte rappresentano l’essenza del mondo Akari (che in giapponese significa “luce”): nelle parole del curatore Dakin Hart “ognuna è essenzialmente una stella al centro del proprio cosmo domestico. Non importa dove le metti, in una “macchina per abitare” o in una grotta – come il nostro sole, (le Akari) organizzano lo spazio, producono luce, calore e incoraggiano la vita; e, in generale, rappresentano la gloriosa e inesplicabile capacità di esistere. Tutto ciò che serve, come amava sottolineare Noguchi, è un’Akari in una stanza vuota per generare l’ineffabile concetto di luogo che chiamiamo casa”.

A scandire il trascorrere delle ore nelle sale del museo (il lavoro dello staff per tutta la mostra sarà quello di far dialogare la luce naturale con le Akari nel passaggio dal giorno alla notte) è l’intero universo Akari. Dalla sorprendente “nuvola”, un paesaggio di 94 Akari sferiche da soffitto di diverse dimensioni ispirate all’opera Obstruction di Man Ray (1921), imitazione e insieme omaggio alla natura nella sua sovrapposizione di forme e strutture in movimento, si passa a un secondo ambiente dove coesistono giustapposte su un piano libero forme diverse per scala, dimensione e struttura; una terza area è dedicata a materiali d’archivio e mostra le matrici in legno usate per modellare la carta (washi è un termine che indica la carta tradizionale giapponese, tra i cui impieghi c’è la fabbricazioni di shōji, le pareti divisorie nelle tradizionali stanze tatami). Infine, si possono ammirare le due “stanze” in cui Noguchi traghetta l’oggetto di design in una nuova dimensione progettuale. Emblematiche del pensiero dualistico di Noguchi, le “stanze” PL2 e 200D sono installate una di fronte all’altra: in questo dialogo tra pieno e vuoto, sospeso tra leggerezza e materialità, si percepisce il processo con cui luce si trasforma in spazio.

Sculture di luce Akari di Isamu Noguchi in mostra alla Chuo Koron Gallery, Tokyo, agosto 1952. Photo Isamu Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Sculture di luce Akari di Isamu Noguchi in mostra alla Chuo Koron Gallery, Tokyo, agosto 1952. Photo by Isamu Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Sculture di luce Akari di Isamu Noguchi in mostra alla Chuo Koron Gallery, Tokyo, agosto 1952. Photo by Isamu Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi al lavoro su una lampada Akari con Kenzo Tange, Michio Noguchi mentre un amico li osserva, c. 1952. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Primi modelli della lampada Akari nella casa-studio di Isamu Noguchi a Kita Kamakura, Giappone, c. 1952. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari modello 5A (progettato nel 1952) con la scatola. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari modelli 8A, 9A, 10A, e prime versioni dei modelli 45A e 30A (tutti c.1950s). Photo by Stephen Michael. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Fotografia editoriale con la lampada Akari 1AS (progetto del 1953), per Harper’s Bazaar . Photo Louise Dahl-Wolfe. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Poster informativo sulla lampada Akari, c.1950s. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari 30D (progetto del 1963). © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari 26A (progetto del 1954). © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari 4N (progetto del 1968). © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari L8, 31N e 30D. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi al lavoro su una lampada Akari in Giappone, 1968. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi presso la fabbrica Ozeki, Giappone, c. 1970s. Photo Michio Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari 20N (progetto del 1968). Photo Michio Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Akari in mostra da Bloomingdale’s, New York, 1970. Photo Tatsuo Kondo. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Lampade Akari esposte in un negozio in Giappone, c.1970s. Photo Michio Noguchi. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari L1 (progetto del 1976). © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari modelli J, H e I. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Isamu Noguchi, Akari installazione nell'originale Area 13 del The Noguchi Museum, Long Island City, NY, c. anni Ottanta. Photo Shigeo Anzai. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
Lampade Akari installate nel giardino del Noguchi Museum, Long Island City, NY, c anni Ottanta. © The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum / Artists Rights Society (ARS)
“Space of Akari & Stone,” Yurakucho Art Forum, Tokyo, 9–20 febbraio 1985. Installazione progettata da Arata Isozaki. Photo Yasayuki Ogura. Courtesy of The Noguchi Museum
“Isamu Noguchi and Hiroshi Teshigahara,” Sogetsu Art Museum, 20 novembre–20 dicembre 1980. Courtesy of The Noguchi Museum

In cerca di un modo per allontanare l’Akari dalla definizione semplificata di oggetto, Noguchi crea negli anni Settanta un sistema basato su un modulo di due piedi per due retroilluminato utilizzabile in qualsiasi direzione: orizzontale diviene soffitto, verticale, parete. La stanza creata appositamente per la mostra, un cubo di otto piedi sorretto da una struttura in legno rivestita da 13 moduli Akari PL2, dimostra come l’idea di Noguchi possa essere utilizzata in modo radicale: la sua modularità imita la “variazione e ripetizione di strutture basiche” della natura e in questa sua ripetizione razionale si trasforma da oggetto ad ambiente costruito (o “modulatore di spazio-luce”, usando un termine coniato da László Moholy-Nagy).

L’Akari 200D viene costruita per il Padiglione Americano in occasione della Biennale di Venezia del 1986, all’interno della mostra chiamata provocatoriamente da Noguchi “What is Sculpture?”. È installata insieme ad altre 34 lampade Akari, di cui 13 progettate appositamente per la Biennale e siglate VB (Venice Biennale), e sculture di marmo e roccia grezza. Con i suoi due metri di diametro ingabbiati in una struttura in legno (riprodotta su modello dell’originale) e in soli due esemplari esistenti rappresenta una delle cellule più grandi dell’ecosistema scultoreo di Noguchi e, ancora una volta, non occupa uno spazio reale, ma ne definisce uno emozionale.

Fig.1 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.2 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.3 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.4 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.5 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.6 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS
Fig.7 Vista della mostra “Akari Unfolded”. Photo Nicholas Knight. © INFGM, NY / ARS

“Akari Unfolded: A Collection by Ymer&Malta” è una mostra parallela che esplora l’universo Akari ispirandosi ai principi che ne hanno guidato il design. Attraverso la produzione di prototipi sviluppati da sei designer e numerosi artigiani in meno di due anni, lo studio fondato da Valérie Maltaverne nel 2009 ha indagato il rapporto tra luce e materia, ma anche tra produzione e artigianato propri di Noguchi, a cui la designer ha dedicato anni di studio.

Nendo, Light Fragments. Courtesy of Ymer&Malta
Nendo, Light Fragments. Courtesy of Ymer&Malta
Nendo, Light Fragments. Courtesy of Ymer&Malta
Oceane Delain, Belle de Nuit. Courtesy of Ymer&Malta
Oceane Delain, Belle de Nuit. Courtesy of Ymer&Malta
Oceane Delain, Belle du Jour. Courtesy of Ymer&Malta
Oceane Delain, Belle du Jour. Courtesy of Ymer&Malta
Oceane Delain, Belle du Jour. Courtesy of Ymer&Malta
Sebastian Bergne, Poise. Courtesy of Ymer&Malta
Sebastian Bergne, Poise. Courtesy of Ymer&Malta
Sebastian Bergne, Poise. Courtesy of Ymer&Malta
Sebastian Bergne, Poise. Courtesy of Ymer&Malta
Sylvain Rieu Piquet, Galet. Courtesy of Ymer&Malta
Sylvain Rieu Piquet, Galet. Courtesy of Ymer&Malta
Benjamin Grandorge, edaLight. Courtesy of Ymer&Malta
Benjamin Grandorge, edaLight. Courtesy of Ymer&Malta
Benjamin Grandorge, edaLight. Courtesy of Ymer&Malta

L’innovazione tecnologica di Noguchi è stata quella di aggiungere un elemento universale come l’elettricità a un prodotto artigianale ispirato alle lanterne per la pesca notturna (sul fiume Nagara: la produzione delle Akari inizia nel 1951 in un Giappone post-bellico nella città di Gifu dove ancora oggi viene prodotta per essere commercializzata in tutto il mondo): così facendo ha mantenuto una continuità con la tradizione ed estremizzato l’idea di diversificazione, aggiornando questa piccola produzione locale al modo di vivere moderno.

Ymer&Malta parte dallo stesso presupposto, la preservazione di una dimensione artigianale e il rifiuto della ripetizione identica della scala industriale, e lo declina in chiave contemporanea nella sperimentazione di materiali e tecnologie: resina, lino e LED nelle Belle de Jour e Belle de Nuit di Océanie Delain e nelle Galet di Sylvain Rieu Piquet; carta e LED nelle Poise di Sebastian Bergne; carta metallo cemento e LED nelle edaLight di Benjamin Graindorge.

Il design forse più emblematico in questo senso è quello dello studio – non a caso giapponese – Nendo con i suoi Light Fragments. Fossilizzati in due lastre di plexiglass, frammenti di tessuto sono illuminati da una sottilissima luce LED nascosta in un profilo di metallo. Il risultato è una teca che sembra racchiudere schegge di luce di provenienza incerta, perfetta coniugazione tra razionalità e sfera emozionale del progetto.

  • Akari. Sculpture by Other Means
  • Akari Unfolded: A Collection by Ymer&Malta
  • 28 febbraio 2018 – 27 gennaio 2019
  • The Noguchi Museum
  • 9-01 33rd Road (at Vernon Boulevard), Long Island City, New York