Dev’essere stata davvero una passione devastante quella di Philippe Decelle per la plastica. E la caparbietà con cui per anni ha inseguito e riunito gli oggetti che compongono la sua collezione gli ha permesso ora di vederli esposti nella capitale d’Europa all’interno di un vero e proprio museo dedicato all’arte e al design del XX e del XI secolo – la cui collezione permanente consiste proprio nella sua raccolta privata.
Adam Museum
Ha aperto i battenti a Bruxelles un nuovo museo dedicato al design con una collezione di oggetti in plastica unica nel suo genere: 2.000 pezzi realizzati tra il 1960 e il 2000. Prodotti di uso quotidiano, pezzi d’arte e icone del disegno industriale, tutti ospitati in una cornice minimalistica.
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- Maria Cristina Didero
- 15 febbraio 2016
- Bruxelles
A Bruxelles, nel parco di Heysel (plateau in via di grande trasformazione) a pochi passi dall’Atomium, emblematico edificio in acciaio dalla caratteristica sagoma molecolare costruito dall’architetto André Waterkeyn e rinnovato nel 2006, ha aperto i battenti l’ADAM – Art & Design Atomium Museum. L’Atomium è suo primo propulsore di contenuti e con questa collaborazione intende portare avanti l’idea di “modernità e progresso” che l’hanno reso possibile nel 1958, parole chiave dell’Esposizione Universale del tempo: a dire che l’ispirazione di allora viene ora applicata al contemporaneo. Con queste premesse, l’istituzione all’interno del Brussels International Trade Mart (BITM) è già considerata in città come il nuovo Museo del Design.
Il Plasticarium che occupa metà dell’intero spazio, dà il nome alla collezione dedicata (ovviamente) alla plastica – parola generica che include esemplari germinati dai diversi processi di lavorazione, dal PVC all’ABS, e raccoglie oltre 2.000 oggetti di varia foggia e natura, da prototipi a pezzi attualmente in produzione. Singolare il lavandino in poliuretano rosa confetto di Hella Jongerius (1997, Soft Washbowl), le immancabili creazioni di Gaetano Pesce, una versione giallo canarino della chaise Elephant di Bernard Racillac (1966), la pastiglia Garden Egg di Peter Ghyczy (1968) e, ancora, l’Ultrafragola di Ettore Sottsass (1970), il Globo Tissurato firmato da Ugo La Pietra (1966) pezzi rappresentativi degli anni Sessanta, decade in cui questo materiale viene consacrato. In parata anche prodotti come televisori Brionvega, il Sound Book firmato Richard Sapper nel 1974, una scatola bianca piatta per ascoltare i primi nastri, il D5 Combiscope di Dieter Rams per Braun, monitor e schermi, computer di prima generazione, un paio di Apple esibiti nella lunga teca all’ingresso dello spazio espositivo, dove ci accolgono anche gli Stacking Dinnerware del grande maestro Vignelli (1964).
Vista l’impossibilità di presentare tutta la collezione, il percorso espositivo si snoda attraverso isole tematiche per associazioni visive, un espediente in più per stimolare la curiosità del pubblico e farlo tornare nuovamente. Come da standard museali, l’ADAM ha un laboratorio per workshop, una serie di attività didattiche relative, una programmazione all’interno dell’auditorium di 650 mq, organizza visite guidate, lecture e mostre temporanee grazie a un programma sviluppato in partnership con istituzioni quali Art Brussels, Europalia, Brussels Design September, Bozar, il Centre d’Innovation et de Design (CID), Ghent Design Museum e il Vitra Design Museum. Non mancano una caffetteria e il bookshop, o meglio un concept store firmato Vitra & Artek. La combinazione con il biglietto dell’Atomium (di cui appunto l’ADAM è l’estensione del suo dipartimento mostre) a oggi ha fruttato oltre 125.000 visitatori che hanno varcato la soglia e soddisfatto ampiamente Bruxelles Régione-Capitale per il supporto economico e la volontà di aggiungere un’altra meta turistica a nord della città.
L’istituzione, dalla colorata scala d’accesso firmata da Jean Nouvel, prende forma negli anni Ottanta nella mente di Decelle, con la ferma volontà di mantenere riuniti tutti i suoi reperti: una collezione di oggetti unica nel suo genere, realizzati tra il 1960 fino al 2000, e che passa in rassegna la Pop Art, prodotti di uso quotidiano, pezzi d’arte e icone del disegno industriale contenute in un museo dalla cornice minimalistica. L’ambizioso progetto di trasformare una collezione privata in un museo pubblico è stato realizzato nell’edificio costruito da John Portman e rinnovato da Lhoas & Lhoas Architectes in collaborazione con il museografo Thierry Belenger, uno degli specialisti più considerati del Paese per il design del XX secolo e da Alexandra Midal, storica del design.
© riproduzione riservata
ADAM – Art & Design Atomium Museum
Direttore: Henri Simons
Curatore mostre: Arnaud Bozzini
Place de Belgique 1, Bruxelles