Da bambino ho sempre avuto la grande passione di smontare giocattoli. Un gioco che mi veniva regalato esauriva spesso il mio interesse in poche decine di minuti: spingi il bottone, si accende la lucetta, si attiva la carica, ghghghghgsh. Fine. Dopo pochissimo tempo una noia mortale prendeva il sopravvento e seguiva quel senso di colpa per essere già stufi davanti a un giocattolo appena scartato, macchinetta o robottino a molle che fosse. A quel punto, cominciava lo smontaggio sistematico dell'oggetto nel tentativo di: a) capire il funzionamento dell'aggeggio di turno; b) cercare di trasformarlo in qualcosa d'altro, più divertente.
Ovviamente, le mie abilità di vivisezionatore di giocattoli non erano molto spiccate e quindi il gioco finiva subito a martellate. Ricordo che non sopportavo il verbo giocare, non mi sembrava appropriato. La mia era una attività seria. Un lavoro perfino, anche se il risultato, lo ammetto, era apparentemente poco creativo.
Questa piccola premessa è per dire che, appena aperto il mio Arduino Starter Kit, ho avuto un sussulto. Quell'universo di pezzetti e fili colorati, finalmente, dopo tanti anni, ha preso un nome e un ordine preciso. Il giocattolo che ho sempre desiderato è arrivato, questa volta, già smontato. Mi sono ricordato quanto mi piaceva smontare le parti delle radioline, nel tentativo di capirci qualcosa e trasformare poi con la mia immaginazione i componenti elettronici in insetti artificiali.
Arduino fuori dalla scatola
Con una personale e appassionata recensione, il fondatore di Conceptual Devices analizza il nuovo Arduino Starter Kit componente per componente: una scatola che contiene tutto quel che serve per entrare in un universo di oggetti parlanti.
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- Antonio Scarponi
- 15 febbraio 2013
- Zurigo
La scatola (chiamarlo packaging, in questo caso, mi sembra oltremodo riduttivo) contiene un libro (un manuale) e parti elettroniche racchiuse in altre piccole scatole che vanno a riempire a incastro, come un tangram, tutto il volume interno della scatola: un display a cristalli liquidi, un motorino, un sacchetto con i componenti elettronici (condensatori, diodi, resistori, potenziometri, transistor e vari tipi di sensori), un cavo USB, fili da ponte e, naturalmente un Arduino uno che non è altro che un microcontroller o un computer semplificato, pensato perché noi possiamo dirgli come interagire con gli altri sensori e componenti (almeno così è spiegato) e pezzi di cartone fustellato che ancora non ho capito bene a cosa servono.
Arduino è un affare che non ha bisogno di tante spiegazioni. A me dà un senso di liberazione, come quando si ha uno strumento che ti alfabetizza in poco tempo a un nuovo mondo. Non che poi ci si debba per forza mettere a domotizzare la casa, ma sapere, in linea di principio, come far funzionare un accrocchio elettronico (chiamiamolo pure robot), che risponde ai nostri comandi in pochi passi, credo che possa ritenersi parte fondamentale della cultura generale di un uomo di questo secolo, così come dovrebbe esserlo la facoltà di accendere un computer e navigare su Internet. Ecco, se con la diffusione dei computer si parla di alfabetizzazione informatica, forse con Arduino si può parlare di alfabetizzazione robotica.
Se con la diffusione dei computer si parla di alfabetizzazione informatica, forse con Arduino si può parlare di alfabetizzazione robotica.
Sfogliare le prime pagine del manuale è stata per me una vera rivelazione. Finalmente, in poche pagine ho avuto davanti a me l'intera anatomia dell'elettronica che compone le nostre iperprotesi: computer, cellulari, stereo, stampanti e automobili. Finalmente, tutti quegli affarini colorati che stanno dentro gli aggeggi che uso (per fare ormai qualsiasi cosa) hanno un nome: classificati come nel libro di un esploratore di retaggio ottocentesco. Non so voi, ma io ho sempre sognato di fare un viaggio all'interno del mio amplificatore. Adesso riuscirei a distinguere, più o meno, a sommi tratti, la sua topografia. Almeno credo.
Per chi sa poco o nulla di elettronica e poco o nulla di programmazione, come me, sfogliare un manuale come l'Arduino Projects Book, è prima di tutto un piacere estetico (ottimo lavoro svolto sotto la direzione artistica di TODO). Il libro guida con una chiarezza assoluta di testo e d'immagini, attraverso quindici progetti per principianti organizzati in ordine di tempo necessario alla realizzazione e difficoltà di esecuzione. Ma non basta. I quindici tutorial sono anche disponibili in video, raccontati da Massimo Banzi in persona (co-fondatore e ideatore del progetto Arduino) presso il sito di RS che ovviamente è interessata poi a vendere i componenti elettronici, non appena si entra in questo mondo magnifico dove le cose fanno quel che gli diciamo di fare. Il kit infatti contiene tutto quel che serve per entrare in questo universo di oggetti parlanti.
Come cantavano i quarantacinque giri delle fiabe sonore, "basta un po' di fantasia e di bontà". In questo caso, però, un quarantacinque giri non basta, ci vuole piuttosto un computer e forse anche un po' di curiosità, ma questo mondo fantastico dove le cose si parlano tra loro, non è una favola, è una dura e bella realtà. Antonio Scarponi (@scarponio)
Foto Monica Tarocco