In un periodo di transizione come gli anni ‘90, tra gli ultimi episodi del postmoderno ed un High Tech che stenta a esaurire la sua spinta avviandosi verso una transizione nel mondo plastico e scenografico delle architetture parametriche, tutto sembra possibile tranne associare un linguaggio architettonico allo specifico momento. È in questo scenario che lo stabilimento termale di Peter Zumthor a Vals, in Svizzera, fa la sua comparsa, un’architettura solo in prima battuta metafisica, radicatissima invece nella realtà, attraverso lo studio dei dettagli e dei fondamentali elementi compositivi di pietra, luce e acqua, un controllo dell’atmosfera e dell’esperienza che farà di Zumthor e delle sue architetture ascetiche un riferimento per i decenni successivi. Domus raccontava questo debutto minimale e dirompente nel novembre del 1997, sul numero 798.
Le terme di Peter Zumthor a Vals, “un monumento della storia dell’architettura europea”
Pietra, luce e acqua: gli elementi di un’architettura destinata a diventare un riferimento per interi decenni, che Domus presentava nel 1997.
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- Dietmar Steiner
- 21 marzo 2023
Il fantastico edificio termale di Zumthor a Vals è già oggi, a un anno dall’apertura, un monumento della storia dell’architettura europea. Tuttavia le terme di Zumthor sono anche la prova inconsueta di come da un’idea architettonica coerente, se non addirittura ossessiva, possa scaturire un risultato economicamente vantaggioso sotto il profilo turistico. Non si può non considerare questo aspetto: la storia del Movimento moderno del nostro secolo ha continuato a produrre dei manufatti, dei capolavori, che sono riusciti a condensare i loro principi avanguardistici e individualmente assolutistici in singoli edifici assurti a nuovi monumenti. Le terme di Zumthor a Vals rappresentano un esempio in questo senso.
Nelle opere di Peter Zumthor il rapporto tra testo e costruzione, tra interpretazione e architettura è particolarmente problematico. Il lungo tempo dedicato al progetto, la cura nell’esecuzione, e, dall’altra parte, la breve visita dell’opera realizzata; qualche istante per riflettere e leggere, e già il giudizio è scritto. Soltanto dopo molto tempo verrà ancora riesaminato e formulato attraverso laboriose analisi storiche. Zumthor invece è un architetto di estrema lentezza, conseguenza di un’incredibile precisione. In occasione di ogni incarico egli ridefinisce la materialità della realizzazione in maniera inflessibile ed essenziale: non si preoccupa tanto delle esigenze dell’arte, quanto di una più generale responsabilità verso il “costruire bene”. Un costruire che deve essere soprattutto artigianale e conseguire a un’idea e a una rappresentazione dell’architetto, in maniera esclusiva e inderogabile. Non a torto Zumthor, che vive a Coira nei Grigioni, è chiamato anche il “Santo della montagna”: in questo modo gli viene ascritta una sorta di definitiva e serena saggezza.
Gli edifici realizzati da Peter Zumthor, pochi se consideriamo la sua produzione fino a oggi, rappresentano sempre delle pietre miliari e delle prese di posizione generali e originali sul potenziale architettonico di un luogo e di un incarico. Così è anche per le terme di Vals, un villaggio che sorge isolato nei Grigioni, alla fine di una conca valliva a 1200 metri sul livello del mare. Una risorsa importante di Vals è l’acqua termale, che sgorga dalla montagna a una temperatura di 26°, e che nell’ultimo secolo è stata sfruttata dal punto di vista terapeutico e turistico. A questo scopo intorno al 1960 è stato eretto un complesso alberghiero, testimonianza senza pretese di architettura a desti nazione turistica in una fase ancora ottimista del tardo moderno. Negli ultimi tempi l’impianto ha sofferto per la diminuzione della sua forza di attrazione, il che ha spinto il Comune alla decisione di realizzare un nuovo bagno termale. Si è scelta così la proposta di Zumthor, ben sapendo tuttavia che in questo modo si sarebbe realizzato un progetto difficile e dispendioso.
l’architettura di queste terme non è soltanto finalizzata a un obiettivo, ma lo mette anche in scena.
Il nuovo bagno è un edificio isolato seminterrato, indipendente dall’albergo esistente al quale è collegato soltanto attraverso un passaggio sotterraneo. Si tratta di un corpo in pietra monolitico, che dà l’impressione di essere formato da spazi e funzioni tra loro scollegati, in modo da formare un labirinto. A detta del progettista si tratta di “... un’architettura che rinuncia all’integrazione formale con l’edificato attuale, per esprimere in maniera più profonda e per far echeggiare quello che a noi sembrava più importante in relazione all’incarico: collocare il nuovo bagno termale in un rapporto particolare con l’energia originaria e con la realtà geologica del paesaggio montano e con l’impressionante ripidezza del sito”.
Zumthor vuole dunque “esprimersi in maniera più profonda”, spingersi fino all’“energia originaria”, e gli piace l’idea che “il nuovo edificio comunichi la sensazione di essere più vecchio dei suoi vicini già esistenti, come se fosse sempre stato qui in questo paesaggio”. Il bagno, la struttura architettonica, fa appello a uno stato eterno e metastorico di una natura rinnovata: “L’edificio nella sua totalità appare come una grande pietra porosa”. Per raggiungere questo egli impiega l’architettura, intesa sia come tecnica sia come compito costruttivo perseguitò in maniera metodica: qui infatti Zumthor sviluppa per la prima volta il cosiddetto “muro composito di Vals”, formato da liste di pietra locale tagliate sottilmente.
Sorrette dalla struttura in cemento, vi sono delle grandi “tavole” con gli elementi di copertura fortemente aggettanti, leggermente distanziate l’una dall’altra e connesse in una texture geometrica, con inserti di luce provenienti dall’alto che sottolineano l’indipendenza del principio compositivo. Le liste funzionano come delle tavole di pietra: accanto a questo principio vi è quello della stratificazione del rivestimento in lastre di pietra, ogni elemento delle quali è disegnato e realizzato su misura. “Dal punto di vista architettonico la disposizione uniforme degli strati di pietra produce un’impressione monolitica, in senso quasi letterale. Le superfici di calpestio, i pavimenti delle vasche, i soffitti, le scalinate, le sedute in pietra, le soglie delle porte: tutto si sviluppa secondo lo stesso principio di stratificazione generale”. Da solo questo metodo architettonico fatto di precisione tecnica è addirittura inimmaginabile.
In effetti l’architetto progetta e sviluppa una vera e propria tipologia, così come decide la dimensione di ogni pietra del rivestimento e stabilisce anche quale pietra deve essere posata in quale punto, e quale formato deve avere. Ma al di là di questo controllo assoluto della tecnologia architettonica vi sono le esigenze di soddisfare delle funzioni e di creare un’atmosfera. Gli ambienti e gli elementi che costituiscono le terme vengono così contrassegnati da Zumthor con un nome specifico: abbiamo la pietra per il bagno caldo, la pietra per la doccia, il blocco dei massaggi, la pietra per bere, lo spazio di riposo, la vasca per il bagno bollente, quella per il bagno di fiori, o per il bagno freddo, la sala della “pietra che suona”...
Da qui ha origine la problematica delle nuove terme di Vals, perché ogni opera architettonica vera ed essenziale finisce per sviluppare nuove modalità di utilizzo. Queste terme non rappresentano infatti un’esperienza turistica in senso classico: esse creano nuove situazioni che riguardano la corporeità e il coinvolgimento dei sensi. Qui i nomi entrano in contrasto con le loro funzioni: quello che veramente, dal punto di vista architettonico, era stato pensato come un nuovo principio basilare della sensibilità, come il contrario di un’esperienza spettacolare per turisti, si tramuta ora, nel suo messaggio architettonico fondamentale, in un ambiente “new age”, destinato a un utilizzo differente.
Con il progetto per le terme di Vals, Zumthor intendeva comunicare un nuovo messaggio architettonico profondo. Ma la realtà, fatta di usi distorti e di commercializzazione, mostra chiaramente come anche questa idea architettonica possa venir devastata in senso consumista. Le terme di Vals traggono vita in maniera riconoscibile dalla particolare e demiurgica energia dell’architetto. Il loro tema è rappresentato dalle nuove esperienze spaziali e dalle sensazioni corporee; esse intendono indicarci un nuovo rapporto con il bagno visto solo come esperienza turistica, stimolando una sensibilità diretta rivolta all’incontro con gli elementi. Tuttavia, per concludere, l’architettura di queste terme non è soltanto finalizzata a un obiettivo, ma lo mette anche in scena. Così anche la “santa architettura” diventa architettura delle esperienze.