“Peter Zumthor è un architetto di estrema lentezza, conseguenza di un incredibile precisione”. (Dietmar Steiner, 1997, Domus 798). Nato a Basilea nel 1943, ha studiato al Pratt Institute di New York e insegnato in prestigiose università tra cui la Harvard Graduate School of Design e l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Ha realizzato una decina di progetti, pietre miliari dell’architettura contemporanea. I suoi edifici esplorano le qualità tattili e sensoriali di spazi e materiali.
Pubblicato a più riprese a partire dal 1989, Domus ha illustrato molti dei progetti che gli sono valsi un premio Pritzker nel 2007 e un Premio Imperiale dall’imperatore del Giappone nel 2008.
Bagni termali a Vals, Svizzera, 1996
“Un monumento della storia dell’architettura europea.” A Zumthor piace l’idea che il nuovo edificio comunichi la sensazione di essere più vecchio dei suoi vicini già esistenti, come se fosse sempre stato qui in questo paesaggio. Il nuovo bagno è un edificio isolato seminterrato. Si tratta di un corpo in pietra monolitico, che dà l’impressione di essere formato da spazi e funzioni tra loro scollegati, in modo da formare un labirinto. “Per noi era più importante collocare il nuovo bagno termale in un rapporto particolare con l’energia originaria e con la realtà geologica del paesaggio montano e con l’impressionante ripidezza del sito.” (Domus 798, novembre 1997. Estratti dal testo di Dietmar Steiner, fotografie Margherita Spiluttini)
La luce nel castello. Kolumba Museum, Colonia, 2007
In un antico sito archeologico di Colonia, Peter Zumthor illumina attraverso un merletto di pietra una delle sue opere più complesse. Il grande spazio espositivo è un percorso silenzioso e intenso tra resti archeologici, riportati alla luce tra il 1973 e il 1976. Le stratificazioni comprendono reperti romani, e poi quelli delle mura urbane del I secolo, franchi, romanici, tardo-gotici. La pietra utilizzata è stata oggetto di analisi durate anni, e spesso verificata su modelli in scala 1:1. Fornita da un produttore danese, ha avuto un processo di lavorazione, in parte manuale, talmente particolare da identificarsi con il museo e assumere il nome di Kolumba-Stein. (Domus 909, dicembre 2007. Estratti dal testo di Rita Capezzuto, foto di Pietro Savorelli)
Cappella a Sogn Benedetg, Svizzera, 1988
“Recentemente, nella chiesa del convento di Disentis, ho scoperto nell’affresco del soffitto una scala di Giacobbe e una piccola cella campanaria di legno su una casa contadina. Queste immagini hanno ispirato il campanile di Sogn Benedetg, una costruzione simile a una scala con pioli di legno che, per chi arriva dal sentiero, a mano a mano si stacca dallo sfondo e si staglia sul cielo. Memorie di questo tipo, in cui immagini di forme architettoniche già viste si fondono con idee nuove, stanno alla base di ogni mio progettare.” (Domus 710, novembre 1989. Foto di Heinrich Helfenstein)
Non è vera la leggenda del suo stare come uno stilita in cima a una montagna svizzera, emettendo sensuali oracoli di pietra e cemento sulla condizione dell’architettura. (Stefano Casciani, Domus 906)
Museo d’arte, Bregenz, Austria, 1997
Nell’atmosfera sobria e conservatrice di una città di provincia europea viene eretto un centro per l’arte che è esso stesso, in quanto oggetto architettonico, un’opera d’arte. Il luminoso parallelepipedo di Zumthor sulle rive del Lago di Costanza rappresenta un segnale urbano. L’architettura estremamente pretenziosa di questo edificio sfida le opere d’arte che si avvicendano al suo interno. Il Kunsthaus è un capolavoro che esternamente occupa una posizione del tutto evidente nel contesto urbano, mentre negli interni ambisce a essere percepito come una sovrapposizione di spazi neutrali e preziosi. (Domus 798, novembre 1997. Testo di Friedrich Achleinter, foto di Arch Photo/Eduard Hueber)
Il Santo e l’Architetto. Cappella votiva dedicata a San Niklaus von Flüe, 2007
Due svizzeri (il santo Bruder Klaus, l’architetto Peter Zumthor) e un tedesco (l’agricoltore committente) insieme per costruire un’architettura universale per la meditazione. “Dopo che abbiamo costruito la Cappella, qualche svizzero è venuto a dirmi: ‘Certo, questo vuoto oscuro, illuminato a tratti, è perché Bruder Klaus finì i suoi giorni in una cella scavata nella roccia!’. ‘No, non è per quello’. ‘Ah, ma allora sembra una torre, perché Bruder Klaus è stato anche un combattente...’. ‘No, non è per quello: non ci ho pensato’,Mi sembrava importante che tra campi estesi e pianeggianti, con poche ondulazioni, la cappella si alzasse in verticale, si stagliasse da lontano, segnasse il territorio”, sorride, Zumthor. (Domus 906, novembre 2007. Testo Stefano Casciani, foto Pietro Savorelli)
- Numeri:
- Domus 710; Domus 760; Domus 798; Domus 828; Domus 906; Domus 909