I protagonisti del nuovo MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema sono gli artisti di None Collective, che hanno progettato l’allestimento degli spazi raccontando il cinema in modo multimediale, interattivo e immersivo.
Il nuovo museo del cinema di Roma è un’architettura transmediale
Intervista agli artisti di None Collective, che hanno progettato l'allestimento immersivo del nuovo MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema.
Foto Cristina Vatielli
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- Salvatore Peluso
- 18 dicembre 2019
- Roma
I fondatori dello studio – Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace Founder e Saverio Villirillo – provengono dai mondi del design e dell’architettura, ma attraverso narrazioni, pratiche, installazioni, e mostre hanno trovato un’identità unica che si avvicina molto di più a quello dell’arte: “La nostra ricerca si focalizza sul rapporto tra uomo e macchina. Utilizziamo la tecnologia come strumento per creare esperienze e narrazioni e sperimentiamo nuovi linguaggi in cui si combinano elementi fisici e digitali,” ci raccontano gli artisti.
“In un’epoca in cui assistiamo alla smaterializzazione del design e dell’architettura noi proviamo a fare l’opposto: eliminiamo i dispositivi tecnologici dalla scena e proviamo a dare una diversa fisicità ai linguaggi audiovisivi, combinandoli con elementi quotidiani o materiali naturali. Ogni scenografia del MIAC dialoga con i contenuti multimediali estratti da archivi storici, diventando uno spazio dinamico.”
Il progetto di allestimento, vincitore del bando indetto dall’Istituto Luce-Cinecittà nel 2018, rilegge in modo inedito la storia del cinema, della televisione e della radio. “Insieme ai curatori abbiamo selezionato 12 temi trasversali, che non si riferiscono esclusivamente al cinema ma interpretano la nostra società italiana: il potere, l'eros, il paesaggio, la commedia, il futuro...” ci spiega None Collective. “Raccontare tutto il cinema italiano senza scontentare nessuno è un’impresa impossibile. Gli archivi consultati sono immensi e senza il taglio giusto si rischiava di non aggiungere nulla rispetto a quanto fatto ad esempio con l’archivio online dell’Istituto Luce. Il risultato è una narrazione organica, anche se non mancano accostamenti azzardati o dissonanti. Se da una parte la nostra intenzione è valorizzare il patrimonio audiovisivo italiano, dall’altra vogliamo che le installazioni non siano dei surrogati degli archivi ma delle opere indipendenti, delle nuove narrazioni.”
Lo studio si è espresso con lo stesso linguaggio ibrido che ha sviluppato negli anni, che si compone di una grammatica innovativa. “In architettura gli elementi classici sono forma, materia e luce naturale. Noi aggiungiamo anche altri fattori che compongono l’opera: la luce artificiale, le cui potenzialità sono ormai infinite: dal laser alle proiezioni, passando per lenti e meccanismo che modificano i raggi di luce; il sonoro è un mondo di cui non siamo consapevoli e che invece costituisce sempre il 50% dell’esperienza, perché agisce direttamente sull’inconscio, va più in profondità; la scenografia infine reagisce alla presenza e al comportamento dei visitatori. Il nostro lavoro di regia orchestra tutti questi elementi per renderli in sintonia e sincronia. Il tempo è quindi un fattore fondamentale per definire gli scenari transmediali,” dicono Gregorio, Mauro e Saverio.
“Piuttosto che la classica mostra divulgativa abbiamo sviluppato un’esperienza multisensoriale, che è in grado di avvicinare un pubblico ampio. Sappiamo che i visitatori dei musei sono sempre più disattenti e cerchiamo di catturarli gradualmente, all’inizio stimolando percezione ed emotività, e in seguito con vari livelli di significato.”
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
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Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
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Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
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Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019
Vista dell'allestimento progettato da None Collective, Roma, 2019