Spesso è sullo sfondo delle foto scattate al Ponte di Rialto, uno dei simboli di Venezia. Si torna a parlare del Fondaco dei Tedeschi, a causa della sua chiusura. Almeno nell’incarnazione attuale.
Questo palazzo storico risalente al 1228 è uno dei fondaci (o fondeghi, in dialetto), strutture dove immagazzinare le merci trasportate dai mercanti in città. Distrutto da un incendio nel ’500, subito ricostruito, poi utilizzato come dogana sotto Napoleone e come ufficio postale per lungo tempo, nel 2008 diventa di proprietà di Benetton e oggi è gestito dalla filiale italiana di Dfs, distributore internazionale di prodotti di lusso di cui Lvmh possiede una quota maggioritaria.
Testimoni delle diverse manipolazioni che ha subito in base alle funzioni che nel corso degli anni ha assunto, il Fondaco dei Tedeschi si mostra estremamente stratificato: nella sua versione originale, l’edificio a pianta quadrata ospitava addirittura affreschi di Tiziano e Giorgione, la maggior parte staccati e ricollocati in altre sedi perché ampiamenti danneggiati, perché a lungo esposti a intemperie e umidità. Ma porta con sé anche i segni dei riadattamenti del ’900 e il tipico calcestruzzo che non lascia dubbi sul periodo di intervento.
Nel 2016 è stato oggetto di un importante progetto di recupero da parte dello studio Oma, che ha lavorato su percorsi strategici e distribuzione verticale, pensando a ogni intervento puntuale come fosse uno scavo nella massa esistente. Uno degli interventi più interessanti è il tetto ricavato dalla ristrutturazione del padiglione ottocentesco esistente, oltre alla terrazza con vista sulla città.
Nella sua configurazione odierna, il Fondaco dei Tedeschi coniuga shopping di lusso – con la presenza di grandi marchi come Gucci, Bottega Veneta, Yves Saint Laurent – e cultura, con la promozione di mostre e installazioni, come quella del Collettivo Sbagliato per la Biennale Architettura di Venezia 2023.