“Siamo immersi in trasformazioni epocali: disoccupazione giovanile, migrazioni, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale, nuovi equilibri mondiali, solo per citarne alcuni, che per essere governate hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo d’audacia. (…) Care colleghe e cari colleghi, l’Europa ha ancora molto da dire se noi, e voi, sapremo dirlo insieme. Se sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini, se il Parlamento ascolterà i loro desideri e le loro paure e le loro necessità.”
Europa
L’immagine dell’Europa è un mito antichissimo eppure sempre attuale, metafora della sua storia sempre in evoluzione.
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- Valentina Petrucci
- 21 gennaio 2022
Queste erano state, tra le altre, le parole di David Sassoli nel giorno dell’insediamento al Parlamento Europeo a Strasburgo come Presidente. Sassoli parla di libertà e diritti, di unità e differenze preziose, racconta la storia di paesi spesso divisi e altre volte alleati. Un grande europeista David Sassoli scomparso lo scorso 11 Gennaio. Un uomo dai modi eleganti e pacati che hanno sempre definito il suo impegno per l’Europa, per un’Europa unita.
Un’immagine antichissima, una figura mitologica quella di Europa, utilizzata per la prima volta in un contesto geografico nell’Inno omerico all’Apollo di Delo in riferimento alla sponda occidentale del Mar Egeo. Interpretata dalla storia e dalla geopolitica, Europa fa da musa a numerosi pittori come Guido Reni, Peter Paul Rubens, Tiziano, Paolo Veronese, Rembrandt, sino ad arrivare ad una delle rappresentazioni più seduttive nella pittura attraverso il pennello di François Boucher.
Un’immagine, quella di Europa, che in qualche modo è sempre attuale poiché metafora della sua storia. Principessa di Tiro e Regina di Creta, Europa viene spesso rappresentata nel momento in cui Zeus riuscì a sopraffarla nel bosco in cui lei era fuggita. Rassegnata e forte, bella e potente, Europa mantiene in ogni epoca e autore queste caratteristiche.
Peter Paul Rubens nel 1630 esegue una copia magistrale del Rapimento d’Europa di Tiziano del 1562 che il pittore veneto realizzò su commissione del re Filippo II di Spagna. Rubens descrive la donna attraverso forme e linee forti, tipiche della pittura dell’artista fiammingo. Zeus, nelle sembianze di un toro bianco, seduce la donna facendola salire sulla sua schiena, le dame di compagnia di Europa dall’altra parte del fiume la chiamano disperate. Il taglio prospettico parte da destra verso sinistra, in una linea obliqua rappresentata dalle acque che diventano la linea temporale dell’opera. Colori vivaci e vibranti raccontano la scena, ne simboleggiano la violenza attraverso la materia corposa data dal pennello dell’artista. Un’opera identica nelle forme ma diversa nei colori dall’originale di Tiziano.
Nella prima metà del XVIII secolo il francese Boucher racconta la storia di Europa poco prima della violenza in un attimo di pace conviviale. La costruzione piramidale della scena rende Europa quasi una vergine, una santa incoronata. I putti sopra la sua testa appaiano quasi come uno spirito santo. Dolce, languida, innocente, disincantata, questa l’Europa di Boucher, per nulla ferita, per nulla violentata. Una donna seducente che al contempo conserva un’innocenza mistica.
“Il mito è una parola”, teorizzava Roland Barthes, “un sistema di comunicazione”. Noi siamo figli di questo mito, del mito di Europa. Una riflessione, uno specchio di un pensiero, un’identità mutevole sia geografica che politica. L’Europa della Roma Imperiale, l’Europa di Dante, l’Europa di Napoleone o quella del 900. Quale Europa? Quella delle guerre che hanno fatto la nostra storia? L’Europa cattolica che ha visto nascere proteste e protestanti? Siamo figli di un mito che ha subito violenza e che da quella violenza è poi risorto e si è evoluto, nella speranza che rimanga sempre forte e unita.