Il tempo, lo sappiamo, è relativo. E altrettanto è il suo valore, soprattutto quando si parla della Design Week di Milano. Che in questo contesto si possa decidere che il tempo di qualcuno ha più valore di quello di qualcun altro è una questione di ordine morale: ad ognuno di noi la possibilità di esprimere un giudizio della sua eticità. Come spesso avviene, però, alla considerazione morale si aggiunge anche una questione pragmatica: e qui, la possibilità di dirimere si fa più sfuggente, sottile.

Quanto abbiamo parafrasato in termini astratti descrive per sommi capi quello che è successo a Villa Borsani, la villa progettata negli anni ’40 da Osvaldo Borsani a Varedo, in Brianza, che per il secondo anno consecutivo è una delle location del circuito di Alcova. L’accesso, nell’edizione 2025, è a pagamento con un biglietto da venticinque euro: non poco, soprattutto per una Design Week. La notizia, annunciata circa un mese fa, ha fatto scalpore, sollevando un’onda di dissenso tra chi crede che la partecipazione aperta sia una prerogativa democratica che deve continuare a contraddistinguere la più importante settimana del design.
L’introduzione del biglietto, hanno spiegato i fondatori Valentina Ciuffi e Joseph Grima, è però la risposta ad una necessità concreta: di gestione e sicurezza, in primis, visto che la villa ha una capienza di settanta persone o giù di lì, mentre l’affluenza dello scorso anno era stata sensibilmente superiore. Ci dobbiamo stupire, dunque, se per chi espone i visitatori non possono essere sullo stesso piano? Il buyer professionista è più “prezioso” dell’avventore della domenica proprio perché il suo tempo ha una funzione più determinante.

Fatta questa premessa, a chi piaceranno i progetti presentati a Villa Borsani? Ci sentiamo di dire che si entusiasmeranno soprattutto coloro che non si fanno domande sui venticinque euro da sborsare. Per i ricchi collezionisti, Villa Borsani è in linea con il posizionamento fieristico di eventi come Collectible o Matter and Shape. La proposta è orientata all’edizione limitata, ma i nomi non sono scontati, né necessariamente noti. La sperimentazione è prevalentemente formale, e in alcuni casi si accompagna ad una ricerca tecnica innovativa. La generale inclinazione si dirige verso un decorativismo massimalista, ma non mancano proposte votate all’essenzialità e a un minimalismo rivisitato.
L’assolutismo con cui le ossessioni di un designer prendono corpo con l’uso di mono materiali o specifici approcci alla materia sembra più convincente dei sistemi di arredo trasversali, quelli che ricreano un clima da boudoir con trinomi del genere seduta-tavolino-buffet. Si nota ancora una certa propensione per l’effetto glitch e per la forma informe che piace tanto alle ultime generazioni di creatori. Manca, fortunatamente, la propensione al kitsch, al design senza progetto ma con molta apparenza che abbiamo visto nelle stesse ore in altre location della città.

Ci sono, infine, anche le partecipazioni di eccezione. La prima è una voce fuori dal coro, la galleria di Atene Eleftheria Tseliou Gallery, che espone libri di artista da collezione, pezzi rari e addirittura introvabili che possiamo consultare liberamente, prendendoci tutto il tempo del mondo. Il nesso con il design? Un piccolo pretesto, in questo caso, dato dagli alti leggii in plexiglass, una scenografia di Joy Herro (The Great Design Disaster).
Molto interessante il progetto di Chelebi, collezione di oggetti per la tavola nati in Azerbaijan dalla collaborazione tra designer internazionali e artigiani locali: l’effetto corale, sotto la curatela della fondatrice Aida Mahmudova, ha tutta la freschezza di una boccata d’aria originale.

Infine, menzione d’onore a J39.5, un progetto giapponese un po’ matto – come solo i giapponesi sanno esserlo – di ricerca e riassemblaggio di una vecchia sedia danese molto nota in Giappone, la J39 di Borge Mogensen, restaurata e riconfigurata per dare vita a nuove tipologie tipologiche, chimere eleganti che riconfermano a ogni tentativo esposto il proprio senso di opportunità.


Immagine di apertura: Villa Borsani, Alcova Milano Design Week 2025. Foto Piergiorgio Sorgetti. Courtesy Alcova

Metamorphosis: quando la ceramica vive con la tecnologia
Iris Ceramica Group presenta "Metamorphosis" al Fuorisalone 2025, un'esperienza che fonde arte e tecnologia, con installazioni interattive e superfici innovative.