Esistono i miti oggi? E se esistono chi sono? Ma soprattutto, come si riconoscono? “The people I like”, il tributo che la Triennale di Milano dedica in questi giorni al fotografo milanese Giovanni Gastel, è una buona risposta.
Duecento volti in bianco e nero, notissimi, noti o sconosciuti (ai più). Volti della cultura, l’arte, la moda, l’architettura e anche di quell’alta borghesia a tratti aristocratica cui Gastel, nipote di Luchino Visconti, per tutta la vita ha fatto finta di non appartenere. Perché “lo stile è l’uomo”, come direbbe de Buffon.
Ritratti, dunque. Una narrazione immediata, semplice, o sapientemente costruita, che inizia con un vero mito d’oggi: Barack Obama, sorridente e non in posa. Ritratti su commissione, e anche no, forse istanti, momenti, molte amicizie, tante vite, e poi sentimenti, incontri, legami. Di Giovanni Gastel e di una Milano di oggi e di ieri, raffinata e da bere, solidale e di show off, alta e meno alta, cosmopolita e localista. Ritratti di donne bellissime o stravaganti, di uomini affascinanti e intellettuali, di persone e personaggi. Minori e maggiori, oscuri e luminosi. Miti d’oggi, insomma. Miti d’Italia.
La ritrattistica nasce nell’antico Egitto, si sviluppa nella Grecia del VI secolo avanti Cristo, segue sottotraccia il Medioevo dei secoli bui e culmina nel Rinascimento, articolandosi nel XVIII e XIX secolo, per arrivare ai giorni nostri sotto forma di fotografia.
Nell’epoca pittorica il ritratto era una necessità, un simbolo di potenza, di ricchezza, con l’unico d’immortalare l’immagine dei potenti come dimostrazione della loro grandezza, dell’opulenza di Veblen.
Nella fotografia il ritratto conserva lo stesso fine, spostando però l’attenzione su una riflessione diversa, nuova, o semplicemente terrena.
Il riferimento è obbligato: i Duchi di Urbino di Piero della Francesca, Napoleone di Jacques-Louis David, Gertrude Stein di Picasso. Personalità eccentriche, figure forti, caratteri capaci di imprimere un segno alla loro epoca. Donne e Uomini che hanno fatto la storia, suscitato passioni, innovato, governato. Miti, insomma.
E oggi? Quali sono i miti? Ma soprattutto, come si riconoscono? Le scelte di Gastel fanno pensare che nomina non sunt consequentia rerum sed signa. Solo segni. Per la Bellezza, la Ricchezza, lo Status, l’Impegno, l’Impresa. E la Cultura. Di oggi.
“Se la nostra società è obiettivamente il campo privilegiato delle significazioni mitiche, questo avviene perché il mito è formalmente lo strumento più appropriato al rovesciamento ideologico che la definisce: a tutti i livelli della comunicazione umana, il mito opera il rovesciamento dell’anti-physis in pseudo-physis”. Lo scriveva Roland Barthes nel lontano 1957, un principio che forse vale anche oggi. Di certo per comprendere un talento come Gastel.
- Mostra:
- The people I like
- Artista:
- Giovanni Gastel
- Museo:
- Triennale di Milano
- A cura di :
- Umberto Frigerio
- Progetto di allestimenti:
- Lissoni Associati
- Date di apertura:
- fino al 13 marzo 2022
- Indirizzo:
- viale Emilio Alemagna 6, 20121, Milano