Lungo le rive del Tevere, il vecchio cortile sul quale si affacciano le garçonnière, fasciate dall’edera, sono lievemente attraversate dai raggi del sole. Due sculture, installate all’interno di due stanze inattese, non ancora aperte al pubblico prima, instaurano un dialogo con gli spazi espositivi, ricchi di dettagli e propri di un’altra epoca. L’artista inglese Thomas Hutton è appena stato invitato dai fondatori di Studioli, Alessandro Cicoria e Valerie Giampietro a lavorare e reinterpretare alcune stanze, tra superfici specchianti, tappezzerie dai cromatismi evidenti , decori a parete e arredi di designer come Magistretti, Castiglioni e Cini Boeri. L’artista concettuale conosce approfonditamente Roma e spesso ha affermato che lui non avrebbe mai potuto veder provenire il proprio lavoro da ambienti post-industriali come quelli newyorkesi.
Thomas Hutton. Visibilità invisibili
A Roma, uno spazio indipendente presenta una mostra dedicata a nuove sculture e a un insieme di arredi prototipali di Thomas Hutton.
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- Ginevra Bria
- 06 ottobre 2018
- Roma
stucco di calce e contenitori ritrovati
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
contenitori ricoperti di stucco alla calce bianchissimo
Lui ha sempre cercato un luogo in cui avrebbe potuto essere circondato dai materiali e dalle condizioni spaziali legati alle origini della sua pratica scultorea. Questo è il motivo che lo ha portato a Roma e la direzione che il suo lavoro ha intrapreso nella capitale che sembra essere diventata il luogo corretto per realizzare e valorizzare le metodologie di ricerca intraprese negli ultimi 3 anni. Hutton, infatti, vive tra Atene e l’Italia, dopo aver ricevuto un Master in Fine Arts alla Yale University (2012) e un Master in storia dell’architettura all’Università di Edimbrugo (2006). Gli sono state dedicate personali da Joni Levy, a Zurigo (2014), da Hunter/Whitfield a Londra (2015), da Sushi Bar Gallery a New York (2017) e da Unit 9 a Londra (2017). Inoltre, il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive incluse alla Fondazione Memmo a Roma (2015) e, recentemente, al MoCA di Los Angeles (2018).
Ma Studioli si presenta come una dimensione formale opposta, rispetto al proscenio integro del white cube.
Studioli è composto da due studi autonomi, entrambi gli spazi vantano una storia molto affascinante, in alcuni di quegli ambienti i due fondatori vivono e lavorano, mentre in altri vengono invitati artisti a lavorare direttamente sull’edificio. Inoltre, Cicoria e Giampietro, entrambi artisti che vivono e lavorano in alcuni di quegli ambienti, non considerano la loro sede come meramente espositiva ma la gestiscono come un luogo per portare avanti conversazioni e dibattiti tra altri artisti e lo spazio. Attualmente gli interventi scultorei di Hutton sono disposti sui letti, adagiati sulle superfici dei materassi, formando il centro focale delle stanze ammantate dalla tappezzeria, diventando piedistalli per le sculture. Quasi improvvisamente compaiono alla vista due enormi cuscini, stuccati con uno strato di stucco alla calce bianchissimo e infinitamente carteggiato per giocare con la fonte di luce naturale filtrata dai colori delle elaboratissime finestre.
Le armature di queste enormi sculture sono state dunque completamente occultate all’interno e forse appena sottolineate da un piccolo foro per l’aria; una sottile allusione al loro vuoto che richiama quello degli occhi delle antiche statue greche. In origine queste sculture sono state composte a partire da contenitori che stavano arrugginendo sul fondo di una cava di travertino a Tivoli; dove erano utilizzati per estrarre la pietra appena tagliata dalle pareti della cava. Hutton le ha poi ricoperte di stucco alla calce che è diventato l’unica materia visibile agli occhi e dunque, in ultima analisi, il materiale stesso delle sculture. Hutton, solitamente, rimane sempre dubbioso nel prescrivere e nel determinare una metodologia di significato da applicare ai suoi lavori. Ma qualora un visitatore, presso Studioli, ritiene di aver visto qualcosa, allora comincerà a vederne un’altra, e poi un’altra e allora diventerà più propenso a passare molto più tempo con quella sensazione, continuando a rifletterci. L’astrazione di questi lavori può essere determinante, come strumento, per raggiungere questa tipologia di pensiero. Per questo a Roma, Hutton si è dimostrato molto più interessato ad allestire e a concepire un’esperienza fisica, o meglio, temporale. Molto spesso questa esperienza ritrova il proprio senso nelle modalità secondo le quali percepiamo forme e superfici di fronte a noi, instaurando un legame speciale con la consistenza di alcuni fenomeni fisici.
- Thomas Hutton
- Dal 15 settembre al 25 ottobre 2018
- Alessandro Cicoria e Valerie Giampietro
- Studioli
- viale Tor di Quinto 39, Roma