Il Centre Pompidou, noto anche come Beaubourg, è uno dei più famosi centri culturali al mondo e un punto di riferimento fondamentale per la vita artistica e culturale di Parigi. Nel 2026, chiuderà le sue porte fino al 2030 per un ambizioso progetto di rinnovamento, previsto già nel 2024 e poi rimandato a causa delle Olimpiadi.
In attesa della sua riapertura abbiamo ripercorso la sua storia.
Visitare per l’ultima volta il Centre Pompidou, prima che chiuda a settembre
Il celebre edificio di Rogers, Piano e Franchini sarà inaccessibile fino al 2030 per ristrutturazione. Ecco cosa sapere prima di vederlo per un'ultima volta.
Foto © Jair Lanes
© Moreau Kusunoki in collaborazione con Frida Escobedo Studio
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- Giorgia Aprosio
- 24 febbraio 2025
Architettura Rivoluzionaria Cercasi
Tutto ha inizio negli anni '70, quando il presidente francese Georges Pompidou, intento a ristabilire l'ordine dopo le tumultuose proteste del 1968, pianifica una serie di progetti edilizi per la città di Parigi. Appassionato collezionista di arte moderna, Pompidou immagina la creazione di un nuovo centro culturale polivalente che celebri la cultura contemporanea in tutte le sue forme: dalle arti visive al design, dalla musica al cinema, arricchito da biblioteche, centri di ricerca e spazi per la performance.

Indetto appena un anno dopo, il concorso internazionale di architettura per la realizzazione del Centre Pompidou sarà ricordato come uno dei più partecipati e seguiti della storia, raccogliendo 681 proposte da progettisti di tutto il mondo.
A distinguersi è la proposta dei giovani architetti Renzo Piano e Richard Rogers, che insieme all'ingegnere Peter Rice, ribaltano il concetto del tradizionale "white cube" museale evidenziandone gli elementi strutturali.
Dopo decenni di musei polverosi, noiosi e inaccessibili qualcuno doveva scappare, fare qualcosa di diverso, avere un senso di partecipazione. Qualcuno doveva esprimere quella ribellione. Mettere questa astronave nel mezzo di Parigi è stato un gesto un po' folle, ma onesto. È stato coraggioso, ma anche un po' maleducato, di sicuro
Renzo Piano in Rowan Moore, "Pompidou Centre: a 70s French radical that’s never gone out of fashion", The Guardian, 2017
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
Courtesy Moreau Kusunoki e Frida Escobedo
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© Moreau Kusunoki
© Moreau Kusunoki
© Moreau Kusunoki
© Moreau Kusunoki
© Moreau Kusunoki
Odi et Amo di un design avanguardista
Nei grossi tubi gialli visibili dall’esterno sarebbero passati i cavi elettrici, in quelli blu il sistema di areazione, nei tubi verdi l'acqua e in quelli rossi si sarebbe sviluppato un sistema di elevazione, fatto di scale mobili e ascensori.
Un design avanguardista e fortemente funzionale che, da un lato ottimizzava lo spazio interno del museo, dall’altro prometteva alla città una struttura dal poteziale iconico che sicuramente non poteva lasciare indifferenti.
Già dall'inizio dei lavori, nel 1972, critici e residenti iniziavano a manifestare preoccupazioni per l'integrità e la salvaguardia dell'architettura storica di Parigi. Durante il mandato del presidente Valéry Giscard d'Estaing poi, il progetto subì tagli significativi, portando a revisioni al progetto originale e nei materiali impiegati. Anche dopo l'inaugurazione del 31 gennaio 1977, i caratteristici tubi colorati del Pompidou, affacciati sull'ampia piazza inclinata, continuarono a dividere l'opinione pubblica. Se per molti, l'edificio divenne un simbolo di modernità e rinascita, guadagnandosi il soprannome de "la nave della cultura", altri lo etichettarono con nomi fantasiosi che sopravvivono ancora oggi come la "Madonna del Tubo" o "Pompidolium".
Un museo "trasparente", o quasi
Dal punto di vista museologico, osserva Boris Hamzeian, ricercatore del Centro, il progetto selezionato segnò una svolta significativa. Quello che rischiava di essere concepito come il "monumento" di Pompidou, dalla vocazione "verticale", fu trasformato in un'architettura "orizzontale" che riflette il modello di museo-laboratorio ideato da Pontus Hultén, storico direttore del Museo d'Arte Moderna di Stoccolma. Un modello che privilegia spazi flessibili e funzionali, orientati più alla produzione culturale che alla semplice esposizione. Il Centre Pompidou si conferma un museo trasparente, progettato per essere pienamente accessibile e integrato con il tessuto urbano circostante. Questa accessibilità trasforma l'edificio in un luogo vivace e partecipativo, visibilmente abitato tanto dai visitatori interni quanto dai cittadini all'esterno.
Gli edifici sono teatri per la vita pubblica e il Centre Pompidou avrebbe consentito alla gente di esprimersi liberamente, dentro e fuori, estendendo il palco lungo tutta la facciata
Estratto da Richard Rogers, "Vita, architettura e società giusta", Johan & Levi, Milano 2018. Pubblicato in domus 1027, settembre 2018
Il design high-tech della struttura riflette il concetto di "macchina per abitare" di Le Corbusier: va oltre l'estetica per incorporare tecnologie avanzate. Ma è proprio questa integrazione tecnologica, che favorisce esposizioni interattive e garantisce dinamicità allo spazio espositivo migliorando l'accesso alle informazioni consolidando il suo ruolo chiave nell'architettura moderna, a spingere oggi la struttura a confrontarsi con un'inevitabile obsolescenza. Di recente, il Pompidou di Parigi ha annunciato la chiusura prolungata per rinnovamenti essenziali al fine di soddisfare le esigenze attuali di sicurezza e sostenibilità.
Le mostre e la collezione
Nella sua collezione permanente, il Centre Pompidou ospita alcune delle opere più rappresentative e influenti della storia dell'arte moderna e contemporanea. Tra queste, troviamo capolavori di Pablo Picasso, Salvador Dalí, Henri Matisse, Wassily Kandinsky, Marc Chagall, Piet Mondrian, Jackson Pollock, oltre a opere di artisti contemporanei quali Jeff Koons, Marina Abramović, Anish Kapoor, Gerhard Richter, Anselm Kiefer, Annette Messager, Sophie Calle, Tatiana Trouvé, Pierre Huyghe, e Huang Yong Ping. Tra le mostre memorabili nella storia del Beaubourg spiccano la retrospettiva dedicata a Salvador Dalí nel 1982, che rimane una delle più visitate nella storia dell'arte moderna con oltre 840.000 visitatori, la mostra su Joseph Beuys nel 1995, che approfondì il suo rivoluzionario approccio all'arte e alla società, e l'esposizione di Lucian Freud nel 2010, che attrasse un grande interesse internazionale. E anche oggi, in attesa della chiusura temporanea, la programmazione del museo continua con appuntamenti di rilievo internazionale tra cui la mostra personale dedicata alla figura e alla pittura di Suzanne Valadon, in corso fino al 26 maggio 2025, la mostra dedicata all'opera dell'architetto Hans Hollein dal 5 marzo al 6 giugno 2025, e quella dedicata all'artista Wolfgang Tillmans, prevista dal 13 giugno al 22 settembre 2025.
Lo sguardo al domani: i primi passi per la ripartenza
Il Pompidou è figlio ed emblema della sua epoca: incarna le strategie politiche e culturali mirate non solo a rendere l'arte moderna e contemporanea accessibile, ma anche a farne un pilastro per il progresso e l'affermazione internazionale. Si tratta della struttura museale che, subito dopo il Guggenheim di Frank Lloyd Wright, ha trasformato più radicalmente il concetto di museo e centro culturale contemporaneo. Inizialmente promosso dall'amministrazione francese con l'obiettivo di riportare Parigi al centro della scena dell'arte globale, dominio passato a New York, oggi è un museo che deve ripensarsi in una Parigi nel pieno della propria rinascenza artistica, stimolata dal successo della nuova fiera del colosso Art Basel, dalla riapertura al pubblico del Grand Palais, dall'attenzione globale generata dalle Olimpiadi, e dai continui rinnovamenti urbani. Il concorso per il suo rinnovo è stato vinto dallo studio Moreau Kusunoki in collaborazione con Frida Escobedo Studio e AIA Ingénierie. Il progetto vincitore mira a semplificare e razionalizzare i percorsi espositivi per migliorarne la fruizione, mantenendo al contempo l'armonia e l'aspetto modulare dell'esistente struttura, un vero e proprio “manifesto architettonico” del XX secolo.
Credo che i vincitori di questo concorso abbiano compreso appieno lo spirito del Centre Pompidou. Il loro progetto è interamente in linea con l'architettura dell'edificio, lasciando spazio per il futuro rinnovamento e mantenendo la sua integrità
Renzo Piano
Le operazioni di rinnovo includeranno la rimozione dell'amianto dalle facciate, il trattamento della corrosione della struttura principale, la sostituzione delle pavimentazioni e il completo rinnovo degli ascensori, montacarichi e scale mobili, al fine di migliorare l'accessibilità per le persone con mobilità ridotta. Saranno migliorati efficientamento energetico e sostenibilità ambientale. Inoltre, il parcheggio sotterraneo sarà trasformato in un centro di sperimentazione, la terrazza all'ultimo piano sarà aperta al pubblico, e l'atelier Brancusi subirà una completa ristrutturazione e ospiterà probabilmente la Biblioteca Kandinsky, accessibile esclusivamente ai ricercatori.