Se spingersi oltre i propri limiti e raggiungere il cielo è un desiderio umano dai tempi di Icaro, la tensione a costruire edifici sempre più alti che aggirano le leggi della statica e arrivano a toccare le nuvole è un Leitmotiv nella storia dell’architettura, soprattutto a partire dall’età moderna.
È infatti con la genesi della città moderna, in particolare statunitense, che si fa spazio una nuova tipologia edilizia: il grattacielo, col suo marcato sviluppo verticale (in origine, almeno 15-20 piani con altezza minima di 50-70 metri) che, dalle sperimentazioni della scuola di Chicago nella seconda metà del XIX secolo, diventa gradualmente un emblema dello sviluppo tecnologico ed economico esportato in tutto il mondo.
Se la costruzione in altezza è stata motivata inizialmente da ragioni urbanistiche e speculative che imponevano un modello insediativo in grado di sfruttare intensivamente aree ridotte a causa dell’elevata concentrazione edilizia nella città industrializzata, ma con elevato valore commerciale, con il tempo il grattacielo spinto a quote sempre più vertiginose e tecnologicamente sempre più performante è diventato uno strumento di marketing finalizzato alla rappresentazione dell’immagine pubblica e del potere economico e commerciale non solo del suo committente, ma anche della città che lo accoglie.
Le architetture più alte d’Italia, tra progetto d’autore e marketing urbano
Dalla Torre Unicredit alla Torre Velasca di Milano passando per Napoli, Roma, Torino, scopriamo gli edifici italiani di altezza superiore ai 100 metri, diventati landmark sulle orme dei grattacieli statunitensi e non solo.
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- Chiara Testoni
- 28 novembre 2023
In Italia la stagione degli edifici sviluppati in altezza si apre tardi, rispetto agli Stati Uniti. A parte la Mole Antonelliana, al tempo della sua costruzione nota come il manufatto in muratura più alto d’Europa, in Italia la costruzione in altezza si è sviluppata soprattutto dal secondo dopoguerra, nelle città risorte dalle proprie ceneri e lanciate entusiasticamente verso il boom edilizio. Il contesto storico ha consentito di sperimentare nuove tecnologie (in Italia in particolare il cemento armato, più che l’acciaio come negli Stati Uniti) e di punteggiare le città di edifici con forte valenza mediatica, a testimonianza dei processi di trasformazione sociale, culturale ed economica allora in corso.
A partire dalle prime realizzazioni dal linguaggio razionalista e brutalista (Filo Speziale a Napoli, Piacentini a Genova, Berardi a Cesenatico, Gio Ponti a Milano), con gli anni la tipologia si è ampiamente evoluta: dal Postmoderno (Beguinot a Napoli, SOM a Genova) all’High Tech (César Pelli a Milano, Fuksas a Torino), a opere che rileggono tipologie passate in forma attualizzata (Torre Velasca di BBPR; Purini a Roma), fino agli interventi contemporanei che, soprattutto a Milano, sono diventati emblemi dell’evoluzione del capoluogo in metropoli sempre più attrattiva e competitiva a livello internazionale (Isozaki e Maffei, Torre Allianz; Stefano Boeri, Bosco Verticale; Mario Cucinella, Torre UnipolSAI), anche grazie alla firma di archistar che hanno ridisegnato in verticale il profilo della città.
Dai tempi di esordio ad oggi, i grattacieli in Italia hanno sempre suscitato dibattiti accesi, per via della differenza tra il loro milieu storico-culturale ed impianto urbanistico da quello delle città statunitensi: accolti con plauso da chi vi legge un’iniezione di modernità per un paese fin troppo radicato nella sua storia, o ferocemente disconosciuti da chi trova in questa tipologia, inevitabilmente visibile da ogni prospettiva, una “dimostrazione di priapismo e di tracotanza aziendale”, come dice Wu Ming 1 in riferimento a un grattacielo che troneggia nella Pianura Padana nei pressi di Bologna. Indipendentemente da giudizi di merito sulle architetture verticali, resta aperto un interrogativo, se cioè il grattacielo, così come ogni tipo di architettura che ha il “primato” come input progettuale (in questo caso, l’altezza) e talvolta l’ansia per la spettacolarizzazione, possa essere una leva di sviluppo socioeconomico anche per le comunità che vi gravitano intorno, oltre che uno strumento di promozione e valorizzazione immobiliare per i suoi investitori.
La torre fa parte del complesso di tre edifici di diversa altezza disposti intorno a piazza Gae Aulenti (Torre UniCredit, Torre B e Torre C). La sua forma sinuosa vetrata e l’imponente guglia la rendono un simbolo fortemente riconoscibile nella città. Con i suoi 231 metri di altezza alla guglia, è il grattacielo più alto d’Italia.
La torre si inserisce nell’ambito di CityLife, l’imponente operazione di rigenerazione urbana dell’area dell’ex Fiera, insieme alle due torri limitrofe (una su progetto di Zaha Hadid, l’altra di Daniel Libeskind): assieme al complesso residenziale e commerciale di CityLife, i tre grattacieli sono oggi un simbolo indiscusso della Milano del futuro che investe sulla sua attrattività internazionale. L’edificio Allianz, distribuito su 50 piani di cui 47 a destinazione direzionale, è caratterizzato da un volume scultoreo con fronti rivestiti da pannelli vetrati. È il più alto grattacielo d'Italia al piano calpestabile (200,5 metri) e quello con maggiore numero di piani.
L’edificio in cemento armato e vetro, sede degli uffici centrali e degli organi della Regione, comprende 42 piani, di cui l'ultimo destinato a bosco pensile. Dopo oltre un decennio, tra alterne vicende procedurali, l’edificio è stato recentemente inaugurato con caratteristiche ritenute dal suo architetto molto difformi da quanto originariamente ipotizzato.
L’opera, simbolo indiscusso di Torino, con i suoi 167 metri di altezza è stata all’epoca della sua costruzione l’edificio in muratura più alto d’Europa. Originariamente destinato a Sinagoga, dopo l’acquisizione dal Comune il complesso è divenuto un monumento all’unità nazionale. L’ascensore panoramico, introdotto per commemorare il centenario dell’Unità d’Italia e rinnovato più recentemente, conduce al tempietto in copertura, da cui si apre una vista spettacolare sul paesaggio urbano e alpino circostante. Oggi l’opera ospita il Museo Nazionale del Cinema.
Il complesso, situato nel Centro Direzionale di Napoli progettato da Kenzō Tange, è composto dalla torre centrale e da due corpi adiacenti di quota inferiore. I corposi volumi sono alleggeriti in facciata dall’uso di pannelli vetrati a specchio.
Il quartier generale milanese del gruppo Unipol, situato nell’ambito dell'intervento di riqualificazione urbana di Porta Nuova, è una torre a base ellittica che spicca grazie reticolo strutturale che definisce il suo volume scultoreo in vetro e acciaio. L’opera è concepita per massimizzare l'efficienza energetica grazie alla doppia intercapedine dell’involucro che mitiga il caldo estivo e isola dal freddo invernale, ai pannelli solari per la produzione di energia elettrica, ai giardini d'inverno che aiutano a regolare la temperatura interna.
Il “Pirellone”, con i suoi 127 metri di altezza distribuiti su 31 piani fuori terra e 2 sotterranei, è stato per circa cinquant’anni l’edificio più alto della città e ancora oggi è un simbolo indiscusso della Milano contemporanea. Costruito come sede degli uffici dell'azienda di pneumatici Pirelli, nel 1978 fu acquistato dalla Regione Lombardia per farne la propria sede principale. La moderna costruzione è caratterizzata da una struttura interamente in cemento armato e da una facciata con rivestimento in ceramica e curtainwall di vetro, alluminio, acciaio.
La costruzione, il più alto edificio civile della città e una delle torri residenziali più alte d’Italia, è articolata in due prismi verticali, ciascuno dei quali servito da due blocchi di scale e di ascensori, collegati da ponti che ospitano parte degli impianti tecnici. La struttura, in calcestruzzo e acciaio, è rivestita in granito lamellare; le facciate sono scandite dalle bucature regolari dei balconi. L’opera si ispira alle torri medioevali della città, tra cui la Torre delle Milizie.
L’edificio sul lungomare, con i suoi 118 metri di altezza, fu al tempo della sua costruzione il grattacielo più alto d'Italia, fino a essere surclassato pochi anni dopo dal grattacielo Pirelli di Milano. L’opera, con struttura interamente in cemento armato, ha subito diversi interventi di ristrutturazione: l’ultimo tra il 2003 e il 2009, a cura di Giovanni Lucchi, ha interessato l’adeguamento impiantistico, il consolidamento della struttura portante, la riqualificazione delle facciate con sostituzione delle tapparelle originali e la realizzazione di una facciata ventilata con struttura in alluminio e rivestimento in piastrelle di gres porcellanato dai toni del grigio, dell'azzurro e del blu.
Il Bosco Verticale consiste di due torri, la torre de Castillia e la torre Confalonieri, alte rispettivamente 110 metri e 76 metri (26 e 18 piani), collegate da un basamento. Gli edifici, rivestiti da pannelli di grande formato di gres porcellanato, sono caratterizzati da balconi in cemento armato con parapetti pieni che sporgono su tutti i lati, creando un vivace dinamismo in facciata. Peculiarità dell’opera è la presenza nei fronti di più di duemila specie arboree tra alberi e arbusti, sulla base di un progetto di riforestazione metropolitana finalizzato ad incrementare la biodiversità e mitigare il microclima grazie alla densificazione verticale del verde.
Il grattacielo situato nel quartiere di San Teodoro, con i suoi 109 metri di altezza e 26 piani fuori terra è l’edificio più alto di Genova ed è visibile chiaramente dal porto e da tutta la zona ovest della città. L’insolita forma ottagonale, che è valsa all’edificio l’appellativo di “Matitone”, si ispira all’impianto ottagonale della Chiesa di S. Donato in centro. I fronti, dominati da una copertura piramidale in rame, sono rivestiti da fasce alterne in granito grigio e vetrate verdi.
L’edificio, progettato in uno stile che combina il razionalismo italiano e il Novecento, conta diversi storici primati: è stato uno dei primi grattacieli d’ Europa con altezza superiore ai 100 metri e con struttura in cemento armato, e il più alto d’Italia fino alla costruzione della Torre Breda di Milano nel 1954, alta 116 metri. Attualmente, con 108 m di altezza, è il secondo edificio più alto della città, dopo il “Matitone”. Dalla terrazza Colombo in copertura si apre una vista spettacolare sul paesaggio urbano e marittimo.
Iconico simbolo dell’urbanitas milanese, la Torre Velasca rappresenta la voglia di rialzarsi di una città devastata dalla guerra che guarda al futuro con un forte rimando al passato. Realizzata completamente in cemento armato con finiture in graniglia di cotto e di marmi rosa veronesi – che conferiscono all’edificio una tonalità calda – ospita negozi, uffici e appartamenti; la sua morfologia caratteristica è un omaggio alla città verticale che si stava sviluppando negli anni ’50, con un riferimento allo skyline storico della città, costellato di torri e campanili, ed in particolare alla torre del cortile delle Armi del Castello Sforzesco.
L’edificio, progettato come sede di Cattolica Assicurazioni e oggi rinomato hotel, con il suo volume imponente si staglia con disinvoltura nel fitto tessuto urbano del centro storico, e per questo non sempre ha ottenuto il plauso degli osservatori che lo etichettavano come elemento incongruo e sgradito. L’opera si inscrive nello storico processo di rigenerazione urbana del rione Carità di cui anche il Palazzo delle Poste di Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi (1936) faceva parte. Indipendentemente da giudizi di merito, l’opera è stata il primo grattacielo di Napoli e il simbolo dell’avvento delle moderne tecnologie edilizie in città: la struttura di 33 piani è realizzata interamente in calcestruzzo armato, visibile nel reticolo strutturale di facciata dove si inseriscono i tamponamenti di colore blu.