Lo scrittore Stefano Benni dice che “la speranza è una vocina sottile, bisogna andarla a cercare da dove viene, guardare sotto il letto per poterla ascoltare. O venire in una stazione”. E in effetti non c’è un luogo più carico di possibilità di una stazione: luogo di ritorno o di partenza per un viaggio che a volte, come ben sapevano Tiziano Terzani e Bruce Chatwin, non è solo fisico ma anche esistenziale; ma anche “non luogo” per eccellenza, come diceva Marc Augé, che anche se tirato a lucido manifesta sempre quel carattere anonimo per cui l'individuo finisce per sentirsi omologato e inevitabilmente solo. In ogni caso, sia che si tratti di edifici strettamente funzionali al transito, impersonali e malmessi, sia che si tratti di architetture prestigiose e patinate, le stazioni sono un luogo brulicante di vita e dunque di potenzialità: dalle storiche stazioni coloniali in cui ancora oggi si coglie un’aura maestosa (Grand Central Terminal di NY) e un po’ decadente (Chhatrapati Shivaji Terminus di Mumbai, stazione di Kuala Lumpur, stazione ferroviaria CFM di Maputo); a quelle celebrative e di rappresentanza politico-culturale (Terminal Haydarpasa di Istanbul, Stazione Komsomolskay di Mosca); a quelle futuristiche e ipertecnologiche (Stazione di Liegi-Guillemins, Stazione Hungerburg di Innsbruck, Stazione Mediopadana di Reggio Emilia, World Trade Center Transportation Hub di New York) ma con anche uno sguardo al passato (Stazione di Kanazawa); a quelle da cui letteralmente si passa in un’altra, immaginifica dimensione (King’s Cross a Londra). In ogni caso, le stazioni sono il luogo che più di ogni altro alimentano l’ebrezza del dinamismo e del cambiamento e ci mettono a confronto con una verità indubitabile: che su questa terra siamo sempre e comunque dei “passeggeri”.
Stazioni ferroviarie: 13 emozionanti architetture di transito
Sia che si attribuisca loro il carattere anonimo e impersonale di “non luoghi”, sia che le si intenda come strumenti propulsivi per lo sviluppo del territorio, dell’economia e della società, le stazioni ferroviarie sono sempre centri nevralgici di vita e di possibilità.
Foto Enrico Cartia da CC
Foto Lauren Manning da CC
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- Chiara Testoni
- 14 giugno 2022
Prima stazione ferroviaria della capitale, Atocha - ampiamente rimaneggiata nel corso degli anni - oggi è un complesso formato da due diverse stazioni: la nuova, destinata al traffico ferroviario con i terminal dell’alta velocità e dei treni a lunga percorrenza; la vecchia, che ospita gli uffici di RENFE e un centro commerciale e ricreativo con un rigoglioso giardino tropicale che contiene 7.000 piante da America, Asia e Australia, ninfee e stagni: una vera e propria jungla nel cuore della metropoli.
Tra le circa 8.000 stazioni indiane che punteggiano una delle più estese reti ferroviarie del mondo, Chhatrapati Shivaji Terminus di Mumbai è probabilmente la più bella e famosa nonché la più frequentata del paese. Tra guglie, fregi, colonne corinzie, sculture neoclassiche, archi e decori, l’imponente edificio dove scorre una vita inarrestabile è uno dei migliori esempi di architettura in stile gotico vittoriano, contaminato da elementi moghul.
L’edificio in stile neo-classico, ampiamente decorato nel fronte sul Bosforo da meticolosi scalpellini tedeschi e italiani, era il simbolo della “porta” che si apriva sulle meraviglie dell’Oriente, rendendo possibili nuovi viaggi nel Continente grazie alle tecnologie moderne. Dopo decenni di attività frenetica e un periodo di chiusura, oggi la struttura è sottoutilizzata e vi si coglie un’atmosfera di abbandono, nonché la nostalgia di un passato glorioso che non è più.
L’edificio, un tempo nodo ferroviario principale per la capitale e per tutti gli stati federali malesi, oggi sostituita dalla nuova stazione centrale KL Sentral, è un’antologia di elementi tipologici e costruttivi tra lo stile moghul-moresco e il coloniale, costruita secondo le specifiche delle ferrovie britanniche che prevedevano – in modo un po’ surreale e improbabile per la latitudine - il dimensionamento del tetto in ferro per sostenere il peso di un metro di neve.
Iconica Stazione ferroviaria di New York, spesso immortalata in pellicole cinematografiche, il compesso con circa 500.000 visitatori al giorno è l’emblema della metropoli più nevralgica e dinamica, un crocevia multiculturale di pendolari e turisti in corsa per il treno o persi tra negozi, ristoranti e caffè come in un vero e proprio “salotto urbano”. Il più grande terminal al mondo, l’opera è caratterizzata da un’architettura in stile Beaux -Arts maestosa ed elegante, tra decori, marmi preziosi, il celebre orologio a quattro facce e la volta stellata della hall.
La stazione, oggi ancora in funzione come terminale di tre linee della compagnia ferroviaria nazionale che collegano la città con lo Swaziland, il Sud Africa e lo Zimbabwe, è un imponente edificio dal sapore coloniale con cupole, porticati e capitelli, un po’ distonico rispetto ai tratti della città africana.
La stazione della linea circolare Kol'cevaja della metropolitana di Mosca è un grandioso edificio con un opulento soffitto giallo chiaro in stile barocco, sostenuto da 68 colonne di marmo bianco ottagonali con capitelli ionici, che raffigura - tra mosaici e motivi floreali - temi patriottici e celebrativi delle battaglie storiche per l’indipendenza del paese dagli invasori.
Costruita originariamente nel 1898, la principale stazione di Kanazawa nonché la più trafficata della regione di Hokuriku deve la sua immagine attuale all’importante intervento di ristrutturazione del 2005. Il mastodontico edificio è un’efficace sintesi tra le due anime del Giappone, quella tradizionale e quella avveniristica: la grande porta d’ingresso in legno decorato situata ad est, Tsuzumi-mon, che reinterpreta in chiave contemporanea un torii, il tipico portone dei santuari giapponesi, si interfaccia con il volume mastodontico e al contempo leggero in vetro e acciaio che si estende fino a coprire l’intera stazione e sotto cui sorgono piazze e giardini d’acqua.
Affacciata sulle rive del fiume Mosa, la stazione ferroviaria di Liegi – Gare Guillemins è la più grande d’Europa: una cattedrale profana di acciaio dove domina l’uso diffuso di vetro e mattoni in vetro-cemento che conferiscono un carattere imponente ma al contempo leggero alla struttura. La luce, che filtra diffusamente, è un elemento strutturante delle progettazione e risponde a ragioni espressive - grazie ai vibranti chiaroscuri che si creano sulle superfici - e funzionali, favorendo l’idea di un luogo accogliente e facilmente percorribile, per nulla intimidatorio nei confronti dei visitatori.
Hungerburgbahn è l’approdo della linea funicolare che collega le stazioni di Congress Center Station nel centro storico di Innsbruck e le due stazioni intermedie (Loewenhaus e Alpenzoo) – tutte su progetto di Zaha Hadid - con la catena montuosa Nordkette. In mezzo al panorama mozzafiato delle Alpi, l’edificio si staglia come un’imponente scultura dalle geometrie fluide, con un basamento in cemento su cui galleggia la leggera copertura. L’opera è stata concepita con tecnologie innovative, tra cui lo sviluppo di un nuovo sistema di inclinazione idraulica dei vagoni.
La stazione ferroviaria Mediopadana, unica fermata della linea dell’Alta Velocità nella tratta Milano-Bologna, ha un ruolo di importanza strategica nel sistema della mobilità regionale, nazionale ed internazionale. Con il suo gigantesco volume a onde, composto da 19 moduli costituiti da una successione serrata di portali d’acciaio sfalsati e distanziati a creare un effetto di accentuato dinamismo, è un landmark che si staglia vigorosamente nel piatto skyline della Pianura Padana e, in coerenza con la sua vocazione funzionale e un po’ futurista, si percepisce al meglio da una prospettiva in movimento.
In equilibrio tra suggestive forme zoomorfe e tecnologie innovative l’opera, che ricorda un uccello preistorico che sta per librarsi in volo, è uno dei più grandi centri di trasporto intermodale della città, progettato per mettere in connessione treni, 11 linee della metropolitana, il terminal dei traghetti, il complesso del World Trade Centre e la piazza del memoriale dell’11 settembre. Le due grandi ali di acciaio alte circa 50 metri da terra convergono in una lama traslucida situata in copertura – reinterpretazione contemporanea dell’Oculus del Pantheon - da cui filtra la luce zenitale che si riverbera sulle superfici immacolate in marmo, creando un’atmosfera vibrante e diafana.
Se le stazioni sono i luoghi delle infinite possibilità che si nascondono dietro ad un viaggio – fisico e mentale – quella di King’s Cross nel quartiere di Camden, un tempo malfamata e degradata e oggi risorta grazie a importanti interventi di recupero – è letteralmente un varco verso una nuova dimensione: qui – non per i “babbani” ma per i fortunati che lo sanno vedere - c’è il binario 9 ¾ , da cui saltare sull’Hogwarts Express che porta a un mondo magico tra alambicchi e bacchette magiche, a scoprire le proprie potenzialità “straordinarie” e insospettabili.