La Butte Rouge rappresenta un eccezionale esempio di patrimonio urbano, architettonico e paesaggistico del Novecento a Parigi. Rriconosciuto a livello internazionale, è giunto fino a noi pressoché integro, nonostante oggi necessiti di un intervento di restauro. È possibile una riabilitazione che rispetti le qualità architettoniche e paesaggistiche della Città Giardino, nonché la sua dimensione sociale, associata ad un attento programma di gestione? Apparentemente no.
Il patrimonio paesaggistico e alberato del comprensorio gli conferisce un carattere originale che deve essere preservato e che sarebbe irrimediabilmente distrutto dalla proposta di modifica del piano urbanistico.
La città giardino La Butte Rouge di Parigi minacciata dal real estate
Il patrimonio architettonico e paesaggistico del quartiere parigino novecentesco è rischio non solo per la mancanza di restauro, ma anche per nuovi progetti speculativi, che inciderebbero notevolmente sulla dimensione sociale della zona.
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- Bernadette Blanchon, Alexandre Sirvin
- 28 gennaio 2021
- Parigi, Francia
La Butte Rouge è una delle circa 15 città-giardino costruite dal Seine OPHBM (l’ufficio pubblico per le case popolari) nella periferia di Parigi per ospitare la popolazione operaia. Ispirate alle teorie delle città-giardino promosse da Ebenezer Howard nell’Inghilterra di inizio ‘900, le iniziative del Seine OPHBM erano una risposta a prezzi accessibili alla carenza e all’insalubrità degli alloggi nell’area parigina. A Châtenay-Malabry, la città giardino fu progettata e costruita da un team di architetti – Joseph Bassompierre, Paul de Rutté e André Arfvidson, poi sostituito da Paul Sirvin – e un architetto del paesaggio, André Riousse. La costruzione fu intrapresa in sette fasi tra il 1931 e il 1965. Questo insieme unico ed eccezionale comprende 3.900 abitazioni immerse in 70 ettari di spazio verde, un connubio perfetto tra riforma sociale e innovazione architettonica. È un modello urbano riconosciuto a livello internazionale sia in termini di architettura e paesaggio, sia in termini di sociali ed economici. Il progetto di speculazione immobiliare dell’ex sindaco di Parigi George Siffredi (direttore del programma di sviluppo urbanistico del business district La Défense) prevede la demolizione di 15 edifici, cioè l’85% del patrimonio abitativo esistente (2.800 abitazioni), cancellando così uno dei primi esempi di città-giardino in Francia. Non un quartiere, bensì un’intera città. Gli edifici, che sarebbero facilmente ristrutturabili così come è stato fatto fin dagli anni ’20, saranno demoliti con il pretesto di essere vecchi e insicuri.
Il programma di demolizione-ricostruzione, con ispessimento e innalzamento, distruggerà la coerenza complessiva del quartiere, l’equilibrio tra architettura e paesaggio, e richiederà lo smantellamento del suolo esistente e la perdita di alberi che non possono essere preservati. Porterà a una perdita irreparabile della qualità degli alloggi in questo quartiere.
Questo progetto è in contraddizione con i requisiti attuali in termini di conservazione del clima e dell’ambiente. È obsoleto anche prima della sua realizzazione.
È stata da poco depositata e sottoposta a consultazione pubblica per un mese la variazione del Piano regolatore. 1.400 commenti sono stati pubblicati sul sito web dell’indagine, di cui l’86% sono giudizi sfavorevoli.
Sappiamo che più del 90% degli edifici di una delle prime città giardino verrà distrutto o denaturato. Una massiccia densificazione dell’immagine dei vicini progetti speculativi aboliranno il legame città-natura tanto caro al suo creatore Henri-Sellier e ai suoi architetti.
L’ora è seria e nonostante il sostegno di molti esponenti politici e architetti sembra impossibile classificare il sito e opporsi all’ex sindaco Siffredi, determinato a forzare un progetto di intensificazione massiccia senza alcuna consultazione con gli abitanti. È chiaro che il vero desiderio è negare il valore storico del patrimonio rappresentato da La Butte Rouge a vantaggio di vasti progetti immobiliari speculativi. Questa intelligente modifica del piano urbanistico non è certo di buon auspicio.
A Chatenay-Malabry, l’ex sindaco Siffredi ha presentato per la prima volta il progetto di ristrutturazione della Butte Rouge a un concorso internazionale, ma una volta che il vincitore è stato scelto da una giuria di professionisti, è stato abortito. Il progetto vincitore del concorso dell’architetto Shorter è stato abbandonato senza alcuna spiegazione.
In seguito è stato decretato, in collaborazione con i locatori sociali e promotori immobiliari, un progetto completamente diverso che cancella dalla città un gran numero di edifici ritenuti obsoleti, con la disapprovazione delle associazioni di residenti che da allora litigano con l’ex sindaco al quale rimproverano l’assoluta assenza di consultazione.
La conservazione del sito, voluta da molte associazioni ma anche professionisti della cultura e dell’architettura come Jaques Lang, oltre a salvaguardare il patrimonio promuoverebbe una nozione di eco-quartiere già presente all'epoca della sua edificazione. Per non parlare di tutti quei cittadini a basso reddito che verrebbero allontanati dall'area.
Perché non pensare a una riabilitazione come quella per la città giardino di Suresnes? Altri modelli di città giardino su scala europea, invece, beneficiano della tutela del patrimonio UNESCO, come quella dell'architetto Bruno Taut a Berlino.
Ma il destino della Butte Rouge sarà come quello del Plessis-Robinson? Distrutto per costruire edifici neoclassici, pastiches architettonici che spuntano come funghi nella periferia parigina. Un altro quartiere minacciato dai promotori immobiliari è quello delle Tours Nuages di Emile Aillaud a Nanterre.
Purtroppo non si tratta di una semplice “vestizione” degli edifici come il nuovo progetto per la Butte Rouge vuole farci credere: le dimensioni e le altezze degli edifici modificheranno le strade e il rapporto con la natura circostante. Questa poetica “città” ha i giorni contati. Una secolare città giardino in armonia con la natura che, una volta scomparsa, lascerà il posto all’architettura usa e getta.