Quando si parla di Chicago, ogni architetto non può far altro che pensare immediatamente a due cose: i primi grattacieli della celebre Scuola di Chicago, e le Prairie houses di Frank Lloyd Wright. Tornano così alla memoria nomi come quello di Louis Sullivan, dei fratelli Burnham, o ancora, ricordando Wright, tornano alla mente le immagini della Robie house, con i suoi piani aggettanti, i volumi massicci e gli interni caldi. Di certo Chicago è anche questo, una città americana ricca di storia, dove scoprire e immergersi nelle lobbies di edifici che ci riportano indietro ai Roaring Twenties. Tuttavia, accanto a queste pietre miliari della cultura del progetto, la Windy City permette di avere uno sguardo a 360 gradi sulla costruzione delle città da metà ‘800 ad oggi, lasciando spazio a stratificazioni future.
La guida di Domus a Chicago
Famosa per la sua vita dinamica, la Windy City è una meta imperdibile per chiunque ami l’architettura, e un saggio di storia delle città moderne dall’art déco ad oggi.
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- Kevin Santus
- 20 giugno 2023
In questa prospettiva, abbiamo raccolto 10 architetture capaci di ripercorrere l’intera evoluzione di Chicago. A partire dal secolo scorso, con le opere di Wright, maestro indiscusso che ha segnato il panorama americano, per passare a Mies, che racconta gli apici del Moderno. Da qui si passa così ad architetture forse meno celebri, ma che riescono a cogliere lo spirito di un’epoca: besta pensare al postmoderno del James Thomson Center, o al decostruttivismo nel teatro flamboyant di Gehry. La guida compone così un itinerario unico ed eterogeneo all’interno della città, dove immergersi tra alcuni dei progetti che svelano il mosaico di Chicago. Qui grattacieli, parchi costellati d’arte, spazi istituzionali e commerciali raccontano una composizione di stili ed epoche che si mescolano esercitando un fascino non ripetibile in nessun altro luogo.
Millennium Park è il parco pubblico e cuore pulsate di Downtown. Il progetto costruisce un nuovo suolo, coprendo il grande parcheggio che occupava l’area, facendo dell’area il più grande tetto giardino al mondo. Qui, il nuovo parco si è arricchito con un “giardino nel giardino” progettato da Gustafson Guthrie Nichol and Piet Oudolf dove specie autoctone ricostruiscono tasselli di paesaggio americano. Di fronte a questo, il Pritzker Pavilion, a nome della famiglia che sostiene il prestigioso premio d’architettura, propone le forme sfrangiate e complesse disegnate da Frank O. Gehry. Infine, tra paesaggio e architettura, trovano spazio opere d’arte che sono già entrate nell’immaginario stesso della città. Ne sono esempio il Cloud Gate di Anish Kapoor e la Crown Fountain di Jaume Plensa, dove due volumi alti 15 metri si ergono nel mezzo di una vasca in granito, diventando una fontana e una scultura-video insieme.
Un viaggio nella Chicago del Moderno non può che portare la firma di Mies.
Tra i tanti edifici moderni che costellano la città, a sud di Downtown, è possibile riconoscere la firma dell’architetto nell’intero assetto urbano disegnato per l’Illinois Institute of Technology (IIT). Qui Mies ha ridisegnato il masterplan del campus, progettando molti degli edifici che ancora oggi possiamo osservare. La Crown hall ne è senza dubbio l’espressione più raffinata.
Un ambiente continuo che fluttua all’interno del campus/parco, accessibile attraverso le scalinate in travertino, che scenograficamente configurano un podio per l’architettura. La sua descrizione migliore non poteva che provenire infatti dalle parole di Mies stesso: “Ogni qualvolta la tecnologia raggiunge il suo reale compimento, essa trascende nell’architettura. È vero che l’architettura dipende dai fatti, ma il suo reale campo di attività è il territorio del significato”.
Foto di Nigel Young
Lo store della Apple su Michigan Avenue è un’architettura leggera, che quasi scompare riconnettendo il livello della città con il fiume.
Collocato di fronte allo storico edificio del Chicago Tribune, lo store acquisisce una spiccata valenza urbana, inserendo una scalinata che costituisce non solo l’elemento di connessione tra parte alta e bassa dello store, ma anche tra spazio pubblico e interno del negozio.
Questo fluisce così verso l’esterno, grazie al perimetro interamente vetrato, dagli angoli smussati, che permette di traguardare lo sguardo in ogni direzione. L’architettura si fa così gesto leggero, coronato da una copertura sottile che quasi scompare.
Come lo descrisse il critico Franz Schulze, il complesso del Federal Center mostra “Una presenza urbana monumentale”. Il progetto prende forma grazie a tre volumi principali: due lame che descrivono un sipario urbano, ed un corpo basso. Questo, in una città densa di grattacieli, genera una vera e propria inversione di senso, dove riesce a spiccare nella trama urbana proprio nel suo rimanere elemento orizzontale.
Infine, quarto elemento di questo frammento di città, è il grande vuoto disegnato tra i volumi: una piazza del moderno, in cui il rosso acceso della statua Flamingo, dell’artista americano Alexander Calder, contrasta con il colore degli edifici miesiani.
Il Rookery building è un tesoro nascosto tra le vie di Chicago. Il progetto dell’edificio risale al 1888, a firma di Daniel Burnham & John Root. Le facciate esterne mostrano gli esperimenti di fine Ottocento della Scuola di Chicago, dove troviamo una ricerca rispetto l’uso di decorazioni storiciste su un edificio per uffici. L’architettura si eleva cercando uno sviluppo in altezza, in una sovrapposizioni di registri e ritmi architettonici. Ma la vera gemma nascosta, forse, si trova una volta entrati. Infatti, ci si ritrova in uno spazio inaspettatamente luminoso e ampio, illuminato da un’elaborata vetrata che nasconde l’atrio interno dell’edificio. Ci si imbatte così in quello che è l’unico progetto in centro città di Frank Lloyd Wright, chiamato a operare un rinnovamento degli spazi interni nel 1907: per ripensare gli spazi della lobby d’ingresso, il celebre architetto inserì le finiture in marmo bianco di Carrara e ridisegnò le scalinate ai piani superiori, donando all'edificio una nuova modernità.
Progetto più emblematico di Wright nel suo periodo Prairie (la ricerca di uno stile nordamericano, che recepisse la dimensione prettamente umana delle Arts and Crafts) , la Robie house non è solo una delle opere più importanti del Maestro americano, ma anche un modello che dal 1910 in avanti, anno del suo completamento, ha influenzato la costruzione delle case dei sobborghi statunitensi e non solo.
Le ampie coperture aggettanti, dal profilo scuro, disegnano l’orizzontalità della casa che pare ancorarsi al terreno. Il materiale è utilizzato come elemento che disegna e sottolinea i volumi della casa, tracciandone forme e bucature. All’interno, Wright disegna e dispone ogni elemento dell’architettura e dell’arredo, e lo spazio del soggiorno, con il massiccio camino, diventa fulcro dell’architettura e del suo senso domestico.
Tra i vari spazi pubblici che caratterizzano la vita della Windy city, il Riverwalk di Downtown non è solo un punto di aggregazione, ma un progetto che ha saputo modificare la vitalità del centro città, facendo del fiume un nuovo punto di interesse.
Caratterizzato da una sequenza di spazi pubblici, il Riverwalk riconnette il fiume al livello della città, che oggi si trova su un piano rialzato. Il lungo camminamento genera così spazio per diverse stanze con diverse funzioni e forme, dal teatro all’aperto alla rinaturalizzazione delle rive, fino a punti in cui poter immergersi in kayak. Dal fiume al lago, Chicago vede nell’acqua un elemento ricorrente, dove spazi pubblici, persone, e infrastrutture si intrecciano dinamicamente.
A metà degli anni ’80, l’architetto Helmut Jahn progetta un nuovo edificio governativo per lo stato dell’Illinois. In pieno stile post-moderno, dall’esterno l’architettura pare essere un ufo atterrato nel loop di Chicago, con la sua forma che rompe la rigida griglia modernista degli edifici che lo circondano.
Entrando, uno spazio avvolgente e a tutta altezza sorprende il fruitore: una grande lobby mostra l'intera altezza dei 13 piani, e lo spazio è inondato da luce zenitale. Su un fronte semicircolare, i vari piani e scalinate si rivelano mettendo in scena ed esponendo gli spazi governativi. L’architettura si fa così manifesto di un’idea politica, nonché teatro di continui flussi di persone che animano il grande spazio.
Infine, il colore rosso degli elementi strutturali interni e il bluastro dei vetri descrivono l’identità unica di questo caposaldo del post-moderno americano.
Il sobborgo di Oak Park è senza dubbio ricordato per ospitare la maggior parte delle Prairie house di Frank Lloyd Wright. Tuttavia, nello stesso quartiere è possibile apprezzare uno dei capolavori del Maestro, che lui stesso definì come “il mio contributo all’architettura moderna”, ovvero lo Unity Temple.
L’architettura sembra chiudersi sul fronte strada, dove le facciate austere e massicce in cemento rivelano una grana del materiale porosa e minerale. Il fruitore deve così camminare attorno all’edificio, scoprendone le forme, per arrivare al suo ingresso laterale. Qui uno spazio basso introduce al santuario dove una luce calda scende dai lucernari cassettonati e dalle finestrature poste sulla sommità delle pareti. Wright gioca così con compressioni e decompressioni spaziali, aumentando la drammaticità dell’esperienza architettonica.
La Chicago moderna vede lo sviluppo dei suoi grattacieli sul versante ovest di Lake Shore Drive: lungo quella che è una delle arterie principali della città, Mies van der Rohe realizza tra il 1949 e il 1951 due grattacieli iconici che ancora oggi riescono a trasmettere la sua poetica.
Mies si riferiva alle due torri per appartamenti come ad un’estetica di “pelle ed ossa”, nel loro essere semplici e austere, nel mostrare la struttura in acciaio esterna che ritma il gioco in facciata, ed un nucleo isolato interno. Le due torri si dispongono ad angolo retto e si aprono verso il lago Michigan, ergendosi su un sottile basamento che riesce a isolare l’architettura e farla fluttuare su un piano ideale: si intreccia così un legame con strada e paesaggio e, al contempo, tra i due edifici stessi, attraverso una passerella di collegamento.
Nel campus progettato da Mies van der Rohe, a ridosso della cosiddetta “L”, la linea metropolitana sopraelevata della città, nel 2003 è stato inaugurato un nuovo edificio. Ibridando edificio e infrastruttura, lo studio olandese Oma guidato da Rem Koolhaas ha progettato un edificio capace di ricucire i brani di campus divisi dalla linea metropolitana, avvolgendola al contempo dentro un elemento architettonico.
In contrasto con il rigore del Moderno, l’edificio principale si piega, si spezza, si inserisce al di sotto dell’infrastruttura, in una serie continua di ritmi e colori. Un’architettura grafica che riesce però a rendere omaggio all’iconografia di Mies.
Al di sopra dell’edificio, a circondare i binari della “L” un volume in acciaio a sezione ellittica, che scherma dai rumori del treno creando uno scenario in movimento per chiunque viaggi e arrivi all’IIT.
Uno dei più recenti grattacieli arrivati a ridisegnare il riverfront è il St. Regis Chicago (conosciuto da tutti con il suo precedente nome “Vista tower”). Progettato da Jeanne Gang, una delle architette di punta sulla scena americana, l’edificio si compone di tre volumi che salgono in un susseguirsi di tronchi di piramide, facendo vibrare la facciata che, soprattutto durante il tramonto, si colora e prende vita.
I tre corpi, con altezze differenti, disegnano un movimento crescente che riesce a proporzionarsi con il suo contesto, imponendosi al contempo sulla scenografia del fiume Chicago.
Completato nel 1967, Marina City si compone di due edifici a torre, che definiscono uno dei landmark più riconoscibili lungo il fiume nel cuore di Downtown. Lo sviluppo planimetrico circolare delle due torri è arricchito da una serie di archi di cerchio che conferiscono il carattere principale all’opera. In questi spazi, in maniera variabile, è possibile ritrovare dei balconi o delle porzioni aggettanti degli appartamenti. Conosciute da tutti come corncob tower per la loro forma vagamente simile a quella di pannocchie di mais, le due torri hanno il basamento adibito a parcheggi, mentre i piani superiori ospitano le residenze e una serie di funzioni che permettono a questo complesso d’essere considerato una città nella città.