La casa che Maltzan ha progettato per Michael Ovitz, leggenda di Hollywood

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1068, maggio 2022.

La sfida era inusuale: come costruire una casa al mare nella zona di Los Angeles per “l’uomo che ha tutto”, compresa una sontuosa residenza zeppa di opere d’arte a poche miglia di distanza, una villa che, guarda caso, hai progettato proprio tu? Il cliente è Michael Ovitz, un leggendario agente e manager degli studi di Hollywood, nonché collezionista e mecenate delle arti. L’architetto è Michael Maltzan, che ha progettato la vicina villa di Ovitz a Beverly Hills e che, nel 2020, ha completato la sua casa di quasi 1.000 m2 a Malibu. 

“Volevo la Glass House di Philip Johnson sulla spiaggia”, ha detto Ovitz in un’intervista. Maltzan gli ha dato molto di più. Sviluppata su due piani, Broad Beach Residence si affaccia sulla strada con un volume beige largo 50 m che costituisce il plinto dell’ampio piano superiore triangolare aperto, come le due camere da letto padronali, verso l’Oceano Pacifico. Il piano inferiore ospita le camere da letto per gli ospiti e una generosa quantità di spazio raffrescato dall’oceano, tra cui una piscina d’ordinanza, corti per intrattenere gli ospiti e pranzare, e un campo da basket. 

Molte delle pareti intonacate sono ornate con dipinti murali di Sol LeWitt: alcuni accompagnano i visitatori attraverso l’ingresso, mentre altri decorano gli ambienti al livello inferiore che danno sulla spiaggia. “Le opere di LeWitt sono una parte importante dell’esperienza complessiva e dell’estetica della casa”, afferma Maltzan, “appartengono alla tradizione del murale di grandi dimensioni, sia in senso moderno sia più classico, ovvero come elementi che definiscono gli spazi interni”. L’effetto è quello di una Glass House potenziata. “Penso che abbiamo spinto l’idea della Glass House in un’altra direzione”, continua. 

“Broad Beach è una giustapposizione dell’idea modernista della vita completamente trasparente e smaterializzata tra interno ed esterno, che si vive nel volume che dà sulla spiaggia, e dell’idea molto più contemporanea di un’abitazione finemente calibrata, che troviamo al primo piano. Lì, la trasparenza lascia il posto all’opacità della forma pesante e protetta, adagiata sopra alle due scatole di vetro. Questa dualità sfida l’ideale modernista”.

Maltzan ha anche progettato quattro complessi per lo Skid Row Housing Trust, un ente non profit che sostiene la numerosa popolazione di senzatetto a Los Angeles. Tra questi c’è Carver Apartments, caratterizzato da un’armatura di pinne di lamiera che si innalzano per sei piani attraverso la sua corte interna. “Generano un movimento visivo dinamico mentre ci si muove”, precisa. “Si viene colti di sorpresa. È un genere di dispositivo ottico che ha certamente un rapporto reale con le opere di LeWitt della Broad Beach Residence”. 

Alla domanda su quali letture possa condividere questa casa a Malibu con altri progetti, Maltzan puntualizza: “L’aspetto inventivo di questo progetto risiede nell’uso di un materiale standard come l’intonaco a stucco, che è generalmente poco costoso e onnipresente nella California meridionale. Ho utilizzato questa tecnica tradizionale in molti dei nostri progetti residenziali, sono affascinato dal suo enorme potenziale. Nella Broad Beach Residence, per esempio, mi piace il modo in cui cattura la luce, come può essere usato per così tante parti diverse dell’edificio: genera una forma fortemente scultorea”. 

Nel film del Canadian Centre for Architecture What It Takes to Make a Home, Maltzan e l’architetto viennese Alexander Hagner rispondono alla domanda: “Esiste una pratica architettonica per i plutocrati e un’architettura diversa per il resto del mondo?” Maltzan sostiene di no. “Sto cercando di dimostrare che in tutti i tipi progetto può trovare posto un altissimo grado di ambizione architettonica”, afferma. “Certo, mentre le situazioni individuali differiscono da persona a persona, molte delle ambizioni di base nelle vite di individui diversi sono spesso molto simili: le loro speranze, i loro obiettivi, le loro paure e le loro ansie. L’architettura, per sua natura, non fa discriminazioni”.