Maria Chiara Pastore, classe 1980, PhD al Politecnico di Milano, è un’architetta che ha sempre seguito questioni riguardanti lo sviluppo della città, attraverso diverse attività di ricerca. È stata commissario straordinario Sisma 2016, lavora al fianco di Stefano Boeri nella ricerca sull’Urban Forestry, e ha appena pubblicato per Routledgeil libro Re-interpreting the Relationship Between Water and Urban Planning: the Case of Dar es Salaam.
La relazione tra acqua e pianificazione è alla base dell’Africa del futuro
Intervista a Maria Chiara Pastore: l’acqua è tanto vitale per le nostre città, quanto potenzialmente distruttiva; deve diventare elemento strutturale della pianificazione.
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- Maria Cristina Didero
- 15 novembre 2018
Dar es Salaam
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Maria Chiara Pastore, Re-interpreting the Relationship Between Water and Urban Planning: The Case of Dar es Salaam, Routledge, 2018.
Maria Chiara Pastore
Da quando hai iniziato a occuparti di Africa e com’è nato questo tuo interesse?
Ho iniziato studiare e a lavorare sulle le città africane circa 10 anni fa, scegliendo l’Africa Subsahariana perché volevo analizzare tutte quelle metropoli che gestivano la distribuzione e raccolta delle acque in maniera differente dal mondo occidentalizzato che, dalla Rivoluzione Industriale, è completamente “piped”, ovvero connesso attraverso infrastrutture che trasportano l’acqua.
Le azioni legate al quotidiano – come lavarsi i denti, usare la lavatrice e cucinare – danno per scontato un complesso e intricato sistema di tubi che collega i nostri rubinetti a infrastrutture remote e nascoste.
Ma cosa succede in quei luoghi urbani in rapida crescita, dove abitano milioni di persone e dove c’è ancora compresenza tra sistemi “piped” e quelli puntuali (pozzi, latrine non connesse alle fognature, serbatoi di distribuzione dell’acqua)? Dal 1990 al 2015, nelle città africane, le persone che sono servite da un sistema “piped” è diminuito (dal 43 al 33%, fonte UNICEF e WHO, 2015) mentre sono aumentate altre tipologie di sistemi (forme di condivisione o sistemi distribuiti, come pozzi e serbatoi). L’Africa Subsahariana, e in particolare Dar es Salaam, mi sono sembrate il luogo adatto per indagare questa relazione e sovrapposizione. Nell’anno in cui sono stata a Dar es Salaam, un gruppo di professionisti stava lavorando al nuovo master plan della città e questa mi è parsa un’occasione imperdibile.
La tua prima considerazione sulla situazione di Dar es Salaam.
Dar es Salaam mostra in maniera evidente il rapporto complesso che intercorre tra acqua e pianificazione. La città oggi ospita oltre 5 milioni di persone e il 90% usa sistemi di base come latrine. Questo ha ricadute enormi sulla salute e sulla condizione ambientale della città. L’acqua filtrata, con le piogge tracima, le persone si ammalano: di colera, diarrea, malaria. Tra l’altro, Dar es Salaam è un arcipelago di città. I quartieri sono diversissimi tra loro, per densità di popolazione, materiali usati, orografia, preesistenze coloniali e per una presenza di sistemi naturali molto diversi. Pensare di dotare oggi una metropoli di sistemi di distribuzione dell’acqua convenzionali è una sfida importante, che ha un ciclo temporale a lungo termine, un dispendio finanziario enorme, e forse non sarebbe nemmeno la soluzione ottimale.
Quali sono le prospettive future per questa terra e come è possibile apportare concreti e sostanziali, seppur lenti, cambiamenti?
Credo che Dar es Salaam ci mostri almeno tre punti di vista, che possono essere utili alla riflessione tra acqua e pianificazione: lo sviluppo delle città africane passa sicuramente attraverso lo sviluppo delle sue infrastrutture, ma il modello deve necessariamente tenere in conto la realtà di partenza. Non è solo l’80% della città a essere costruita informalmente, lo sono anche i suoi sistemi di distribuzione e raccolta delle acque. In secondo luogo, dobbiamo fare uno sforzo nel considerare i sistemi “piped” e “distribuiti” come sistemi tecnologici validi e coesistenti. Il rapporto tra pianificazione e gestione delle risorse deve essere assolutamente un legante. Il terzo punto di vista è la governance. Le città africane sono di fatto gestite privatamente dal punto di vista dell’acqua, considerando che i cittadini sono responsabili della loro fornitura e raccolta delle acque. In un’epoca in cui le accelerazioni e i cambiamenti sono così rapidi da modificare persino l’era geologica (Antropocene), è possibile pensare che i presupposti entro cui ci muoviamo possano essere ripensati. Queste tre considerazioni, messe a sistema, credo possano aprire a nuove idee per la gestione della risorsa idrica.
Dacci una breve definizione della relazione tra acqua e pianificazione urbane, alla luce delle tue ricerche.
Intanto, è veramente auspicabile una relazione tra le due. Una delle questioni nodali riguarda la separazione netta tra le competenze e le discipline. Si considera spesso il problema in maniera molto specifica, senza avere una visione più ampia che, considerato il soggetto acqua, ha moltissimi punti di vista (sanitario, economico, gestionale, per citarne alcuni). A rendere ancor più complessa la situazione, c’è un tema che riguarda la scala a cui si affrontano i problemi. Piani e progetti, che dal punto di vista della disciplina sono già settoriali, hanno confini amministrativi e istituzioni di appartenenza definiti. Il coordinamento tra le parti, è tanto necessario quanto complesso. L’acqua, elemento tanto vitale per le nostre città, quanto potenzialmente distruttivo, deve diventare elemento strutturale della pianificazione.
Il tuo prossimo progetto?
Moltissimi! Stiamo lavorando con gli studenti del Politecnico di Milano, sul tema dello spazio pubblico nella città di Maputo, in Mozambico. Dal 2014 lavoro in Malawi, un progetto di consulenza entusiasmante, finanziato dalla Banca Mondiale, finalizzato alla produzione di linee guida che portino alla costruzione di case e scuole in maniera più sicura, e una ricerca in Africa Subsahariana riguardante i master plan di nuove città, per l’Africa del futuro.
- Re-interpreting the Relationship Between Water and Urban Planning: the Case of Dar es Salaam
- Maria Chiara Pastore
- Routledge
- 192
- 39,24 €
- 2018