La Saracena, a Santa Marinella in provincia di Roma, è una villa di Luigi Moretti (1955-1957). Vive oggi in uno stato di fascinoso abbandono. Nessuno choc: non è questo un articolo di denuncia (sebbene potrebbe, ci sono tutte le carte), ma un commento al reportage realizzato da Emiliano e Lorenzo Landri sullo stato dell'abitazione. Come insegna la filosofia zen, in tutto c'è un aspetto positivo, una luce. « Il mare impone un ritmo a tutto ciò che è disordinato e confuso » sono le parole del poeta Ranier Maria Rilke. Ed esprimono (meglio di chi scrive) l'incanto poetico tra l'unione del mare e il ricordo di un rigore perduto (di cui resta la gravità nella « qualità emotiva della muratura »).
Le ville abbandonate sono un'esperienza estetica che costringe a ripensare al passato. Figuriamoci quelle con la vista sul mare. La Saracena allo stato attuale è un'esperienza a metà tra un confessionale e una seduta dallo psicologo. Di fronte allo stato di abbandono, ritornano alla mente tutte le scelte della vita: perché si è intrapresa una strada e abbandonato un'altra? La Saracena è imbevuta fino al midollo di possibilità. Non sarebbe certamente così se fosse in perfetto stato di consrvazione.
Le forme sono nello stile di Moretti, « di ispirazione michelangiolesca e borrominiana ». Dal mare si spinge verso l'infinito (che prima o poi diventa orizzonte). La discesa a mare si conclude con un cancello, compromesso, realizzato dall'artista americana Claire Falkenstein.
A guardare le immagini del reportage realizzato da Emiliano e Lorenzo Zandri proviamo l'esperieza di chuderci se abbiamo fatto tutto bene nella vita. Se avessimo intrapreso dei percorsi alternativi, oggi che cosa saremmo ? Belli e abbandonati, come la villa.
Elogio dell'abbandono. La Saracena di Moretti è una seduta dallo psicologo
Emiliano e Lorenzo Zandri realizzano un reportage fotografico al giorno d'oggi sulla villa del 1957
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- Olga Mascolo
- 26 ottobre 2017
ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI
(testo di Emiliano e Lorenzo Zandri)
La villa è commissionata da da Francesco Malgieri, giornalista del Corriere della Sera, per la figlia Luciana Pignatelli d'Aragona Cortez)
La villa è guidata nella sua estensione in lunghezza dalla conformazione del lotto, che le conferisce l'assialità principale: da una parte chiusa sulla strada, dall'altra aperta verso il mare, tesa verso la ricerca di un contatto visivo con il paesaggio mediterraneo. La sequenza di spazialità dinamica si sviluppa in pianta seguendo il ritmo scandito dalla galleria centrale, asse di simmetria distributivo. Alla galleria si accede dalla strada, attraverso un ingresso stretto che si apre in un patio ellittico, il "vestibolo" della villa in cui si percepisce l'intera composizione e l'espressività plastica dell'architettura. Una volta entrati all'interno della casa, a sinistra della galleria si sviluppa la zona notte, articolata su due livelli; a destra invece si distribuisce la zona giorno ed i servizi. Centralmente invece la galleria da una parte suggerisce l'ingresso al giardino esterno e dall'altra conduce alla grande sala finale, in un percorso accompagnato dalla sottile membrana di infissi modulari e da uno spazio circolare che si immette nella strombata linearità della galleria stessa. Dietro di essa, si nasconde uno spazio aperto intimo e riservato, su cui affacciano i servizi.