In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Frederick Kiesler, la mostra “Endless House: Intersection of Art and Architecture” rivela al pubblico disegni e plastici dell’architetto viennese – molti mai esposti – e apre un dialogo sul tema dell’abitazione, mettendo a confronto il lavoro di diversi artisti e architetti dal 1940 a oggi.
Endless House
Partendo da disegni e plastici di Frederick Kiesler, la mostra del MoMA apre un dialogo sul tema dell’abitazione, mettendo a confronto il lavoro di diversi artisti e architetti dal 1940 a oggi.
View Article details
- Diana Carta
- 02 ottobre 2015
- New York
Il progetto Endless House, da cui prende il nome l’esposizione, affronta lo studio del problema dell’abitare che secondo Kiesler non è una semplice funzione fisiologica da soddisfare, ma è piuttosto un’arte di cui bisogna continuamente cercare le regole e capirle. “L’uomo è infatti una complessa entità, biologica, psicologica e sociopolitica che deve riconquistare attraverso la creatività il senso generale e complesso dell’abitare (…)” [1]. È secondo questi principi che le forme fluide e i volumi del suo progetto vengono combinati e congiunti liberamente, alla ricerca di una continuità spaziale che rappresenta proprio l’idea dell’endless space. Lo spazio è dinamico, e scorre all’interno seguendo lo svolgersi dell’azione umana. La distinzione tra il pavimento, muri e soffitto si confonde creando un ambiente flessibile e organico.
I numerosi disegni fatti a mano dall’architetto, seguiti dal plastico originale della Endless House e dalla gigantografia del progetto, raffigurano proprio questo spazio avvolgente, che richiama l’idea di un riparo primitivo, di una grotta o una caverna. Allo stesso tempo rappresentano il gesto simbolico che abbraccia l’idea dell’impossibilità di poter circoscrivere nello spazio e nel tempo un guscio che racchiuda la vita dell’uomo. Quando il progetto fu esposto per la prima volta al MoMA nel 1960, in occasione della mostra “Visionary Architecture”, era già certa l’irrealizzabilità dell’opera, infatti l’architetto non poté mai vedere costruita la sua idea. Nonostante ciò l’Endless House è considerato uno dei più originali progetti del ventesimo secolo [2] e il suo contributo alla storia dell’architettura travalica largamente il campo disciplinare.
L’atmosfera dello spazio espositivo allestito al terzo piano del MoMA è caratterizzata proprio da questa componente sperimentale. Riuniti in una singola sala si trovano a confronto numerosi progetti diversi tra loro, attraverso i quali il singolo architetto o artista ha cercato di dare una propria risposta, seppur in contesti e periodi storici diversi, alla problematica dell’abitare. Sono esposti disegni, fotografie, plastici, installazioni, e filmati che dimostrano la volontà di voler indirizzare la disciplina architettonica verso nuove direzioni.
Il progetto Wing House in Helsinki dello studio Asymptote Architecture richiama un processo di progettazione nel quale gli spazi si evolvono attraverso forme organiche. Allo stesso modo la Simulated Dwellig for a Family of Five di David Jacob utilizza superfici curve per descrivere la fluida sequenza degli ambienti del vivere quotidiano. In relazione a questa idea di continuità spaziale, due dei progetti esposti si ispirano al nastro di Möbius per interconnettere gli spazi interni dell’edificio. Nel caso della Möbius House di UN Studio, questi sono domestici; mentre nel progetto Max Reinhardt House di Peter Eisenman sono pubblici.
La continuità spaziale di cui parla Kiesler comprende anche il discorso del rapporto tra spazio interno ed esterno dell’edificio e in quest’ottica l’architettura si dilata fino a comprendere sia l’ambiente costruito che il paesaggio, visti entrambi come opera di trasformazione dell’uomo [3]. Il plastico della Slow House di Diller Scofidio e Renfro, esposto tra i vari altri progetti, mostra chiaramente la forte connessione tra l’edificio e il paesaggio. La forma curva dell’impianto planimetrico segue la conformazione territoriale del sito e lo spazio interno si dilata verso una grande vetrata a doppia altezza che inquadra la vista esterna. Un altro progetto che esprime chiaramente l’idea del rapporto tra architettura e paesaggio è la Farnsworth House di Ludwig Mies van der Rohe che sorretta, come è noto, da otto colonne in acciaio, fluttua nel paesaggio circostante immergendo totalmente l’abitante nell’ambiente naturale nel quale è costruita.
Sono ancora numerosi i progetti esposti e spesso la sperimentazione architettonica, come si percepisce dalla mostra, avviene attraverso differenti campi artistici. La Casa para el Poema del Ángulo Recto dell’architetto cileno Smiljan Radic è progettata attraverso un percorso guidato da diverse pratiche artistiche, tra le quali il bricolage. Hans Hollein utilizza invece per il progetto della Beach House immagini di parti meccaniche di un motore. La surreale proposta per una casa al mare, qui esposta, è rappresentata attraverso il ritaglio di pagine di riviste. Nel caso di Raimund Abraham, la poesia diventa parte del processo creativo. Numerosi sono i versi in prosa, scritti dall’architetto, che accompagnano i progetti di case e spazi immaginari da lui progettati. Di fianco al plastico della Endless House si trovano i disegni a matita della House without rooms e la stampa della Universal House. Lo stesso Kiesler credeva fermamente nel rapporto tra arti figurative e architettura, affermando la necessità di ritrovare l’originaria unità che le lega nell’arte antica [4]. Il suo lavoro fa crollare così i confini tra arte e architettura, diventando un punto di riferimento per le generazioni successive.
© riproduzione riservata
Note
1. F. Kiesler, Pseudo Functional in Modern Architecture, in “Partisan Review”, luglio 1949, p. 733.
2. F. Kiesler, “The Art of Architecture for Art”, Art News, 56 (October 1957), p. 41.
3. M. Bottero, “Frederick Kiesler, Arte Architettura Ambiente”, 1996, p. 18.
4. M. Bottero, “Frederick Kiesler, Arte Architettura Ambiente”, 1996, p. 22.
fino al 6 marzo 2016
The Endless House
MoMA, New York